Alla ricerca degli antichi dei: scialpinismo sul Monte Olimpo e Cima Skolio
Siamo cresciuti con i miti greci: le avventure erotiche di Zeus, la gelosia di Atena e Afrodite, Herakles e le sue leggendarie fatiche, Giasone e il vello d’oro. La nostra fantasia si è alimentata di tutto questo creando poco alla volta un’interpretazione personale di questo meraviglioso, quanto umano nelle passioni, pantheon greco.
Eppure, il mito che più di tutti ha alimentato il fuoco che ha illuminato la strada delle nostre piccole esplorazioni, non era legato alle avventure di dei o semidei ma al contrario alle vicende di un uomo. Un essere che provava sempre e comunque a cercare la sua strada. Odisseo, Ulisse, è stato questo per noi: la curiosità che vince la stasi, la voglia di vedere e provare, il cercare di scoprire – oltre l’orizzonte del visibile – il senso del nostro vagare su questa terra.
Ulisse è stata l’ispirazione che ci ha messo più volte in cammino verso montagne vicine come lontane, verso paesi dalle differenti culture, verso uomini con lingue diverse dalle nostre. L’unica differenza con le sue vicende è stato il veleggiare per mari formati non d’onde d’acqua salata ma da neve e ghiacci. Una navigazione fatta non su barche a vela quadra ma con scivolanti assi di legno sotto i piedi.
Gli sci ci hanno condotto così sulle nevi dell’Appennino, delle Alpi, dei Pirenei, della Turchia, dell’Iran, della Groenlandia, del Canada, del Karakorum, delle isole Svalbard, dell’Armenia, della Macedonia, del Kosovo. Un vagare che non poteva che condurre prima o poi sulle montagne della Grecia. Un andare quasi su un itinerario circolare, visto che uno dei primi obiettivi di questo andare erano state le montagne di Creta, con gli sci a lasciare tracce sulla catena dei Lefka Öri e su quel Monte Ida dove Zeus crebbe in una grotta, nascosto alla antropofagia del proprio padre, nutrendosi del latte della capra Amaltea.
Così, in questo cerchio che si chiude, siamo saliti verso lo Skolio, seconda vetta dell’Olimpo, guidati dalla stessa voglia di scoprire e vedere di Odisseo e come lui abbiamo dovuto fare i conti con i caratteri umorali e differenti delle varie divinità. La nebbia che ci ha accompagnato per tanta parte della salita e il vento che soffiava freddo e forte contro di noi erano certamente espressione di quegli dei contrari alla nostra intrusione: mentre le pelli incollate sotto gli sci lasciavano una traccia subito coperta dalla neve portata dal vento e i nostri occhi si sforzavano di penetrare nello strato lattiginoso che ci avvolgeva, un’altra lotta era in atto sopra di noi, sulla vetta principale, sul roccioso Mythikas. Chi di loro era contro di noi, chi a favore invece di questo nostro accedere a un mondo non nostro? Non lo sappiamo. Possiamo però immaginare il padre di tutti gli dei sorridere sotto i baffi, sbirciare il nostro avanzare fra gli elementi, annuire infine e con un largo gesto del suo braccio mettere fine al litigio dei suoi figli e fratelli lasciandoci entrare nella sua casa dalla porta principale.
Sulla vetta dello Skolio infatti il vento cessa, la nebbia si dirada e il sole ci avvolge per accompagnare la nostra discesa. Persino Kronos, dio del tempo, regala tempo al nostro tempo. Gli sci hanno potuto seguire così dorsali e pendii prima percorsi in salita danzando felici lo stesso ballo che Odisseo ballò giunto a Itaca e ricongiunto a Penelope.
Una danza di gioia e di felicità. Una danza che lui sapeva in cuor suo non essere però un ballo di arrivo. La voglia di vedere e provare non può aver fine. Come Ulisse, cingendo nella danza Penelope già sapeva che presto un nuovo addio lo avrebbe condotto altrove, allo stesso modo noi saremo pronti ad ascoltare quel canto delle sirene che presto intoneranno ancora i nostri sci.
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SCHEDA: Monte Olimpo e Cima Skolio, Grecia