Alla Ricerca degli Antichi Dei: scialpinismo in Grecia e alla scoperta di Meteora
Dopo le nevi del Triggia ci concediamo una giornata di riposo. La Grecia è anche questo. Perché se si vuole capire veramente l’anima di questo paese, occorre necessariamente entrare in ogni suo aspetto. Il contrario vorrebbe dire mettere nel bagaglio del vissuto solo una parte della possibile esperienza e privare la nostra anima della vera essenza del viaggiare: che non è solo vedere e provare ma soprattutto emozionarsi, dare al tempo il tempo di dipanare quel filo che le Parche tessono senza sosta e che non sappiamo quando sarà reciso.
E’ il vero senso del latino “carpe diem”, un cogliere l’attimo che vuol dire semplicemente vivere pienamente quel che viene, più che approfittare dell’occasione che il destino offre. Così, bere un caffè greco può essere la piena metafora dell’esperienza di questo viaggio. L’ellenico cafè viene servito caldissimo, non si può bere velocemente come un espresso, va fatto riposare per dar tempo alla polvere in infusione di depositarsi sul fondo della tazzina. Quindi, a piccoli sorsi, senza inclinare troppo la chicchera, va bevuto lentamente. E’ un caffè forte, come lo sono le vere emozioni, è va assaporato in modo da percepire ogni suo aroma.
Per questo scegliamo di dare tempo al tempo: la nostra non vuole essere solo una corsa su e giù per le montagne ma piuttosto un provare a entrare in un territorio usando anche un mezzo come lo scialpinismo. Una possibilità in più in un ventaglio di scelte.
Così, ci arrampichiamo fra le torri di arenaria delle Meteore per visitare monasteri costruiti fin dal XIV secolo e scoprire una nuova e differente concezione dello scorrere del tempo. Quel tempo che ancora una volta sembra essere la vera chiave di lettura di questo nostro andare per montagne. Un tempo questa volta che sembra senza fine, uguale a se stesso in ogni ora e in ogni giorno dell’anno, segnato da preghiere e scandito dal lavoro di scrittura degli amanuensi.
Per noi che proviamo a salire pareti arrampicando con corde, imbraghi e scarpette, c’è anche la domanda di come oltre settecento anni fa uomini, così distanti dalla nostra tecnica alpinistica, possano aver salito questi pinnacoli fino a costruire sulla vetta interi monasteri o ad abitare in antri posti a metà di precipizi verticali. Scale di legno e fibra, corde di canapa, cesti di vimini per issare cose e persone fin sulla cima: più che un inno alla capacità questa colonizzazione verticale racconta di una ricerca di ascensione verso l’infinito.
Percorriamo un sentiero e raggiungiamo la base del pinnacolo su cui sorge il grandioso monastero di Varlaàm. La traccia sale prima dolcemente poi più ripida, fino a giungere a ridosso della parete per continuare verso una stretta gola. Poco prima della strettoia, si apre una grotta, una fessura verticale che consente il passaggio di una persona alla volta. La percorriamo penetrando nelle viscere lavorate dall’acqua e da antichi crolli. Arrampichiamo, seguendo barlumi di luce che arrivano dall’alto fino a giungere a un balcone di roccia. La vista si apre sul vallone che dal paese di Kastraki risale fra le Meteore. Rimaniamo in silenzio, godendo del tempo che ci regala altro tempo.
di Alberto Sciamplicotti e Sabrina Beber
Si ringrazia per il supporto a questo progetto: RRTREK, K2skis
E in collaborazione con:
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✔Famissi Hotel - Kalambàka ✔Hotel Olympos Mediterranean – Litohoro ✔ Hotel Kastoria - Kastoria
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SCHEDA: Monte Tsoukarela, Grecia