Il Cateissard, lo Slow Climb e il nuovo mattino della valle di Susa

Due nuove falesie al Cateissard: Sky wall G&B e Cateisstrong, presentate da Andrea Giorda. Oltre 45 nuove vie di arrampicata sportiva vicino a Bussoleno in Piemonte
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Wafaa Amer su Cedere con fermezza 7b+ a Cateissard nella nuova falesia Sky Wall G&B, settore Tempio del Vento
archivio Andrea Giorda

Il 5 maggio 1974 Giancarlo Grassi e i due enfant prodige, Danilo Galante e Roberto Bonelli, sbucavano sulla cengia alta del Cateissard in Valle di Susa, avevano scalato la via del Risveglio. Una via impegnativa, forse comune in Dolomiti, ma significativa in Piemonte per i contenuti ideologici che rappresentava, a cominciare dal nome.

Il gruppo di punta del Mucchio Selvaggio, così li aveva battezzati Andrea Gobetti, non aveva il "Covo" in valle dell’Orco come molti immaginano, ma sulle pareti della Valle di Susa. Qui sono nati alpinisticamente Galante e Bonelli, quelli che nello stesso anno aprirono la fessura della Disperazione al Sergent in Valle dell’Orco, utilizzando cunei in legno fatti fare da un falegname di Bussoleno dove stava la mamma di Danilo.

Galante, sempre in quell’anno magico 1974, insieme a Grassi e Sacco aveva aperto nell’Orrido di Foresto la via dei Nani Verdi, definita da subito la via più difficile delle "palestre" torinesi, e quando nel 1980 si cercava una linea per mettere alla prova Patrick Berhault, Grassi indicò questa via, che il francese scalò quasi interamente in arrampicata libera, indicando un nuovo orizzonte.

Quante volte quest’anno, sulla cengia alta del Cateissard, ho immaginato Giancarlo, Roberto e Danilo sbucare dallo strapiombo. Il vento sembrava ancora portare le loro voci, le risa e gli scherzi, felici della loro impresa. I tre avranno visto sicuramente che vi era ancora un muro di calcare splendido sopra di loro, ma con i criteri di allora non era di grande interesse e presero la via della discesa.

Ho scalato in tempi antichi coi chiodi la via del Risveglio e son tornato decenni dopo con Maurizio Oviglia e ho trovato gli spit, un piccolo peccato che però permette a molti di ripercorrere una via bella e storica.

Sky Wall G&B, falesia SLOW CLIMB
Il muro finale intanto era sempre lì, ancora vergine e quest’anno insieme a Claudio Battezzati, neo Direttore della Scuola di Alpinismo Giusto Gervasutti, abbiamo deciso di andarlo a vedere da vicino. Nel paradiso dantesco più si saliva più ci avvicinava al divino con curiosa similitudine al Cateissard, più si sale più la roccia viene bella. Ma una qualità di calcare così era oltre le nostre aspettative, in particolare in Valle di Susa. In dieci mesi abbiamo aperto e pulito 40 monotiri per 944 metri di lunghezza, come essersi portati la Vinatzer alla Marmolada sopra Bussoleno.

Ma questa falesia sospesa tra terra e cielo, come direbbe Gaston Rebuffat, non è un regalo solo per la qualità della roccia, è un luogo dove gli elementi della natura e del paesaggio si fondono in una perfezione che non lascia indifferenti. Claudio ed io siamo andati su a lavorare decine di volte e sempre ci siamo stupiti di questo posto. Finito di lavorare si fantasticava di rimanere lassù ad aspettare la sera, immobili e con lo sguardo, persi tra le nuvole che turbinavano sulla valle.

Sarà anche perché dopo quaranta e più anni mi sono deciso a leggere Siddharta di Hermann Hesse, che ogni pellegrinaggio al Tempio del vento, così abbiamo chiamato il settore principale, era un passo in avanti verso una visione meno competitiva e più meditativa. Qualcuno ride della mia conversione, e dice che ormai sono vecchio rimbambito come quelle anziane e simpatiche zie che perso ogni appetito sessuale diventano sensitive e si danno alla cristallo terapia.

Può darsi che in parte abbiano ragione, ma se andrete al Tempio del vento concorderete che non è il posto per agguerrirsi a provare i gradi, ma un luogo dove è possibile fare una esperienza totale anche attraverso l’arrampicata che diventa un mezzo ma non il fine. Abbiamo discusso anche se mettere i gradi o lasciare le vie senza, per essere del tutto liberi di vedere una via di sotto e decidere se scalarla o meno e vivere, anche emotivamente, un’avventura totale che di solito è privilegio solo dell’apritore.

Falesia Slow Climb? Una provocazione sì, ma il senso è quello, un nuovo Risveglio. Sia ben inteso la ricerca del grado non va demonizzata, io stesso coi miei amici sto al gioco e mi danno come tutti sulle tacche, ma occorre avere anche dei momenti di pausa e riflessione per riacquistare il bello che ci circonda e l’armonia dei gesti della scalata a prescindere dalla difficoltà.

Passando ore e ore appeso a pulire e chiodare si ha tempo di riflettere sulle proprie esperienze ed è indubbio che negli anni settanta il grado non fosse così centrale, ossessivo, anche perché avevamo una difesa formidabile, la scala Welzembach era chiusa e quindi i gradi che davamo alle vie nuove erano sempre massimo V+. Il sesto nelle alpi occidentali non si usava. Questo fatto ha creato una situazione curiosa, chi ha compilato le guide successivamente e non ha vissuto quegli anni ha tradotto quei gradi in gradi francesi per cui il V+ è diventato un 5a.

Si spiega così perché molte vie si dice che sono "gradate in lire" al vecchio conio… con gradi strettissimi, non è che si era più bravi semplicemente se uno faceva un 6b scriveva 5+.
E’ nata così la favola che il 6b si sia fatto solo negli anni 80 o alla fine dei 70, ma secondo voi uno come Danilo Galante che senza friend apriva una via come il Diedro del Mistero al Sergent o Roberto Bonelli che aveva ripetuto in solitaria la via dei Nani Verdi e nel 1978 aveva salito la Fessura Kosterlitz avevano come limite il V+?

Ivan Guerini fu uno dei primi a rompere il tabù e creare lo scompiglio inviando alla Rivista della Montagna la relazione del Precipizio degli Asteroidi con il settimo grado, già annunciato da Reinhold Messner e ora Massimo Busi a commento della famosa foto con la farfalla su Gogna Blog scrive: "Ivan Guerini in dialogo con una farfalla. Pochi capiscono quello che Ivan Guerini diceva e scriveva, ma il messaggio che ne derivava era che l’arrampicata era qualcosa di grande, di bello e di complesso da non potersi ridurre in un insieme di regole e definizioni. Il periodo libertario durò poco e tutto si ridusse a codificare un insieme di regole per uno nuovo sport fisico.”

Posso assicurare che negli anni ’70 di gradi si parlava pochissimo, si diceva difficile, ingaggiato, perché spesso per arrampicare in libera le protezioni erano poche e difficili da mettere, non c’erano i miracolosi friend di adesso.

Ora il grado è tutto, non importa dove, anche sotto un ponte e se è farlocco è meglio, il numero è tutto, ho fatto un 7b! Uno stress non da poco, se c’è una cosa che distingue molto i gruppi che scalano ora da quando io avevo venti anni è l’ansia da prestazione. Noi si sparava cazzate a raffica anche per alleviare la tensione che spesso era data dal rischio, ad esempio mai avuto i friend e tantomeno il numero sei per fare la Fessura della Disperazione, ora si sente i ragazzi che parlano tutto il tempo di schede di allenamento, aderenza e paura di volare con lo spit alla pancia! Certo ci sono anche i fortissimi, non si può generalizzare, ma la media è quella.

Tra le varie correnti di fine anni settanta quella che più mi affascinava era il Clean climb, non lasciare traccia, usare solo nut e i più estremi dicevano che i tracciati delle vie andavano indicati sommariamente, per lasciare al ripetitore le stesse emozioni dell’apritore, figuriamoci dare i gradi! Il Nuovo mattino e gli anni seguenti erano molto Slow Climb, si valorizzavano pareti locali di fondovalle con tempi e modi più rilassati, godendo appieno delle bellezze naturali in contrapposizione ad un alpinismo seriale, bulimico e che aveva vetta e gagliardetti come massimo riconoscimento di conquista.

Già ma poi è arrivata l’arrampicata sportiva, la falesia, il grado. Un gioco meraviglioso, che tutti amiamo ma per sua natura non permette di scalare rilassati, uno sportivo non può essere rilassato, l’ansia da prestazione è evidente basta guardarsi attorno, chi dice che non gli importa è spesso il più stressato di tutti, non credetegli. Prima era la vetta ora è il grado stessa ansia, è cambiato poco in fondo.

Venite allora a Sky Wall G&B, magari ignorate i gradi, che alla fine per codardia abbiamo messo, fatevi prendere dalle strane forme delle rocce e salite la linea che più vi ispira, cercando di scalare a vista, su qualcosa che è difficile ma controllate con il corpo e con la mente, la sensazione più bella, l’armonia con la pietra e quello che vi circonda.

Claudio Battezzati ed io firmiamo le nostre falesie G&B, la ricerca della linea e della pulizia è maniacale, nascono da un progetto complessivo per un preciso target di fruitori, e son tutte diverse. Quest’ inverno la falesia Cateissoft, nata per le scuole e chi cerca poco ingaggio è stato un vero fenomeno mediatico e di frequentazione. Era affollata anche durante la settimana. Vai in Liguria… no vado al Cateissoft, che dire per un posto che i vecchi climber giudicavano brutto e lontano.

Sky Wall G&B è ancora più lontano, meglio, chi pensa sia troppo lontano non ci vada, non è il posto per lui o non lo è per quel giorno. Anche l’avvicinamento ha un senso. Chi crede ancora che camminare sia old stile è lui vecchio, ormai gli alpinisti fanno l’8c, non c’è più contrapposizione coi climber!

Le Falesie del Cateissard sono ormai un riferimento, non solo in Piemonte e sono una valida alternativa nei mesi più freddi alle falesie della Liguria. Molti vengono da fuori, ci sono 114 tiri nuovi con caratteristiche e tipi di roccia molto diversi nei vari siti: Profondo Rosso, Ecole d’escalade, Falchi penne e croci, il Neverending Wall , il Muro Infinito visitato a sorpresa anche da Andrea Gennari Daneri che ringrazio, Cateissoft e il nuovissimo Cateisstrong, lo strapiombo più impressionante e spettacolare della valle della di Susa con 4 linee dal 7c+ all’8b aperte da Carlo Giuliberti e Piergiorgio Lotito in procinto di diventare guide alpine.

Ciliegina sulla torta ci è venuta a trovare Wafaa Amer, la fortissima scalatrice egiziana fresca della ripetizione di Hyaena, storico e ostico tiro di Andrea Gallo a Finale Ligure. Giampiero Porcheddu, in arte GPP l’ha invitata alla nostra nuova falesia e siamo rimasti affascinati da questa ragazza di 22 anni tanto forte quanto semplice e simpatica. Eravamo un po’ tesi, noi tre sessantenni (Gpp, Battezzati e il sottoscritto), ci sentivamo un po’ fuoriuscita di Villa Arzilla con la badante. Invece Wafaa ci ha messo a nostro agio, ha apprezzato l’avvicinamento, il panorama, la natura e lei che viene da Finale anche la roccia, una bella conferma per Sky Wall G&B ma ancor di più per la valle di Susa che ha grandi potenzialità inespresse nello sviluppo dell’outdoor.

Non si dice mai che attrezzare e pulire una falesia è un culo mondiale, scusate la parola mondiale… ma per chi come me non ha particolari doti artistiche un tiro ben riuscito è come un forma d’arte e non importa quanta fatica costa. A volte io e Claudio siamo sfiniti, sporchi e abbruttiti dalla terra in faccia e mi vengono in mente le parole di Warren Harding che dopo 27 giorni sul Capitan e i Rangers che volevano salvarlo contro la sua volontà, prese una latta di conserva e la lanciò giù con un biglietto "Dobbiamo essere i più miserabili, fradici, freddi e puzzolenti disgraziati immaginabili. Ma siamo vivi, veramente vivi, come le gente è di rado." La via che stavano aprendo era sulla Wall of the early morning light del Capitan in California, nome dal quale Gian Piero Motti trasse ispirazione per il new deal del Nuovo Mattino.

Andrea Giorda CAAI- Alpine Club UK

SCHEDA: Cateissard Sky Wall G&B, Piemonte

SCHEDA: Cateisstrong, Piemonte

Da Siddharta di Hermann Hesse
Si guardò attorno come se vedesse per la prima volta il mondo. Bello era il mondo, variopinto, raro, misterioso era il mondo! Qui era azzurro, là giallo, più oltre verde, il cielo pareva fluire lentamente come i fiumi…….tutto ciò penetrava per la prima volta attraverso la vista di Siddharta.
Tutto questo era sempre esistito nei suoi aspetti variopinti, sempre erano sorti il sole e la luna, sempre avevano scrosciato i torrenti e ronzato le api, ma nel passato tutto ciò non era stato per Siddharta che un velo effimero e menzognero calato davanti ai suoi occhi..




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