Laura Rogora, l'arrampicata che verrà

Intervista alla climber romana Laura Rogora, la Campionessa Italiana Lead e Boulder in carica che a soli 15 anni ha liberato nella falesia di Collepardo una delle vie d'arrampicata sportiva più difficili mai liberate da una donna.
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Laura Rogora sale la famosa via d'arrampicata sportiva Fish eye 8c ad Oliana in Spagna
Stefano Ghisolfi

8c a soli 13 anni, 9a a soli 14. Nel frattempo si è laureata Campionessa Italiana Lead e Boulder, Campionessa Europea Lead, bronzo nella sua categoria nel campionato mondiale giovanile d’arrampicata sia nel 2015 ad Arco di Trento, sia nel 2016 a Guangzhou in Cina. Stiamo ovviamente parlando di Laura Rogora, la giovane climber romana che da poco ha aggiunto un'altra importante performance alla già lunga lista di successi: la prima libera di La Gasparata nella falesia di Collepardo, per la quale ha suggerito il grado di  8c+/9a. Se confermato, potrebbe trattarsi di una delle prime salite di questa difficoltà effettuata da una donna.


Laura sei da poco rientrata da un viaggio bellissimo in Spagna, dove hai salito il tuo secondo 8c+, Joe Blau. Ci parli della via e di quell’ultimo giorno di vacanza in cui sei riuscita a chiuderla?
Dopo essere riuscita, i giorni precedenti, a chiudere velocemente due 8c ho deciso di alzare l’asticella con questa via. Il primo giorno che l'ho provata mi sembrava veramente molto dura, ma già il giorno seguente ho fatto un buonissimo giro. La via è molto intensa per i primi 20 metri che sono seguiti da altri 20 metri di resistenza su prese buone e da un ultimo blocchetto finale su placca. Il secondo giorno sono caduta proprio qui, mi si era aperto il dito nel lancio iniziale e dopo una lunga battaglia quando ormai pensavo di averla fatta, il sangue e la ghisa mi hanno fatto scivolare su quell'ultima tacca. Ero felice perché solo il giorno prima quella via mi sembrava durissima e invece ero arrivata quasi in catena, allo stesso tempo però ero triste e delusa, sapevo che le probabilità di farla il giorno successivo, l'ultimo della vacanza, erano bassissime. Il giorno dopo faccio un giro di ricognizione, mi sento stanchissima e il dito mi fa male. Decido comunque di fare un giro, non c'è nulla da perdere, e così dopo 50 metri di battaglia ero in cima al mio secondo 8c+!

Come hai accennato, durante gli stessi giorni hai anche salito altri due 8c ad Oliana. Un vacanza ed una falesia perfetta?
In realtà la meta della vacanza era Santa Linya, una falesia sicuramente meno adatta al mio stile… ma la nebbia ci ha fatto dirottare ad Oliana. Le vie mi sono molto congeniali, oltre ad essere lunghe, quindi molto di resistenza non sono neanche tanto strapiombanti e ci sono molti appoggi per i piedi. I primi due giorni ho fatto i due 8c molto belli: T1 full equipe e la famosissima Fish eye, un vione di 50 metri. Non avevo mai fatto vie così lunghe perché mi incutevano un certo timore, per cui questa salita mi ha dato veramente molta soddisfazione.

Vieni da un periodo di forma strabiliante: a novembre hai liberato un 8c+ nella falesia di Collepardo.
La via si trova alla Cueva, una falesia nuova vicino Roma, ed è opera dell'instancabile Domenico Intorre. La prima volta me ne aveva parlato proprio Domenico, ma era periodo di competizioni e non ho avuto occasione di provarla. Intanto Roberto Limetta, un forte ragazzo di Roma, ha iniziato a provarla. Girava voce potesse essere un 9a, così quando mi ha proposto di andare con lui ho accettato subito. La via mi è piaciuta immediatamente, nessun singolo estremo ma solo una lunga sezione di resistenza su tacche. Poi c'è stato il mondiale in Cina, così non ho avuto più modo di tornare e, intanto, Roberto aveva rotto una tacca sulla sezione chiave dopo esserci andato veramente vicino. Quando finalmente sono finite le gare sono tornata e in solo 2 giorni sono riuscita ad arrivare in catena. È stata la mia prima libera così dura ed è stato difficile dare un grado. Spero che qualcuno decida di venire a ripeterla per dare una conferma perché vale veramente la pena.

Poi da poco c’è stata La Gasparata, la nuova via che hai liberato alla Cueva
La via è lunga circa 25 metri. La prima metà è facile, sul 7a+, poi inizia una lunga sezione dura senza buoni riposi. Il blocco più duro è in cima. La prima volta che l’ho tentata pensavo potesse essere la cosa più dura che avessi mai provato, poi invece mi è entrata abbastanza velocemente, al quarto giro di giornata in modo relativamente facile. È stato piuttosto difficile quindi dare un grado e, alla fine, facendo un confronto con le ultime ripetizioni in Spagna ho proposto 8c+/9a. Forse un po’ azzardato? Anche in questo caso aspetto ripetizioni.

Prime libere femminili. Capita nel nostro sport che una donna metta per prima la sua firma ma, diciamolo pure, capita di rado…
Secondo me non conta tanto chi fa la prima salita, dipende anche molto dalla fortuna. Innanzitutto intorno a Roma ormai sono poche le persone che girano su questi gradi, c'è stato poco ricambio generazionale. Poi probabilmente la prima libera sarebbe toccata a Roberto Limetta se non gli si fosse staccata la tacca...

Nell'aprile 2016 invece hai salito le tue prime vie di 8b a-vista. Anche questo è un livello assolutamente pazzesco. Cosa rappresenta per te l’a-vista rispetto al lavorato?
Mi piacciono tutti e due gli stili e cerco di praticarli entrambi. Quando sono in periodo di gare cerco di scalare perlopiù a vista, è sicuramente lo stile più stressante e faticoso e ogni tanto ci vuole anche parecchia fortuna. Dopo la stagione agonistica, invece, mi dedico a qualche progetto più duro.

Delle tue tante salite, oltre a Grandi Gesti ci ha colpito in particolare la veloce salita in condizioni non ottimali della mitica Wallstreet in Frankenjura. Come mai questa via in particolare?
Mi ha sempre interessato la storia dell’arrampicata, e questa via ne rappresenta una parte significativa. Avevo visto il video su internet e avevo letto il libro di Wolfgang Güllich, sentivo che avrei potuto farcela. Così ne ho parlato con i miei genitori e abbiamo deciso di aggiungere una tappa in Germania durante il nostro viaggio a Praga. L'idea era di fermarci una settimana, ma la pioggia ci ha fatto scappare dopo solo tre giorni. Il primo giorno di tentativi ero stanchissima, avevo i muscoli degli avambraccio contratti dal campionato europeo, tuttavia al terzo giro ci sono andata molto vicina. Dopo un assolato giorno di riposo, siamo tornati alla falesia sotto al diluvio. L'uscita della via era completamente bagnata e al primo tentativo sono scivolata sulla parte facile. Per fortuna il tentativo seguente è stato quello buono. Riuscire a ripetere il primo 8c del mondo è stata un'emozione unica

Parlando di emozioni - l’estate scorsa sei stata nominata per il premio Wild Country Rock Award nell’ambito degli Arco Rock Legends. Eri sul palco insieme a"due mostri sacri dell’arrampicata" come Daniel Andrada e Jakob Schubert. Raccontaci come l’hai vissuta.
È stato veramente inaspettato… avrei voluto chiedergli l’autografo!

Oltre alle tue salite in falesia, hai anche dei risultati in gara che sono indiscutibili. Elenchiamone soltanto alcuni: Campionessa Italiana boulder 2016 (dopo il titolo vinto nel 2015), Campionessa Italiana Lead 2015, Campionessa Europea Lead 2016 della tua categoria, bronzo della tua categoria durante i Campionati Mondiali Giovanili 2015 e 2016. È un impegno notevole. Allora quanto sono importanti per te le competizioni?
Mi piace fare le gare, allenarmi e cercare di arrivare in forma agli eventi più importanti. Sicuramente arriverà un momento in cui smetterò con le competizioni e mi dedicherò soltanto alla falesia che è l'aspetto dell'arrampicata che trovo più divertente e rilassante.

Avrai 19 anni nel 2020 quando lo sport arrampicata sportiva parteciperà ai primi giochi olimpici a Tokyo. Cosa ne pensi, e cosa speri?
Sono molto contenta che il nostro sport abbia avuto il posto che si meritava tra i giochi olimpici. Mi dispiace però che alla fine sia stata accettata la formula della combinata perché, oltre a non piacere a gran parte degli atleti, c'è il rischio che non piaccia neanche al pubblico dal momento che toglie spettacolarità allo sport dal momento che gli atleti sono costretti a fare una specialità che non è la loro. Forse la cosa migliore era scegliere una sola disciplina e sperare che con il tempo ci sarebbero state concesse più medaglie. Detto questo, se mi piacerebbe essere tra gli atleti olimpici? Certo che sì!





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