Il Cammino Inglese per Santiago de Compostela, fra passi, boschi e storia. Di Alberto Sciamplicotti

Alberto Sciamplicotti racconta l’esperienza di percorrere il Cammino Inglese, uno dei tanti itinerari del Cammino di Santiago. Da Ferrol a Santiago de Compostela attraverso la Galizia, fra passi, boschi e storia.
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Cammino Inglese: il bosco di querce di Formaris, lungo l’ultima tappa prima di arrivare a Santiago di Compostela
Alberto Sciamplicotti

L’inverno passato ho attraversato i grandi spazi selvaggi del massiccio del Sarek, nella Lapponia svedese. Di quell’incredibile esperienza di traversata in sci con un percorso che era oltre il Circolo Polare, ho scritto qui su PlanetMountain paragonandola a un pellegrinaggio fra le montagne simile, per certi versi, al Cammino di Santiago: un itinerario cui ognuno poteva dare un significato particolare oltre a quello puramente geografico. Scrissi di questo paragone supponendo solo che le emozioni fossero simili. Non avevo infatti mai percorso nessuno dei cammini che conducono verso la tomba dell’Apostolo Giacomo. Per questo, approfittando della voglia di condividere emozioni con un figlio adolescente, gli ultimi giorni di giugno mi ritrovai a camminare in Galizia verso la città di Santiago di Compostela.

In realtà, quando si parla del Cammino di Santiago ci si riferisce non a un singolo itinerario, ma a una rete di vie che convergono da più parti verso la città della Galizia. Sono infatti sei i percorsi principali che vanno sotto questa denominazione: il Cammino Francese, il Cammino Primitivo, il Cammino Portoghese, il Cammino del Norte, la via della Plata e il Cammino Inglese, percorso dai pellegrini provenienti dall’Inghilterra. I nostri passi si sarebbero susseguiti su quest’ultimo.

Spesso questo andare verso Santiago viene associato solo a un pellegrinaggio animato dalla devozione e dalla fede. In realtà, le motivazioni che portano a mettersi in marcia sono pari almeno al numero di quanti percorrono i sentieri e le strade verso Praza dell’Obradoiro, punto culminante di ognuno dei cammini.

Se spesso sarà l’atto stesso del camminare che porterà a galla nell’animo di ognuno le personali motivazioni, resta il fatto che il momento dell’arrivo sarà sempre emozionante, vivo e forte, sia per aver raggiunto una meta costata comunque fatica ma anche per il senso di scoperta di qualche lato nascosto del proprio essere che un’attività innata come il camminare, portata avanti costantemente per più giorni, porta con sé.

Sarà forse banale, ma il perdersi fra i propri passi, con i pensieri che in questo costante succedersi si sciolgono uno nell’altro, è qualcosa che riesce sempre a mettere pace nell’animo. Se a ciò si aggiunge il farlo in un ambiente in cui a paesi e piccole città si avvicendano a boschi e campi, dove spesso la compagnia e la successiva conoscenza con altri "pellegrini" diventa la norma, uniti dalla volontà di giungere alla medesima meta, ecco che l’andare su un cammino riesce ad avere una valenza assoluta che va oltre quella data dalle singole componenti di quest’esperienza.

Abbiamo percorso il Cammino Inglese partendo da Ferrol, cittadina portuale del nord-est della Galizia. Qui, un parallelepipedo in cemento posto davanti al locale ufficio del turismo riporta la distanza ufficiale che separa dall’arrivo. Di questi segnavia ne avremmo incontrati frequentemente, almeno uno ogni dieci chilometri e spesso anche più vicini, in corrispondenza di bivi e deviazioni. Impossibile perdersi. L’empatia dimostrata da quanti abbiamo incontrato è stata forse la caratteristica più evidente fin da subito: spesso si viene salutati dagli abitanti dei luoghi attraversati con la caratteristica frase "Buen Camino!" un’espressione comune scambiata anche fra i camminatori di questi itinerari.

Organizzarsi per il Cammino Inglese, così come per gli altri percorsi verso Santiago di Compostela, non è cosa difficile. Si tratta infatti di una rete di sentieri percorsa da diversi secoli e dove esiste un complesso di ostelli, alberghi, pensioni, ristori e taverne al servizio di quanti desiderano affrontare questa esperienza, di ogni livello e qualità. Esiste inoltre una nutrita bibliografia, libri, guide, racconti di viaggio, che permettono facilmente di ricavare informazioni e costruirsi una esatta aspettativa di quella che sarà l’esperienza in questo particolare tipo di viaggio. Nonostante questo, che potrebbe sembrare un limite – quasi che una maggiore organizzazione porti minori emozioni – il camminare verso Santiago sarà sempre pieno di sorprese (molto raramente negative) grazie alla predisposizione d’animo propria di chi lo intraprende. Passo dopo passo, sembra quasi che l’avvicinarsi alla meta infonda sicurezza e porti ad aprirsi con quanti, abitanti dei luoghi o pellegrini, s’incontrano.

Il percorso del Cammino Inglese si svolge spesso su strade interpoderali e su sentieri, fra immensi boschi di coltivazioni di eucalipti e campi. Si attraversano anche paesi e piccole cittadine, dove cercare ristoro e poter fare una sosta, cosa che porta a penetrare dolcemente e a conoscere il territorio della Galizia. Noi, arrivati dall’Italia, abbiamo dedicato un giorno prima della partenza alla visita di A Coruna, bellissima città della costa atlantica e, alla fine del Camino, due giorni per la visita di Santiago di Compostela: tempo assolutamente ben speso, considerando l’enorme mole di meraviglie storiche, culturali e architettoniche da visitare.

A guidare i nostri passi, avevamo una ottima guida, edita dalla casa editrice Ediciclo, dal titolo "Il Cammino Inglese per Santiago a piedi" a firma di Fabrizio Ardito: forse la migliore guida si possa reperire per questo itinerario, precisa e aggiornata fino nei più minimi particolari. Un vero sussidio immancabile. Un piccolo zaino da circa 35 litri conteneva il nostro bagaglio, ridotto all’osso per viaggiare più comodi e leggeri. Abbiamo invece rinunciato ai bastoncini per diminuire le problematiche legale al loro imbarco come bagaglio di cabina in aereo. E’ vero che il percorso del Cammino Inglese affronta diverse salite ripide, ma è bastato ridurre l’andatura per superare i dislivelli senza problemi. Il bello di questi itinerari è anche questo: dimenticare la fretta in modo di godere maggiormente di ogni minuto vissuto.

di Alberto Sciamplicotti




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