Tomas Franchini e la salita in solitaria del Lamo She in Cina

Intervista all’alpinista trentino Tomas Franchini dopo la sua salita in solitaria dell’inviolata parete est del Lamo She (6070m) in Cina. La nuova via di 1500 metri si chiama Wild Blood ed è stata gradata WI5, M5, V°, 90°
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Tomas Franchini in cima al Lamo She (6070m) dopo aver salito in solitaria l'inviolata parete est
Tomas Franchini

Il 14 maggio 2019 Tomas Franchini ha salito in solitaria l’inviolata parete est del Lamo She, in Cina. L’alpinista trentino si era recato alla base della montagna di 6.070 metri insieme a Pietro Picco ed insieme hanno gettato le basi per la salita di Franchini che è stata effettuata seguendo l’istinto e dopo “una scelta importante.” Questo successo arriva due anni dopo la solitaria di Franchini del Monte Edgar lungo l’inviolata parete ovest.

Tomas, da dove partiamo?
Dalla fortuna. Abbiamo avuto fortuna sin dall’inizio, perché abbiamo trovato una piccola traccia usata dai cercatori di erbe medicinali che ci ha permesso di entrare in valle, altrimenti sarebbe stato impossibile, il bosco era semplicemente troppo fitto. A dire il vero abbiamo tribolato un po’ a cercare la traccia ed in alcuni punti si perdeva, ma comunque ci ha permesso di arrivare fino in fondo alla valle, dove ci aspettava l'inviolata parete del Lamo She.

Quindi avete stabilito campo base
Sì, a 3400m circa, sotto lo zoccolo che dava accesso alla parete, non senza difficoltà devo dire. Pioveva tutti i giorni, essere attivi non era facile. Giù in paese avevamo conosciuto due contadini e insieme abbiamo trasportato su tutto il materiale alpinistico ed i viveri per un mese. In un viaggio solo! Bravissimi

Come era il Campo Base?
Non un campo a cinque stelle diciamo! Il terreno era ripido, scosceso, istallare la tenda è stato difficile, abbiamo dovuto scovare una piccola piattaforma nella terra. La cosa che ha reso questo campo diverso dagli altri dove sono stato in passato è che qui la tenda era veramente la nostra casa. Non c’era un’altra tenda grande dove cucinare per esempio, soltanto la nostra Ferrino da tre posti. Una figata!

Bello intimo!
Scherzi! Era super. E devo ringraziare molto Pietro perché senza di lui la mia salita sarebbe stata impossibile. Mi ha aiutato a portare su tutto il materiale, è venuto in parete con me a depositare il materiale e vedere da vicino la parete per la prima volta. È stato un aiuto fondamentale.

Ad un certo punto vi siete divisi però
Come dicevo il tempo era sempre brutto, eravamo sempre bagnati al campo base, non era facile. C’era spesso nebbia, l’avvicinamento era difficile su uno zoccolo ripidissimo. A me è dispiaciuto quando ha deciso di tornare, non volevo assolutamente che tornasse con un brutto ricordo, ma lo capisco. Ripeto, senza di lui non ci sarei riuscito.

Poi appunto sei salito da solo
Il giorno in cui è andato via Pietro sono partito alla ricerca di un avvicinamento più diretto alla parete principale. Avevamo depositato del materiale a 4400 metri ed era lontano, non soltanto in termini di dislivello, ma anche come distanza, era molto spostato rispetto al nostro campo. Quella mattina ho salito lo zoccolo e sono riuscito a trovare una via diretta alla parete. Era l’unico giorno di bel tempo, quello della foto per intenderci, e mi sono chiesto “Cosa faccio?”

In che senso?
Ho capito che ero di fronte ad una scelta importante. Sole, finalmente. Ma non avevo con me l’attrezzatura giusta, era quasi tutto nel deposito materiale. Avevo soltanto piccozze e ramponi. Ci ho pensato per un po’, poi ho deciso: parto leggerissimo. Provo a salire il più veloce possibile.

Scusa, che ora era, all’incirca? E che materiale avevi?
Poco dopo mezzogiorno. 12:30 forse, quando ho iniziato a scalare la parete. Con me avevo quindi le piccozze ed i ramponi, la giacca, un piumino leggero. Non avevo né l’imbrago né la corda. Nello zaino avevo 1 litro di liquidi, 100 grammi di carne, 4 barette energetiche. E un paio di guanti di ricambio. Per essere leggero ho lasciato alla base della parete il fornello e il sacco a pelo.

E…
Sono salito veloce, in cima sono arrivato verso le 19.00, stava arrivando il brutto tempo e sono sceso in fretta lungo la stessa via di salita. Era tecnica, impegnativa. Non facile per niente. Con un po’ di tutto. Ghiaccio, neve, lunga, 1500 metri circa in tutto, con la cresta finale lunga. Una via bella, complicata. Completa.

Sei arrivato giù al buio

Non avevo con me il materiale da bivacco, non avevo il fornelletto, e pensavo di dormire un po’ nel creppaccio. Ma non sono tanto grasso, avevo freddo, ho continuato a scendere. Poi è arrivata la nebbia, mi sono perso un po’ in fondo alla parete. Ho trovato riparo dietro ad un masso e mi sono riposato per qualche ora, poi sono tornato al campo base. Diciamo che è stato un giorno particolare.

Assolutamente! Poi sei tornato a casa?
No, sono rimasto un po’, volevo continuare ad esplorare la zona. Lì ho visto c’è tanto da fare. Ho salito una bella montagna di VI su roccia, un granito bellissimo. L’ho chiamata Pico’s Pietro, dedicato a Pietro Picco ovviamente. È stata una bella esperienza. Anzi, una grande esperienza, tutto da solo. Mi sono divertito da matti.

Poi sei rientrato nella civiltà
Confesso, ho fatto una grande fatica ad orientarmi nel casino della città. Volevo ritornare in montagna! Ho un mal di schiena che non avete idea solo a rispondere alle email. 

E adesso?
Adesso che sono tornato devo ancora realizzare bene quello che sono riuscito a fare. Con tutto quel brutto tempo avevo quasi perso le speranze. Poi invece inaspettatamente ho avuto quel giorno di fortuna.

Link: FB Tomas Franchiniwww.tomasfranchini.com

Tomas ringrazia i suoi sponsor: La Sportiva, Blue Ice, Ferrino, Primus Equipment, , Beal, Powertraveller, Rock Empire, Level, Bliz Eyewear, Campo Base Travel and and Holiday, Casimiro, Sempreverde Biogermogli, Birra Rendena, Spireat, Rohener, MT sport and trading




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