Seb Berthe ripete la leggendaria 'Dawn Wall' su El Capitan

Alle 8 del mattino del 31 gennaio 2025, dopo 14 giorni in parete, Seb Berthe e la sua compagna di cordata Soline Kentzel hanno raggiunto la vetta di El Capitan, completando così quella che risulta essere la quarta salita in libera dell’enorme Dawn Wall. Situata sulla parete sud-est del "Big Stone", la più difficile big wall al mondo è stata aperta da Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson in 19 giorni dal 27 dicembre 2014 al 14 gennaio 2015, prima di essere ripetuta in maniera alquanto impressionante un anno più tardi da Adam Ondra, dal 14 al 21 novembre 2016. Berthe è un grande esperto di big wall e il suo successo su questi 900 metri arriva dopo un lodevole tentativo effettuato due anni fa insieme al connazionale Siebe Vanhee, oltre alla seconda salita in libera della Heart Route con Simon Castagne nel 2016, la salita in giornata di Freerider con Vanhee nel 2017, una rara salita in libera di The Nose nel 2019, e Golden Gate ed El Nino nel 2022.
Proprio come nel 2022, Berthe ha attraversato l’Oceano Atlantico in barca a vela nel tentativo di ridurre al minimo il suo impatto sull’ambiente. Dopo 50 giorni di navigazione, lui, Soline Kentzel, Mathieu Miquel, Aidan Roberts e Guillaume Lion hanno raggiunto Panama. Grazie a un pannello costruito sulla barca è riuscito ad allenarsi e a non perdere molto della sua forma fisica. Da lì, Berthe e Kentzel hanno viaggiato attraverso l’America Centrale e il Messico con i mezzi pubblici e hanno raggiunto la Yosemite a fine novembre.
Berthe ha subito fatto cordata con il fortissimo Connor Herson, e i due si sono lanciati sulla Dawn Wall per iniziare a lavorare i tiri. La parte centrale della via, la più impegnativa, contiene due tiri di 9a, seguiti da un 8c+, uno dopo l’altro. Il belga ha spiegato: "Per tre o quattro lunghe settimane (in totale 15 sessioni di lavoro sulla via in questa stagione), siamo risaliti per centinaia di metri su corde fisse, abbiamo trasportato sacchi, lavorato i tiri chiave e sistemato le corde... La Dawn Wall non era cambiata per nulla — era ancora un’impresa enorme, e ogni aspetto di questo processo era difficile: l’arrampicata, le temperature gelide invernali mescolate al calore del sole di questa parete esposta a sud, il vuoto costante, le protezioni incerte, il ghiaccio che cadeva dall’alto..."
Il mese di faticosi tentativi e prove ha comunque dato i suoi frutti: Berthe ha finalmente capito come fare il passo chiave sul primo 9a, dove si era dovuto arrendere due anni prima, e ha salito quasi tutte le sezioni difficili, ma la cordata ne è uscita esausta e si è arresa. All'inizio di gennaio Herson è tornato ai suoi studi di ingegneria e Berthe ha passato una settimana a fare boulder a Bishop e si è preso quasi due settimane di completo riposo.
Per gennaio le previsioni parlavano di un eccezionale periodo di bel tempo e nonostante non si sentisse ancora pronto al 100%, quando Kentzel si è offerta di supportarlo Berthe ha immediatamente compreso che si trattava di un'opportunità da non lasciarsi sfuggire. Questo il suo pensiero:"Anche se il tentativo dovesse fallire, potrei sempre riprovare più tardi in primavera e un tentativo dal basso sarebbe la migliore preparazione possibile per riuscire un giorno a chiudere la Dawn Wall".
Il 12 gennaio, si imbarca in una missione solitaria per trasportare 130 kg di acqua, cibo e attrezzatura — tutto il necessario per due settimane di autosufficienza per due persone— fino al portaledge a 400 metri da terra. Questo gli richiede un'intera giornata e non solo gli prosciuga tutte le energie, ma gli provoca anche un intenso dolore lombare, per il quale gli sono necessari quattro giorni di completo riposo prima di poter anche solo prendere in considerazione l’idea di tornare ad arrampicare.
Alle 5 del mattino di venerdì 17 gennaio, Berthe e Kentzel partono, accompagnati da Alex Eggermont dietro l’obiettivo. In 4 giorni Berthe scala i primi 13 tiri che gli richiedono più tentativi su alcuni dei tiri più difficili, dopodiché si riposa per un giorno prima di affrontare il 14° tiro, il primo tiro chiave. Sapendo che le condizioni favorevoli sono fondamentali per la riuscita, si alza prima dell'alba del sesto giorno, prova i movimenti, dopodiché parte per il primo tentativo. "Volo attraverso il tiro" si legge nel suo diario "tutto sembra facile e in pochi minuti sono al passo chiave finale — ce la faccio! Imposto il grande allungo a sinistra, ma proprio mentre sto per raggiungere gli ultimi appigli... Scivolo. Mi esce un grido di frustrazione." Dopo essersi riposato per una ventina di minuti effettua un secondo tentativo, solo per scivolare di nuovo proprio alla fine. A questo punto la parete è ormai in pieno sole e Berthe torna al portaledge. Lì il dolore alla schiena si riacutizza, costringendolo a riposare per due giorni interi.
Il nono giorno decide di riprovare. "Quando mi sveglio, la mia schiena sta meglio — non è guarita, ma posso gestirla con l'ibuprofene. È una giornata fredda e nuvolosa — condizioni perfette. Mi riscaldo ripassando i movimenti dei passo chiave per capire perché continuavo a scivolare. Penso di aver trovato una soluzione — tutto dipende da come metto i piedi." Inizialmente, la fortuna non sembra essere dalla sua e dopo ben 9 tentativi inizia a disperare. La sua annotazione nel diario recita così: "Sono le 16:30, e una tempesta di neve è prevista per le 17. Un ultimo tentativo. Mi convinco che posso farcela. Tentativo numero 10. Non è il mio tentativo più fluido, ma riesco a superare il primo tratto difficile, poi il secondo. Mentre raggiungo l'ultimo riposo prima del terzo passo chiave… Inizia a nevicare. Mi si stanno bagnando le scarpette e le dita. Sembra proprio non esserci speranza, ma non ho nulla da perdere, quindi ci provo. In qualche modo, riesco a fare l’allungo. Il piede rimane incollato. Mi aggrappo all’ultimo appiglio, vedo che sono ancora in parete... SÌ! Ho chiuso il 14° tiro, in mezzo alla neve! Pura euforia. Di ritorno al portaledge, la tempesta di neve infuria, ma io sono al settimo cielo."
Berthe ha così finalmente sbloccato la porta che porta al 15° tiro, la seconda grande sfida della Dawn Wall, lì dove Kevin Jorgeson si era temporaneamente bloccato durante la prima salita nel 2015. Il tiro è gradato 5.14c/d - 8c+/9a. Berthe, noto per le sue valutazioni severe, ha commentato: "Personalmente direi più verso l’8c+, ma molto tecnico e intenso per le dita. Un lungo inizio intorno al 5.13d - 8b, seguito da un movimento preciso molto boulderoso che richiede un controllo estremo di piedi e dita." Dopo aver verificato i movimenti, gli bastano solo tre tentativi per chiudere anche quella lunghezza. Ha dichiarato: "Stringo le dita più del necessario nel passo chiave, rimango concentrato sui movimenti finali, e funziona! Sì!!! La riuscita inizia a sembrare più reale ora — sono elettrizzato!"
Dato che c'era ancora un po' di luce del giorno e che aveva ancora energia nel serbatoio, decide di provare subito il 16° tiro, il cosiddetto Loop Pitch, che funge da alternativa al famoso Dyno Pitch. Gradato 5.14a/8b+ e descritto come "Probabilmente il tiro più particolare della Dawn Wall", che prevede una disarrampicata di circa 20 metri fino a una piccola cengia, una facile traversata a sinistra, e poi una risalita, scivolosa e tecnica alla dulfer fino alla sosta. Sia Caldwell che Ondra avevano optato per questo tiro, mentre Jorgeson aveva scelto la variante con il lancio. Berthe non conosceva perfettamente i movimenti, e nonostante provi ripetutamente fino a far sanguinare le dita, si trova costretto a rinunciare per quel giorno.
Si riposa per un giorno intero e, durante quello che ormai è il 12° giorno, inizia a dare il massimo sul 16° tiro. Le previsioni danno solo tre giorni di buone condizioni prima di una tempesta di che sarebbe durata una settimana e Berthe sa che è il momento decisivo, poiché la parte superiore della salita sarebbe presto diventata completamente bagnata. Inizia ad arrampicare presto, ma nonostante si senta in forze, continua a cadere nel tratto in discesa. Poco prima che il sole arrivi a colpire la parete fa un ultimo tentativo e miracolosamente riesce a raggiungere la piccola cengia, descritta come "un punto di riposo perfetto dove posso persino togliermi le scarpe". Non ci rimane comunque a lungo, poiché a quel punto il sole diventa cocente e deve finire il tiro prima che faccia troppo caldo. Scala in modo fluido, ma dopo il tratto chiave avviene l'impensabile: scivola e vola.
A quel punto, Berthe si trova di fronte a un dilemma: "Devo prendere una decisione difficile: se voglio finire la Dawn Wall prima dell’arrivo del brutto tempo devo continuare a muovermi. Quindi, decido di adeguare un po' la mia etica. Invece di rifare l'intera discesa, inizio dalla cengia — dividendo di fatto il Loop Pitch in due tiri (probabilmente trasformandola in due tiri di 5.13d invece di uno da 5.14a)." Si riposao per 10 minuti e poi chiude il tiro, commentando: "Non mi sento completamente a mio agio con questo compromesso di stile, ma ha un certo senso: la cengia alla base della Loop Pitch è probabilmente il miglior punto dove riposarsi sugli ultimi 10 tiri."
La redazione di Planetmountain ha contattato Adam Ondra, che aveva ripetuto la via nel 2016, per avere la sua opinione al riguardo. Il ceco ci spiega tutto così: "Se vuoi seguire le regole di Tommy, forse sarebbe meglio salire tutta la lunghezza, come ha fatto lui. Credo che sia 8c, 8b+ per la sezione di discesa, 8a+ per la risalita. Capisco però anche che abbia perfettamente senso dividerla in quel punto, come ha fatto Seb. La cengia è piuttosto piccola, e anche se non penso sia sufficientemente grande per sedersi, ricordo che durante la mia salita mi sono tolto le scarpe e mi sono riposato lì, forse 10 minuti. Avrei voluto potermi fermare più a lungo, anche perché sono dell’opinione che la cosa logica da fare sarebbe non fermarsi alla sosta, su un singolo spit, del 16° tiro, bensì continuare fino in cima al 17° tiro. Questo darebbe vita ad un tiro completamente logico di 60m di 9a. In realtà ho provato a fare questo collegamento, ma sono caduto proprio alla fine. No, personalmente non ho problemi con il fatto che Seb abbia diviso il tiro in due."
Dopo questo tiro, Berthe si prende qualche ora di riposo prima di tentare il 17° tiro, l’ultimo di vera grande difficoltà, gradato 5.14a/8c+, ma nonostante dia davvero tutto, è costretto a rinunciare. A quel punto la preoccupazione è davvero tanta: "Le previsioni del tempo peggiorano: mi restano solo due giorni ed una notte per scalare le restanti cinque lunghezze difficili e undici più facili. Mi sento alle strette, rimango nel mio portaledge durante la tempesta sperando che la parte alta della parete rimanga scalabile. E’ però un rischio enorme."
Arriva infine il 13° giorno, Erik Sloan prende il posto di Kentzel per permetterle un meritato riposo e in un pomeriggio di pura ispirazione, Berthe chiudeo i tiri 17, 18 (5.13c/d - 8a+/b) e 19 (5.13b - 8a). Durante la notte chiude poi il 20° tiro (5.13c/d - 8a+/b) al secondo tentativo. Le carte iniziano dunque a girare a suo favore: "Torno al campo, pieno di speranza. Non è ancora fatta — ma è possibile: mi resta una lunghezza davvero dura (la 21°, 5.13d - 8b) e 11 lunghezze più facili (che vanno dal 5.11+ - 7a al 5.13a - 7c+)."
Ecco arrivare il 30 gennaio, 14° giorno in parete. Berthe sa che quello sarà un giorno importante: deve affrontare tutta la parta alta, dal 21 al 32° tiro, la spinta finale verso la vetta. Dopo aver smontato il campo e atteso pazientemente che il sole lasciasse la parete nel pomeriggio, si riscalda e poi, con un mix inebriante di stress e determinazione, va a chiudere il 21° tiro. "Faccio un salto verso l'ultimo appiglio e raggiungo la cengia con un grido di gioia! È fatta, ho completato tutti i tiri duri della Dawn Wall. Mi sento incredibilmente felice e orgoglioso."
Quella che segue è una vera corsa verticale per raggiungere la vetta prima della pioggia e i restanti 11 tiri vengono saliti in uno stato quasi confusionale, al buio, con notevoli difficoltà e segnati da un esaurimento fisico e mentale totale. Berthe lo racconta così: "Inizio a sentirmi malissimo: faccio fatica a mangiare, ho la nausea e il mio corpo è profondamente stanco.Ad ogni tiro devo lottare e lasciare indietro un pezzetto di me stesso."
Berthe scava più a fondo di quanto avesse mai fatto prima, persevera e, dopo aver superato il 31° tiro (5.13a - 7c+) e il 32° (5.12b - 7b), raggiunge il bordo della parete alle 8 del mattino. Finalmente, la vittoria, che commenta così: "Abbiamo appena vissuto una notte intensa e indimenticabile. È una sensazione strana... A causa dell'esaurimento, non riesco a realizzare completamente che è finita, che la Dawn Wall è dietro di me. Mi ci vorranno alcune ore, o forse di più, per capirlo davvero e apprezzarlo appieno. Prima di scendere ci prendiamo un momento per assaporare il risultato e scattare qualche foto, inclusa una con il cartello che abbiamo portato con noi durante tutta la scalata, con un messaggio particolarmente importante in questi tempi: "Arrampicatori di El Cap contro il fascismo."
Una volta essere tornato alla base del monolito di granito, il trentunenne ha dichiarato quanto segue: "Più volte durante la scorsa settimana, per motivi diversi, l'avventura è quasi giunta a capolinea, e le ultime ore sono state così dolorose che credo sinceramente di essere venuto faccia a faccia con i miei limiti fisici e mentali per la prima volta. Ero sempre sul filo del rasoio e ad ogni momento tutto poteva finire in un modo o nell’altra. In questi giorni ho scalato al meglio delle mie capacità e ho lottato duramente per arrivare alla fine di questo viaggio e di questi 14 giorni sulla Dawn Wall, in quello che per me è stato un sogno, un'impresa incredibile e una pietra miliare nella mia vita da arrampicatore, di cui sono più che fiero. Certo, questa è 'solo' una scalata, un risultato sportivo. Questa salita, però, è particolarmente importante per me — probabilmente la più significativa della mia vita da climber.
So anche che probabilmente avrà un impatto nel mondo dell’arrampicata. È per questo che voglio usare la mia salita sulla Dawn Wall per portare questa questione in primo piano. Il silenzio è complicità; la resistenza è un dovere.
Ciò che sta accadendo in questo momento in Belgio, Francia, Europa in generale e negli Stati Uniti è estremamente preoccupante. Tutti noi affronteremo le conseguenze, anche all'interno della bolla privilegiata dell'arrampicata. Il fascismo non è solo retorica d'odio — si manifesta nella violenza della polizia, nel razzismo sistemico e nelle discriminazioni, negli attacchi ai diritti delle donne e delle minoranze di genere. Essere antifascisti significa rifiutare tutte le forme di oppressione. Parliamone, organizziamoci, protestiamo, resistiamo... I miei pensieri e la mia solidarietà vanno a tutti coloro che stanno soffrendo e soffriranno di più per questa ascesa del fascismo."