Giacomo Meliffi e il cerchio di Greenspit

Il racconto di Giacomo Meliffi che ad ottobre in Valle dell'Orco ha chiuso 'Greenspit', la mitica fessura liberata da Didier Berthod.
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Giacomo Meliffi su 'Greenspit' in Valle dell'Orco, ottobre 2024
Emile Pino

Mi trovo sulla svasa finale del tiro, con un piede incastrato tacco punta in alto sopra la testa, riesco a riposare. Dietro di me la corda lasca sorretta da 5 friend che corrono lungo tutto il tetto, i movimenti duri sono andati, faccio ancora pochi movimenti verso la catena ed eccolo lì, il moschettone che segna la fine della battaglia. Clippo la corda al suo interno e faccio uscire un urlo liberatorio, poi mi fermo un attimo a osservare la valle e penso… e adesso?

Avevo circa 21 anni, vivevo nelle Marche e arrampicavo da qualche mese solamente, un amico mi passa una chiavetta con dei film di arrampicata, fra i quali il bellissimo First Ascent. Un ragazzo dallo stile un pò dirtbag scala in fessura con una grinta ed una forza davanti alla quale non posso far altro che rimanere ispirato, fra le varie fessure che scala c’è ovviamente la bellissima Greenspit. È scontato spiegare che quel ragazzo è Didier Berthod, meno scontato però è dire che dopo la visione di quel film, l’unico modo di scalare per me era cercando di mettere, in ogni pezzo di roccia che arrampicavo, la stessa grinta che avevo visto in quel film. ho promesso a me stesso che un giorno anche io avrei salito quell’incredibile fessura. Grazie Didier per essermi stato di ispirazione!

Di li a poco ci sono stati molti cambiamenti nella mia vita. Ho iniziato a vivere in furgone, frequentando le pareti delle Alpi e scalando in giro per l’Europa. Ho fatto la mia prima esperienza di arrampicata in fessura al Sasso Remenno in Val di Mello, dove ho salito la Fessura di Budino; ricordo ancora la gioia che ho provato una volta arrivato in cima dopo una battaglia alquanto estenuante per paura di cadere sui Friend. D’altronde, nessuno mi aveva mai spiegato come metterli!

Avevo appena mosso il mio primo passo verso la promessa che avevo fatto a me stesso, ancora ben lontano da capire veramente il mondo degli incastri, ma comunque sulla buona strada. Nel tempo poi ho iniziato a frequentare sempre più spesso le pareti fessurate della Val dell’Orco, la Val d’Ossola e appunto la Val di Mello. La mia confidenza con le gli incastri crebbe velocemente, e mi portò spesso a riempire quegli spazi vuoti fra la roccia con il mio corpo, talvolta anche in solitaria.

Poi è arrivato il momento di misurarmi con le grandi pareti americane e infine ancora una volta a cercare sfide più complicate sulle Alpi, come quando ho salito Etat de Choc al Petit Clocher du Portalet in solitaria.

Quell’autunno mi sentivo pronto, facevo la vendemmia in Valle d’ Aosta e qualche giorno dopo il lavoro sono riuscito ad andare a provare, per la prima volta, la bellissima Greenspit. La prima giornata è stata alquanto deprimente, ma lo stesso non posso dire dei giorni successivi, nei quali sono riuscito a risolvere tutti i singoli. Poi, proprio quando era ora di fare un vero tentativo, la stagione è finita e per varie vicissitudini non sono tornato sotto quel tetto per i successivi due anni.

Quest’ anno in primavera, in occasione della settimana Eagle Team in valle dell’Orco, sono tornato un giorno a riprovare la via insieme al compagno Marco Cordin, ed è stata una bella giornata. Nonostante tutto quel tempo passato, i movimenti erano ancora nella mia memoria muscolare, solo un po’ da revisionare.

Di lì a poco sono tornato a provarla e l’ultima volta, con Jernej Kruder, per 3 giorni di seguito sono caduto alla fine del penultimo boulder senza essere stanco. Era come se la mia mente una volta arrivato a quel punto mi impedisse di proseguire.

Non volevo mollare ora che mi sentivo cosi vicino, purtroppo però a fine giugno ho avuto un brutto incidente, sono caduto per circa 200 metri nel canale di ingresso al Petit Clocher e per i successivi 2 mesi sono rimasto a casa cercando di riprendermi dall’ infortunio. Pensavo che per quest’ anno la mia possibilità di chiudere il tiro fosse svanita. Invece quando sono tornato ad arrampicare, mi sono reso conto di essere ancora in una forma tutto sommato decente, l’unico problema era che mi ammalavo praticamente ogni volta che mettevo il naso fuori di casa per scalare.

In una di queste scalate però mi trovavo in val di Mello, dove sono riuscito a salire La signora del Tampax al primo giro utilizzando solo i friend. A quel punto ho capito di essere ancora in gioco, e quindi qualche settimana più tardi eccomi qui, ancora una volta sotto questo tetto, con solo 2 giorni di tempo disponibili, assieme a Carima Grunder, la mia compagna.

Il primo giorno il passaggio chiave è completamente bagnato, ciò nonostante arrivo alla tacca, ma cado di nuovo. Inizio a pensare di non poter chiudere questo tiro. Il giorno dopo ritorno e con me oltre a Carima ci sono anche Laura Pineau e Marco Sappa.

Al primo giro passo il boulder che mi bloccava, arrivo all’appiglio che segna la fine delle difficoltà, lo prendo un po' al limite, mi paralizzo, provo ad accoppiarlo ma cado. Sono amareggiato, ma con la consapevolezza di poterlo fare. Mi rimane però un solo tentativo.

Parte Laura, sale il tiro e arriva in catena liberando Greenspit! Poi è il turno di Marco che libera la Pura Pura! Ed ora di nuovo è il mio turno, la pressione si fa sentire! Perdo i piedi già all’inizio del tiro, sbaglio svariate cose durante la salita, ma alla fine mi trovo nuovamente davanti all’ultima presa, un bel dinamico, accoppio e questa volta riesco a chiudere il cerchio. Mi sento un po’ spaesato, otto anni prima questo era solo un sogno impossibile ed ora eccomi lì, appeso a quella catena che guardo la valle…. E adesso?

Adesso ripenso al processo e ai cambiamenti che ci sono stati negli ultimi otto anni, mi rendo conto che quella bellissima linea non è solo una spaccatura sotto un grande masso, è anche qualcosa che in tutti questi anni ha mantenuto accesa in me una fiamma che più volte ha rischiato di spegnersi. Oggi mi ha aiutato ad essere più consapevole di me stesso, e di questo sono grato. Grazie Greenspit.

di Giacomo Meliffi

GREENSPIT
Greenspit in Valle dell'Orco è una delle vie in fessura più famose al mondo. La via è stata spittata a metà degli anni ottanta da Roberto Perucca con spit verdi, da cui il nome, e nel 2003 Didier Berthod ha tolto gli spit e ha salito la via con le protezioni già piazzate. Dopo questa "pinkpoint", lo svizzero è tornato nel 2005 e ha ripetuto la via piazzando le protezioni durante la salita. Nel corso degli anni il tetto praticamente orizzontale di 12 metri è diventato un simbolo ed un ambito banco di prova per alcune dei migliori “fessuristi" del mondo.




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