La traversata del Sarek: un Cammino di Santiago oltre il Circolo Polare Artico
Spesso ho letto del Cammino di Santiago di Compostela, di quella rete di itinerari che conduce in pellegrinaggio fino alla tomba dell’Apostolo Giacomo e di come per ognuno che si accinge a mettersi in viaggio, il significato di questo andare possa essere differente e personale, un pellegrinaggio cui ognuno fornisce un significato particolare.
Il nostro Cammino attraverso le montagne del Sarek è stato invece un pellegrinaggio attraverso un vasto territorio posto oltre il Circolo Polare Artico, non i sentieri della Spagna verso una tomba, ma un viaggio che ha percorso luoghi di straordinaria bellezza, che ha varcato colli innevati posti a confine di montagne dalle linee eleganti come poche e in cui sono stati guadati laghi e fiumi ghiacciati scivolando sugli sci e dove, come in ogni pellegrinaggio, abbiamo incontrato sullo stesso sentiero altri viandanti. Ognuno, sulla slitta che trainava oltre a viveri, tenda, sacchi a pelo, fornelli, benzina, aveva posto anche desideri, pensieri emozioni, sensazioni che a mano che l’andare portava nel cuore del massiccio del Sarek e poi oltre, verso la fine del viaggio, si scioglievano più velocemente della neve di cui si era circondati per lasciare il posto solo allo stupore di essere lì e al calore dell’amicizia vissuta: una vampa più forte del freddo delle notti artiche.
Un andare però tutto sommato breve: siamo stati veloci. Maurizio Lasta, Massimo Marconi e il sottoscritto hanno impiegato solo otto giorni per percorrere i 156 km (compresi gli oltre venti persi per intestardirsi nell’illusione di trovare un accesso più veloce e che invece ci hanno trascinato - corpi e pulke – nell’infame boschina artica, qualcosa di assolutamente nefasto e paragonabile alle peggiori boschine patrie) che dal paese di Kvikkjok ci hanno condotto vagabondando fino al rifugio Akkastugan dell’Associazione Svedese per il Turismo. Siamo stati fortunati: siamo arrivati qui dopo un’unica giornata di vero mal tempo - neve, vento e nebbia - percorrendo i ventiquattro chilometri dell’ultima tappa. Dieci ore di neve umida, su cui le pelli degli sci hanno faticato a scivolare per lo zoccolo che si formava costantemente.
Una giornata di riposo è poi bastata per inseguire il sogno di una salita sulla seconda cima dell’Ahkka, uno dei percorsi di scialpinismo più belli fra quelli su cui i nostri sci hanno avuto la ventura di condurci nel corso degli anni. Ahkka, in lingua suomi, vuol dire ‘Grande Madre’ ed effettivamente la sua forma, due rilievi posti uno di fronte all’altro che si congiungono in uno stupendo canyon, può essere paragonato a un ventre pronto a cedere acqua e vita verso il lago sottostante. Un bacino da cui il gruppo montuoso dell’Ahkka appare isolato e ancora più maestoso di quel che è, considerando che a malapena la sua cima principale supera i duemila metri.
La prima parte della traversata del Sarek è quella più frequentata. Non sono molti quelli che percorrono l’itinerario lungo, quello che da Kvkkjokk giunge fino al paese di Ritsem (oltre il lago Akkajaure). I più preferiscono entrare nel massiccio del Sarek dalla cittadina di Saltoluokta (dove è possibile anche noleggiare materiale specifico necessario come slitte e sci) e che offre un accesso più veloce e una logistica più semplice. Altri si limitano invece a percorrere una parte della Pista del Re, la Kungsleden, itinerario più comodo e battuto ma che si tiene sul bordo esterno, a est della catena montuosa arrivando comunque molto più a nord, fino ad Abisko, nel cuore della Lapponia svedese. In realtà, tutta la zona interessata dalla traversata che abbiamo percorso si situa oltre il Circolo Polare Artico in territorio Suomi, un territorio ancor oggi interessato dalla transumanza delle renne.
Il meteo è variabilissimo: nella stessa giornata si può passare in poco tempo da un cielo terso e senza nuvole a coperto, a variabile, fino a vento teso con nebbia, neve e nevischio. Il meteo, inoltre, fra la zona a sud e quella a nord può essere completamente differente. La più grande incognita è però quella legata alla forza del vento. Le raffiche possono arrivare fino a oltre i 130 chilometri orari. E’ quindi importante poter contare su un servizio affidabile di previsioni meteorologiche. Allo stesso tempo, considerando l’isolamento di molti tratti e la totale assenza di segnale telefonico è conveniente poter disporre di un apparecchio in grado di poter, in caso di necessità, allertare eventuali soccorsi. Per queste due ragioni noi ci eravamo dotati di un apparecchio di comunicazione satellitare che pur non avendo dotazione di fonia permetteva di ricevere e inviare messaggi SMS ed email. In questo modo siamo riusciti ad avere una constante informazione sulla forza dei venti e sulla loro direzione, su eventuali precipitazioni e sulla temperatura che nel periodo da noi scelto per la traversata (la fine di marzo) è variata da meno venti a zero gradi centigradi. Anticipando la partenza le temperature sarebbero state fino a meno trenta, partendo più avanti si sarebbero alzate facendo correndo però il rischio di trovare acque libere, invece che ghiacciate, in zone lacustri e torrenti da attraversare. Il pernotto in tenda invece è stato d’obbligo. Si trovano comunque nella parte iniziale e finale del percorso, dei lodge dell’Associazione Svedese per il Turismo molto confortevoli (spesso dotati anche di sauna) anche se con una gestione completamente autonoma da parte degli ospitati.
Viaggiare fra queste montagne è qualcosa di completamente differente dal compiere una traversata di più giorni con gli sci sulle Alpi: è un modo per entrare in silenzio in quel mondo artico dagli spazi immensi e in cui le proporzioni sono fuori scali rispetto alla gran parte dell’esperienze pregresse. Qualcosa che ha a che fare appunto più con un pellegrinaggio e che porta a scrutare nelle pieghe più recondite dell’anima, cercando forza e conforto fra quelle vette lontane, fra i laghi dal ghiaccio spesso e duro, seguendo le tracce lasciate dai pochi sciatori che vi hanno preceduto o anticipandole, incrociando le impronte delle pernici bianche (presenti in gran quantità), delle volpi artiche e degli altri animali che – come voi – vagano in questi luoghi, persi in una immensità cui noi esseri umani ormai non siamo più abituati: distanze che obbligano il cuore a battere a ritmo della fatica in cui ci si immerge ma anche, e soprattutto, al ritmo del vento, del sole, della neve e di quell’ambiente stupendo che è quello artico.
Scheda tecnica:
Il percorso della traversata del Sarek lungo l’itinerario che da Kvkkjokk giunge fino al paese di Ritsem non è di difficile individuazione. Si tratta sostanzialmente di seguire tre fondovalle. Mappe in scala 1:100.000, 1:50.000 e 1:25.000 della casa editrice Norstedts Akademiska Förl sono reperibili abbastanza facilmente nei lodge dell’Associazione Svedese per il Turismo, in diversi empori e punti vendita locali o anche acquistabili precedentemente attraverso internet.
L’attrezzatura da campeggio invernale deve essere ben scelta, viste le possibili temperature molto basse e la grande forza dei venti che possono spirare. Si consiglia di avere con sé fornelli a benzina piuttosto che a gas (a basse temperature questi ultimi possono avere problemi). Si sottolinea l’assenza pressoché totale di copertura telefonica in tutta la zona montuosa. Se ci si mantiene lungo gli itinerari principali è comunque abbastanza facile incontrare altri escursionisti durante il giorno.
Per quanto riguarda invece l’equipaggiamento sciistico, la scelta dipende dal tipo di itinerario che si vuole seguire. Se la decisione è quella di procedere solo lungo la direttrice dei fondovalle, allora può essere più conveniente avere sci da fondo escursionistico (stretti e laminati) e scarponi leggeri. Se si pensa di effettuare anche salite alle montagne che s’incontrano allora si avrà necessità di una attrezzatura adeguata alla bisogna. Abbiamo incontrato sciatori che avevano con loro entrambe le tipologie di sci e scarponi (una scelta che impone un conseguente aumento di peso). Noi avevamo optato per sci da alpinismo (i versatili Wayback 88 della K2skis) scarponi da telemark o da scialpinismo della SCARPA, attacchi da telemark Lynx della 22Designs o da alpinismo della Dynafit.
Per trasportare il materiale (tende, sacchi a pelo, viveri, benzina, cambi) la soluzione migliore è quella di dotarsi di una pulka piuttosto che riporre ogni cosa in zaini dal peso e dal volume colossale. Vi sono diversi modelli di pulke, dalle sofisticate, performanti ma costose e in resina della Fjellpulken ai modelli in pvc più economici ma meno capienti. L’importante è che siano dotate di tiranti rigidi e non di soli cordini da collegare all’imbragatura per il traino. Una buona soluzione può anche essere quella dell’autocostruzione, modificando dei bob in plastica (in rete con un po’ di pazienza si riescono a trovare tutorial e progetti a riguardo). Noi abbiamo incontrato due ragazze che avevano autocostruito il loro sistema di traino usando dei tubi in pvc per idraulica. L’inventiva a questo riguardo è una grande risorsa.
Per arrivare a Kvkkjokk, punto di partenza della nostra traversata, da Stoccolma abbiamo preso il treno notturno per Gällivare e da qui due autobus che ci hanno condotto a destinazione. Da Ritsem, ugualmente un bus e poi da Gällivare ancora il treno notturno per Stoccolma. Sia il servizio di bus che i treni sono attrezzati per accettare senza problemi sciatori con sci, slitte e bagagli ingombranti.
Infine, un ringraziamento a K2skis, a SCARPA, a RRTREK – il RifugioRoma e a MakalùSport di Rovereto per il supporto a questo viaggio. Un ulteriore ringraziamento a Giorgio Daidola per essere stato, in tutti gli anni del nostro andare sugli sci, sempre stato fonte di stimolo e ispirazione.
di Alberto Sciamplicotti