Sulle tracce dei grandi viaggiatori a Mani nel Peloponneso in Grecia
Non sono in molti a conoscere il Mani, la regione che occupa la penisola centrale del Peloponneso. Verrebbe da dire per fortuna. Perché questo ha consentito al territorio uno sviluppo del turismo graduale, che non ha stravolto completamente quelle che sono le caratteristiche peculiari di questa zona. Un luogo i cui abitanti si considerano ancor oggi i diretti discendenti degli antichi spartani e che fu l’unico in tutta la Grecia a non subire il dominio turco. Anzi, proprio da qui partì la guerra d’indipendenza che portò alla liberazione dell’intera Grecia dal dominio ottomano. Uno spirito guerresco che è ancora oggi possibile riconoscere nei resti turriti delle antiche cittadine maniote. Ogni paese, ogni frazione, anche la più piccola, è infatti caratterizzata da edifici costruite in pietra a guisa di torre, case fortezze che oltre a proteggere da attacchi provenienti dall’esterno del Mani, erano anche supporto per le faide fra famiglie in guerra fra loro per rivendicazioni di diritti di pascolo o sul territorio. Gente aspra, cresciuta in un ambiente duro, ma pronta ugualmente alla più grande ospitalità.
Il territorio del Mani è molto vario, passa dai ripidi pendii della catena montuosa del Taigeto alle minuscole insenature con piccoli porti nascosti fra le pieghe della costa rocciosa. Un territorio di cui si innamorò Patrick Leigh Fermor, scrittore e viaggiatore britannico, autore di racconti di viaggio e di stupendi libri.
Un viaggio ha tanti intenti: a guidare c'è la voglia di vedere, di scoprire, di intuire, capire cose e persone differenti. C'è la voglia di stupirsi, di immaginare altre vite e altri luoghi, di interrogarsi su quello che è, che sarebbe potuto essere e su quello che invece è stato.
Quello che ha ispirato questo viaggio in Peloponneso, nella regione del Mani, è stata anche la voglia di seguire le orme di Patrick Leigh Fermor, grande narratore della vera arte dell'andare, quella che porta chi la intraprende a non essere un turista ma un vero viaggiatore.
Ho tutti i libri che Fermor ha scritto e sono uno più bello dell'altro. Una volta o l'altra scriverò di più di questo personaggio incredibile. Per il momento dico solo che dopo aver attraversato l'Europa nel 1938 a piedi arrivando fino a Costantinopoli (viaggio di cui raccontò in tre libri), essere stato paracadutato a Creta per organizzare la resistenza contro i nazisti arrivando a rapire il comandante in capo delle truppe tedesche di occupazione, vagò poi per tutta la Grecia amando in particolare la regione del Mani (di cui scrisse in un altro libro) a tal punto da costruirsi una casa in uno dei luoghi più belli di questa zona, a Kardamili. Alla sua morte, nel 2011, lasciò l'edificio allo stato greco perché ne facesse un luogo di studi.
Ognuno ha i suoi miti. Fermor è uno dei miei letterari, ma non il solo. Un'altro è uno scrittore che ha legato anche lui il suo nome all'andare e al viaggiare: Bruce Chatwin, autore di quel memorabile "In Patagonia" ma anche di "Che ci faccio qui?" o "Le vie dei Canti" o dei romanzi "Utz", "La collina nera", "Il viceré di Ouidà".
Non è un caso che i due fossero amici: li legava probabilmente la stessa sensibilità e la stessa voglia di vedere e capire il mondo. Spesso Chatwin venne nel Mani per trovare Fermor e sua moglie Joan innamorandosi inevitabilmente anche lui di questo posto.
In questi giorni ho cercato invano di visitare la casa a Kardamili di Patrick e Joan Fermor. Sono riuscito solo a vederla dal mare, da quella spiaggia stupenda che la costeggia in basso ornata da cipressi, e ad affacciarmi da un muro di cinta per sbirciare dentro.
Il pomeriggio dello stesso giorno poi, accompagnato pazientemente da mio figlio e da mia moglie, abbiamo risalito in auto un'erta strada che conduce per otto chilometri verso le colline che sovrastano Kardamili. Siamo quindi entrati in un piccolo villaggio semi abbandonato e dopo una casa con una macina per l'olio poggiata al muro esterno, abbiamo disceso un sentiero fra muretti a secco e olivi fino a una piccola cappellina con la vista verso il golfo sottostante. Il posto era selvaggio, l'erba incolta, gli alberi dalle fronde che chiudevano lo spazio verso il cielo. Abbiamo quindi cercato un grande noce. Quello dove Patrick Leigh Felmor scavò alla sua base per seppellire l'urna con le ceneri di Bruce Chatwin: l'ultimo piacere a un amico.
Così, in questo personale andare, cercando di essere non solo turista o vacanziero ma anche un poco viaggiatore, un piccolo cerchio si è alla fine chiuso anche per me.
ITINERARI E CONSIGLI DI VIAGGIO
Non si deve pensare alla Grecia solo come a un luogo di vacanze estive marine, passate fra spiagge e isole. Chi arrampica sa bene come tutto il paese, non solo il Peloponneso ma anche le isole, offrano pareti da salire. Chi ama lo scialpinismo, sta invece iniziando ora a scoprire quanto questo paese possa offrire: persino sulle isole la neve cade e offre possibilità di itinerari di incredibile bellezza con vista diretta sul mar Egeo.
Questa volta, abbiamo scelto di dividere il nostro tempo fra escursioni a piedi o in kayak: due differenti tipi di vivere il territorio che ci hanno sempre guidato verso costanti sorprese e scoperte. Le possibilità di alloggio sono innumerevoli e di diverse fasce di prezzo. Si va dalla semplice camera con uso bagno (gli “studios”) fino agli alberghi più confortevoli e stellati. Noi abbiamo optato per una soluzione particolare ma assolutamente carica di fascino: abbiamo infatti soggiornato in uno dei castelli del Mani, una di quelle case/fortezze che con le loro torri caratterizzano tutto il paesaggio di questa regione, godendo della squisita ospitalità e disponibilità di Anastasia. Da qui ci siamo mossi per le nostre piccole esplorazioni di questo territorio stupendo. Il link di riferimento per chi volesse godere di questa sistemazione di grande fascino è https://g.co/kgs/tHHV42
Le mappe a supporto della zona sono edite dalla greca Anavasi e sono facilmente reperibili anche in Italia attraverso la “Libreria del Viaggiatore” di Sondrio. Si tratta di veri capolavori di cartografia, di semplice lettura, molto dettagliate e precise. Quelle che coprono la zona sono la 8.4 Mani (scala 1:30.000), la 8.10 Exo Mani (scala 1.22000) e la 8.1 Taygetos (scala 1:25000 con guida escursionistica inclusa). Gli itinerari qui di seguito descritti sono solo una parziale e limitata esposizione di quelli possibili nel Mani. La zona è molto vasta e le possibilità sono innumerevoli. A seconda del periodo e della stagione, alcuni possono essere consigliati rispetto ad altri. Quelli descritti qui di seguito sono stati percorsi in piena estate.
1. Da Agia Kyriaki a Capo Tigani
Una breve escursione su una piccola penisola ricca di storia, con affacci di incredibile bellezza sul mare. Dislivello 150 metri, lunghezza 2,5 km (durata circa 1 ora + 1 ora per il ritorno.
Dall’incrocio per Agia Kyriaki (piccola frazione che merita una deviazione per la vista dall’alto della collina) seguire la strada sterrata per 1 km fino alla sua fine. Continuare per un ben tracciato sentiero che segue la lunghezza della penisola. A destra e a sinistra del sentiero si possono vedere delle antiche costruzioni e piccole vasche per la raccolta del sale. Qui infatti si raccoglieva il sale, necessario per la conservazione del cibo, pesce, quaglie e “syglino” (maiale affumicato e sotto sale), olive e formaggio. Alla fine della penisola, risalire al castello del Tigani, una fortezza franca poi passata ai bizantini costruita in una posizione naturalmente fortificata. Una escursione magnificamente descritta anche da Patrick Leigh Fermor nel suo libro “Mani”.
2. Da Agia Kyriaki a Agitria
Altra breve escursione che conduce a una piccola cappella con un vecchio romitorio, con una vista stupenda sul tramonto. Dislivello 100 metri, lunghezza 1,3 km.
Dall’incrocio con Agia Kyriaki seguire la strada sterrata per circa 250 metri e quindi svoltare a sinistra sulla sterrata in leggera discesa seguendola fino alla sua fine. Qui parte un sentiero che conduce fino alla piccola chiesa bizantina di Agitria. La chiesa è costruita ai piedi di una parete e davanti ad alcune caverne. Notevoli i rilievi marmorei, le colonne e i motivi a uccello incise sul pavimento, tutto circondato da una natura rigogliosa, una macchia mediterranea che riempie le narici di profumi e una vista incredibile sul blu profondo del mare.
3. Da Kolonioi alla chiesa di Agia Pelagia.
Un facile escursione da intraprendere poco prima del tramonto per godere dell’incredibile panorama visibile dalla cima di questa collina. Dislivello 480 metri, lunghezza 11 km andata e ritorno.
Dalla parte alta del villaggio di Kita prendere la strada che in salita conduce alla piccola frazione (poche case sparse) di Kolonioi. Da qui, seguire il sentiero che risale il fondo valle fino a raggiungere un bivio sulla sinistra contraddistinto da una edicola dedicata ad Agia Pelagia e con le indicazioni per la capellina omonima. Il sentiero sale con diversi zig-zag e ripidamente fino a raggiungere la cima della collina dove sorge la chiesetta. All’interno numerosi ex-voto di marinai e naviganti raccontano della devozione per la Madonna protettrice dei marittimi. Il panorama è favoloso e si estende su tutta la costa. Se si sale al tramonto, la luce rossa del sole che scompare nel mare all’orizzonte proprio di fronte alla cappelina, crea visioni di inaspettata suggestione. Il ritorno è per la stessa via.
4. Discesa delle Gole di Ridomo
A soli 10 km da Kalamata, ma vicino al nucleo del massiccio del Taigeto si trova la gola di Ridomo. Un fenomeno geologico con interessanti formazioni calcaree, create dall'effetto dell'acqua che scorre dalle montagne. La gola inizia dalle vette del monte Taigeto fino alla spiaggia di Santova appena fuori Kalamata. Patrick Leigh Fermor le percorse integralmente fino al mare durante la sua traversata della catena montuosa. Noi abbiamo percorso solo la parte centrale. Dislivello circa 450 metri, lunghezza 8 km.
Dal villaggio di Vorio, seguire la carrareccia che a mezza costa risale la valle. A un primo bivio prendere a sinistra e poi ancora a sinistra il sentiero che conduce con una breve discesa fino sul fondo delle gole, nel punto più spettacolare, in cui le pareti, alte fin quasi 60 metri, distano fra di loro poco più di un metro e mezzo. Seguire in discesa il fondo delle gole fra queste pareti imponenti. Per un breve tratto il greto si allarga rimanendo in piano, poi la discesa si fa più articolata richiedendo qualche facile passaggio di arrampicata di 1 e 2 grado. Proseguire fino a raggiungere il bivio sulla sinistra che riporta con una ripida salita alla carrareccia e al villaggio di Vorio, dove si può gustare un eccellente ristoro presso la locanda situata nella piccola piazza del paese.
di Alberto Sciamplicotti