Omar Di Felice completa la traversata in bici 'Alone in Ladakh'
Ha impiegato 11 giorni Omar Di Felice per completare il progetto "Alone in Ladakh", una lunga traversata solitaria invernale della regione himalayana, in bicicletta. 1100 i chilometri del percorso, circa 20mila i metri di dislivello che l’hanno portato a pedalare su alcune delle strade più alte al mondo, fino al passo del Khardung La, a 5359 metri di quota. Un’avventura che arriva subito dopo l’esperienza antartica.
"Volevo un luogo da cui ripartire per un’esperienza invernale e la catena Himalayana dal versante però del Ladakh, era il luogo che mi ispirava maggiormente" ha spiegato l’ultraciclista romano. "Qui ci sono alcuni dei passi carrozzabili più alti al mondo e il mix quota-freddo-solitudine era senz’altro quello ideale".
Un territorio dove nulla è scontato, soprattutto in inverno. Con temperature comprese tra i -10 e i -20 gradi, difficoltà tecniche dei percorsi, quota e politica. "Ho dovuto rivisitare il percorso a causa di alcune restrizioni dovute ai presidi militari". Da qui la decisione di attraversare la Nubra Valley, la pista sterrata che ha portato Omar fino al lago Pangong, uno dei laghi salati più alti al mondo, che in inverno risulta completamente ghiacciato. "Uno dei momenti più difficili dell’intero viaggio a causa delle temperature rigide".
Ripartito, Di Felice è passato nuovamente da Leh per la seconda parte dell’avventura, non prima di aver valicato anche il passo del Chang La a quota 5339 metri sul livello del mare. Il viaggio è poi proseguito lungo la via per Kargil, teatro di una delle guerre più sanguinose di questa porzione di India, fino al confine con il Kashmir nel villaggio di Drass, considerato il secondo più freddo al mondo dopo il centro siberiano di Oymyakon. Da qui di nuovo sulla strada per Leh, passando per la seconda volta i passi del Namik La e del Fotu La. Fatto ritorno a Leh, ancora un’ultima salita, quella che ha riportato il ciclista fino al Khardung La, dove il viaggio si è concluso.
"Il Ladakh ha segnato un punto di ripartenza dopo le difficoltà del post-Antartide" ha spiegato in conclusione Di Felice, che si era trovato costretto a rinunciare alla sua traversata antartica a causa di gravi problemi familiari. "Non avevo obiettivi specifici e quest’avventura mi ha aiutato a riprendere il feeling con esperienze di questo tipo, vissute in una terra che mi ha anche donato calore e accoglienza. Nei piccoli villaggi attraversati non sono mai mancati una coperta e un piatto di riso caldo la sera, nonostante le popolazioni locali stiano sperimentando sempre più gli effetti della scarsità idrica e dei cambiamenti climatici".
Di Felice ringrazia: www.ferrino.it
Info: www.ultracyclingman.com