Tomas Franchini perde la vita in Perù

È deceduto sul Monte Cashan nella Cordillera Blanca in Perù Tomas Franchini, 35enne guida alpina di Madonna di Campiglio, riconosciuto ampiamente come uno dei più forti alpinisti della sua generazione
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Tomas Franchini il 19/05/2014 in cima alla Cima Tosa, Dolomiti di Brenta, dopo la prima salita in solitaria di L'Elfo del Brenta
Tomas Franchini

Ha perso la vita in Perù Tomas Franchini, 35enne guida alpina di Madonna di Campiglio, riconosciuto ampiamente come uno dei più forti alpinisti della sua generazione. Franchini, insieme all'alpinista cileno Cristobal Señoret, stava salendo il Monte Cashan nella Cordillera Blanca, nelle Ande Peruviane. Dopo un bivacco in parete, domenica mattina Franchini è uscito dalla tenda ma il cornicione di roccia e neve su cui era appeso è ceduto e precipitato. Señoret ha lanciato l'allarme subito. Dopo ore angoscianti ed un complesso soccorso è stato ritrovato purtroppo senza vita il corpo di Tomas.

Tomas sembrava nato per salire le montagne. Ed era destinato a salirle veloce, pulito, senza compromessi, grazie ad una testa ed un "motore" sotto che aveva pochi uguali. Nei primi anni di sua attività insieme a suo fratello Silvestro formava una cordata pressoché invincibile, tanto che il cognome dei fratelli trentini era diventato un marchio di fabbrica per un alpinismo di altissimo livello sulle montagne di mezzo mondo.

Dopo l'apprendistato nelle loro amate Dolomiti del Brenta, il Nevado Churup in Perù nel 2015 e il Cerro Penitentes in Patagonia nel 2017 avevano lanciato il seme per le Ande, dove le cime sono ancora più grandi, più complicate, più remote. Dove l'avventura si vive ancora in maniera autentica, selvaggia, esattamente come piaceva a loro. Nel 2018 è arrivato il loro tour - veloce e assolutamente pazzesco - delle 16 vette più alte delle Ande Sud Americane, 13 delle quali insieme all'amico Franco Nicolini. Nel 2021 invece Tomas è tornato in Perù e  ha salito il Nevado Ulta e il Nevado Huandoy Norte, confermando ancora una volta quello che gli attirava di più: "Qui è il posto perfetto per un ritorno al wild e all’alta quota."

Quando non scalava con suo fratello, Tomas saliva da solo, seguendo l'istinto e spesso anche l'impulso del momento. La salita in solitaria dell'inviolata parete ovest del Monte Edgar in Cina nel 2017 ne è l'esempio lampante, effettuata quando era ancora in fase di acclimatamento e deciso sulla spinta emotiva d'inizio spedizione, insieme a François Cazzanelli, Francesco Ratti, Emrik Favre, Matteo Faletti e Fabrizio Dellai. Ne era uscito un assoluto capolavoro e Tomas era consapevole dello spessore dell'impresa appena compiuta: "Questa montagna è stata tentata più volte da versanti diversi; ha sempre respinto grandi ed esperti alpinisti da tutto il mondo… rifletto: ho scalato il Mt. Edgar, una montagna difficile, complessa, alta, lontana e selvaggia, l’ho scalato solo, di notte, accompagnato dalla luna; si, forse ho proprio fatto una grande cosa."

Due anni più tardi Tomas ha colpito nuovamente con una "grande cosa": la est del Lamo She (6070m) in Cina. Ancora una volta una salita lampo, ancora una volta da solo, ancora una volta lungo un’inviolata parete. Wild Blood, sangue selvaggio, il nome della via non avrebbe potuto essere più appropriato. La salita giustamente gli era valsa una menzione nella big list del Piolets d'or 2020, mentre tre anni più tardi la salita del Shaue Sar insieme a Philipp Brugger e Lukas Waldner gli era valsa una seconda nomination. Alla quale si aggiunge il premio Paolo Consiglio del Club Alpino Accademico Italiano, nel 2014 per la salita del Cerro Rincon e nel 2017 per la spedizione Kishtwar Shivling 2016 in India. Conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, della bravura indiscussa di Tomas.

"Cerco l’avventura, la scoperta, l’esplorazione" ci aveva confidato qualche anno fa, mentre al suo ritorno alla civiltà dopo la splendida solitaria del Lamo She ci aveva fatto ridere, quando ha confessato "...ho fatto una grande fatica ad orientarmi nel casino della città. Volevo ritornare in montagna! Ho un mal di schiena che non avete idea solo a rispondere alle email." Tomas con il suo grande sorriso era così. Fatto per salire le montagne. Alte e bellissime. In velocità. E senza compromessi.




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