Falesia del Cateissard: le novità e il video Tromba & Friends
L’Arabo si è incazzato, voleva stare vicino ai sui amici e ci ha mandato Burian, il gelido vento del nord costringendoci a rinunciare all’evento Tromba & Friends. L’Arabo è il soprannome di Fabio Salerno, caro amico di Adriano Trombetta caduto da una cascata in Valpelline nel 2015. Per placare gli spiriti abbiamo aggiunto una via, quindi i monotiri in ricordo degli amici caduti ora sono quattro: Il Tromba per Adriano Trombetta, Tony Lov per Antonio Lovato, Margherita per Margherita Beria d’Argentina e L’Arabo per Fabio Salerno.
Pe renderli agibili, ho posizionato le targhette su 12 nuovi tiri e alcuni amici fedelissimi del Cateissard, come Maurizio Oviglia, Federica Mingolla e Marzio Nardi sono già venuti a provarli. Con Federica e Marzio ho girato questo piccolo video amatoriale in ricordo della bella giornata e dei quattro amici, raccolti ora in questo piccolo mondo del silenzio.
Di seguito tutte le novità 2018 della Falesia del Cateissard.
La Falesia del Cateissard, in Val di Susa sopra Foresto, è una realtà ormai ben consolidata con oltre quaranta monotiri che vanno dal 6a+ all’8a+. Quando la temperatura scende, chi non vuole sobbarcarsi il “viaggione” in Liguria o ha voglia di novità, trova qui un microclima invidiabile caldo e secco e una gran varietà di vie, in un ambiente incontaminato e con una vista mozzafiato.
Come spesso succede, qualche tiro ha colpito la fantasia degli scalatori più di altri e non è raro vedere climbers di regioni vicine, anche noti, che vengono per provare i tiri del muro infinito, Il Neverending Wall. La particolarità di questo muro è la continuità con vie che vanno dai 30 ai 40 metri. Gettonatissimi Phuc, Mamma Sa, Roka e Moka, Autobiographie di Maurizio Oviglia, Perseverare umano, l’8a liberato da Federica Mingolla e anche un 8a+ Cateiss Hard, di un altro talento torinese, Carlo Giuliberti, per ora provato da molti e ripetuto da pochi.
A chiodare ci va tempo, fatica, un po’ di soldi e tanta volontà per non scoraggiarsi, specie in un ambiente alpino come questo. Per mettere una sosta a quaranta metri di altezza su una parete alta duecento, a volte, occorre essere alpinisti e scalare dal basso con il cuore che batte e il trapano addosso. Spesso, esausto, vorresti buttare l’attrezzatura in un pozzo per uscire dalla dipendenza da apritore. Tuttavia, non c’è nulla che ti costringa a continuare, come vedere amici e sconosciuti che apprezzano il lavoro fatto e passano belle giornate, lottando e divertendosi sul tuo piccolo parco giochi.
Per chi non vuole sempre ingaggiarsi su tiri infiniti, son nati sei tiri nuovi al settore Ecole d’escalade, brevi e boulderosi di 15 metri, su roccia particolarmente bella. Quindi altri sei tiri di cui cinque lunghi, di 35 metri nel settore Profondo Rosso Right Wall. Le partenze qui sono leggermente strapiombanti, mancava questa tipologia. Il tiro più duro e già preso di mira da molti è Il Gatto di Piombo 7c. Gat ad piumb è una espressione piemontese per definire uno poco agile… un Gatto di piombo appunto. Il nome è nato con riferimento al primo passo chiave, che richiede una agilità che non è proprio la caratteristica dei vecchietti, me compreso, con cui vado a scalare. Più rilassato e molto apprezzato l’aereo spigolo de Il Risveglio della forza 7a+, il nome è stato dato da mio figlio Phuc fanatico di Guerre Stellari. Qui si trovano anche le quattro vie dedicate ai ragazzi scomparsi, Il Tromba, Tony Lov, Margherita e l’Arabo.
Le vie di roccia esistono quando sono percorse, proprio come una musica esiste, quando qualcuno la suona. E’ bello pensare che chi, per caso o per volontà, ripeterà quelle vie, farà rivivere i quattro amici uniti per sempre dall’amore per l’avventura e per la natura. Molto resta da fare, già ora se si tiene conto della lunghezza dei tiri è forse la falesia più estesa della Valle di Susa.
Chi viene a scalare quassù, scopre un ambiente naturale sempre più raro. Un piccolo angolo di Provenza o esagerando un po’… di Dolomiti … con camosci, falchi, un luogo da conoscere anche solo per una passeggiata. Qui sono bandite le prese scavate, raramente un po’ di resina l’abbiamo usata per consolidare appigli esistenti. Ci si adatta alla natura, si rinuncia a forzare una soluzione e si aspetta qualcuno più bravo. Ogni nostra azione verrà giudicata dalle future generazioni. In un posto come questo, hai ben presente che La Terra è un dono in prestito dai nostri figli.
Grazie agli amici Marco Croce e Fabrizio Pennicino ( Penna) per aver realizzato le belle targhette in legno
di Andrea Giorda CAAI - Alpine Club UK
SCHEDA: Falesia del Cateissard