Sull’Antimedale sopra Lecco la nuova via 'Insonne d’attesa'

Cosa c'entra l'andare in montagna con il resto della vita? Come me, tanti amanti della roccia e della neve, non hanno il privilegio di lavorare e vivere tra le cime, e questa domanda, presto o tardi, presenta il conto.
Novembre 2023. Sono a Rapallo al pellegrinaggio in ricordo di Marco Gallo. Marco è stato compagno di scuola di Giulia, mia moglie, al liceo don Gnocchi di Carate Brianza. È mancato a 17 anni in un incidente stradale mentre andava a scuola, nel 2011. Una morte, la sua, che diventerà occasione di rinascita per molti. Qui, incontro camminando Giovanni Paleari, amico affezionatissimo di Marco e appassionato frequentatore delle montagne lecchesi. Io scalo da pochissimo, ma dai suoi racconti intuisco uno stile di avventura che mi ispira. Nelle dovute proporzioni, mi sembra un "alpinismo di ricerca", non perché si spinga ai confini inesplorati del Pakistan, ma perché ri-cerca nelle scalate, una bellezza da portarsi a casa, da condividere. Un modo per raccontare anche qualcosa di sé. Un modo per dare una risposta a quella difficile domanda iniziale. Cosa c'entra l'andare in montagna con il resto della vita? C'entra, è un tutt'uno, la vita non è fatta di compromessi e di precari equilibri, è tutta unita, è tutta fascinosamente incasinata.
Sulla scia di queste considerazioni, sarò onorato, poco più di un anno più tardi, di accompagnare Giovanni in una di queste avventure. Aprire una via di arrampicata sulla parete superiore dell'Antimedale proprio in ricordo di Marco Gallo. Giovanni, infatti, è uno di quei fortunati amici che vive con gratitudine l’amicizia avuta con Marco: una nuova via, per un alpinista, è il più sincero gesto di ringraziamento. La via si chiamerà Insonne d'attesa, espressione d'una canzone tratta dal libro che raccoglie gli scritti di Marco (Marco Gallo. Anche i sassi si sarebbero messi a saltellare, ed. Itaca)
Marzo 2025. Risaliamo il sentiero di discesa dell'Antimedale fin dopo le corde fisse, giungiamo quindi alla sinistra della partenza della Via in ricordo di Marco Anghileri. Davanti a noi una ripida rampa, a tratti rotta a tratti compatta. Sulla sinistra uno spigolo che decidiamo di ignorare. Giovanni abbandona S0. Friend bomba sui primi 20 m, poi una bella placca, da proteggere con un 3BD al di sopra di essa. Poco dopo è in sosta. Pianta un chiodo e mette uno spit. Parto io alla scoperta di L2. Dopo una fessurina tempestata di rocce mobili, mi lascio intimorire da alcune roccette rotte sulla verticale e opto quindi per un breve zig-zag su placchetta e lame che mi porta in un comodo punto per la sosta. Chiodo, spit e via. Parte Giovanni per L3. Spigolino fessurato che non ospita nulla se non un chiodino da progressione. Lo mette e ci si appoggia, da qui pianta poi un solido chiodo, si assicura e procede rimontando una placca molto esposta. Districandosi tra qualche rovo arriva poi ad una fessura tosta che ospita ottimi friend. Spit, friend e via. Ora vado io per L4, dopo un risalto di roccia e una piccola cengia, vedo un diedro di 10 m di roccia chiara che mi pareva d'oro. Piazzo un chiodo alla base mentre sono in equilibrio su un gradino. Proseguo a in opposizione mettendo ottime protezioni. Mi ritrovo in breve su un terrazzo, siamo in cima, incredibile.
La via è logica, concatenabile con una di quelle della parte inferiore, i.e. Frecce perdute. Insonne d'attesa, però, richiede un cambio di approccio, la roccia è a tratti delicata ed è da proteggere integralmente a friend e nut.
di Pietro Tamburoni