Non i giorni del Giro dei Piccoli. Alla scoperta del Randonnée dei Simbruini con Alberto Sciamplicotti
E stai lì, nei giorni del Tor des Geants, a sognare di correre per montagne e valli in quella che è la gara simbolo di un modo di andare sui sentieri, di quell’andare che è fisico quanto mentale e dove sempre grande è la scoperta di come possono essere vissuti i limiti che la natura ha imposto.
Ripensi ai tanti modi che conosci per percorrere le montagne e i sentieri, quelli segnati e quelli invece inventati dai pensieri della mente: le linee sulle rocce verticali, quelle effimere tracciate sulla neve con gli sci o lasciate delle piccozze e dai ramponi sul ghiaccio, quelle seguite alle ruote grasse di una bici, quelle fatte invece lasciando le impronte di uno scarpone.
Pensi che forse che il modo veloce, fatto correndo, di percorrere sentieri, valli e montagne, senza lasciare traccia se non quella del tuo sudore, al contrario di quello che potrebbe sembrare, non è necessariamente il meno riflessivo, quello con meno potenzialità di osservare il mondo che attraversi.
Forse, al contrario, è quello che a te permette di entrare più in sintonia con le rocce, la terra, gli alberi, con quel mondo così lontano da quello di città dove ogni giorno si dipana la tua vita. Il tempo che scorre, ritmato solo dal battito affrettato del cuore e dal sibilo del respiro, in questo andare veloce sembra infatti quasi dilatarsi, giungere a scansioni differenti trasformando secondi in minuti, minuti in ore e ore in giorni. Così, non sei più tu ad attraversare quanto ti circonda, ma è tutto quanto a entrare in te trasportato dal motore delle emozioni. Qualcosa che riesce a unire anima, mente e cuore a quel territorio che scorre sotto i tuoi passi.
Il Tor des Geants, il Giro dei Giganti, lo hai seguito attraverso i post e le notizie che arrivavano. Sei lontano da quelle montagne e da quei sentieri. Eppure, sai, al di là di ogni ragionevole dubbio, che le emozioni provate dai vincitori di questa gara sono assolutamente sovrapponibili a quelle dell’ultimo arrivato a tagliare il traguardo a Courmayeur ma anche uguali a quelle che provi correndo su quei sentieri che ti sono invece familiari per vicinanza.
Per questo, insieme a un tuo amico, siete partiti da un paese, conosciuto più che altro per i monasteri benedettini, seguendo una traccia di cui un altro amico ti aveva fatto dono. Un regalo fatto pensando che le emozioni per essere vere devono essere anche condivise. Ma se per il tuo amico si era trattato però di unire, come quel tratto che lega i puntini fino a formare un disegno, itinerari perfettamente conosciuti fondendo le cime e i punti più salienti dei Monti Simbruini, per te e il tuo compagno si è trattato invece di immergervi in un territorio di cui avevate solo una idea, come un puzzle cui mancavano diversi pezzi.
Avete così costruito la vostra piccola avventura piena di incognite correndo e camminando e provando a seguire quella linea che disegnata su una mappa si chiuderebbe come un anello riportandovi alla partenza. Secondi divenuti minuti. Minuti diventati ore. Con il fruscio del vento fra le foglie degli alberi. Con le ore passate correndo nel buio della notte rischiarate solo da una lampada fissata sulla fronte. Con il riflesso verde degli occhi di una volpe che si è allontanata al vostro passaggio. Con la groppa di un cervo intravista sul bordo della strada. Con la fatica che bruciava nei muscoli delle gambe. Con il sudore che scendeva sul viso. Con la felicità di essere lì a vivere tutto questo. Non il Giro dei Giganti, ma certo nemmeno quello dei Piccoli.
Randonnée dei Simbruini
Il tragitto su cui abbiamo giocato al “Trail Autogestito”, non di certo un’impresa ma solo – per l’appunto – un gioco, e di cui abbiamo effettuato all’incirca la metà, è un percorso che attraversa la catena dei Monti Simbruini in Appennino, catena montuosa situata al confine fra Lazio e Abruzzo e dove esiste il Parco Naturale Regionale omonimo. Il toponimo Simbruini deriva dal latino sub imbribus (sotto le piogge) proprio a indicare la grande quantità di acqua presente in questo territorio. Da qui partono infatti importanti acquedotti che fin dall’antichità romana portano acqua a Roma.
Il percorso della Randonnée dei Simbruini, disegnato da Paolo Maschietti del Gruppo Trail Monti Simbruini, partendo a Subiaco unisce tutte le vette più importanti del gruppo unendole al Monte Viglio e a Monte Crepacuore del vicino gruppo dei Cantari. Un percorso di circa 125 km e oltre 6300 metri di dislivello di incredibile bellezza e che permette di attraversare zone in cui l’antropizzazione umana è limitata spesso alla pastorizia, all’allevamento e alle piccole coltivazioni. Allo stesso tempo unisce però, con brevi disgressioni, le principali fonti d’acqua dove poter fare rifornimento. E’ stato infatti studiato per poter essere effettuato in completa autonomia.
L’attraversamento di alcune località (il paese di Jenne e quello di Trevi nel Lazio, le località di Campo Catino e Campo Staffi, il paese di Vallepietra, la località di Livata e altre) consente di poter gestire in modo ottimale il peso da portare in uno zaino comunque ridotto al minimo, garantendo la possibilità – oltre che di rifornirsi d’acqua - anche di recuperare strada facendo viveri.
Va da sé che la Randonnée dei Simbruini, a seconda delle capacità, può essere vissuta come un itinerario da percorrere senza soste ma anche suddividendolo in una o due tappe, dove un semplice sacco a pelo o uno da bivacco potranno regalare qualche ora di riposo. Alberto Sciamplicotti ed Eitel Flores ringraziano il Gruppo Trail Monti Simbruini e Paolo Maschietti per il supporto a questo gioco felice.
di Alberto Sciamplicotti
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