L'Accademico ieri, oggi e domani
L’interesse per l'argomento era scontato, ma la quantità e qualità degli interventi e delle proposte scaturita dal dibattito ha superato le aspettative degli stessi organizzatori. I soci del Club Alpino Accademico che si sono riuniti sabato nella sala conferenze del Grand Hotel Trento per l’usuale Convegno Nazionale, hanno discusso sul ruolo del CAAI e del socio Accademico nel contesto attuale e nella prospettiva futura.
Giova ricordare che il C.A.A.I. è la Sezione nazionale del Club Alpino Italiano che raccoglie i migliori alpinisti non professionisti del momento, come ha ricordato nella sua analisi storica il past President Giacomo Stefani. È l'unica Sezione che ha requisiti di ammissione basati sul curriculum tecnico. E si tratta di requisiti particolarmente severi, che consentono l'ammissione ogni anno di un numero limitatissimo di alpinisti. Si richiede, infatti, un nutrito curriculum di salite estreme.
L'Accademico deve aver espresso valori tecnici e salite al top della difficoltà alpinistica del momento in cui sono state realizzate. Questo concetto ha funzionato senza problemi sino a poco più di dieci anni fa, ma ha manifestato la sua inadeguatezza nel momento in cui l'alpinismo è stato spinto a livelli di difficoltà impensabili e oggi alla portata esclusivamente di una ristrettissima cerchia di atleti professionisti. E non parliamo di guide, ma di professionisti dell'alpinismo e dell'arrampicata a tempo pieno.
Come ha rilevato il Presidente generale Alberto Rampini, questa situazione di fatto rischia di intaccare la natura stessa dell'Accademico che è associazione riservata ai non professionisti, cioè a quegli alpinisti che praticano la montagna a livelli di difficoltà elevatissimi ma compatibili con un esercizio non professionale. Essere Accademico non è solo un prestigioso riconoscimento ma implica condividere la mission di tutelare e diffondere l’idea di un grande alpinismo di impostazione classica, rispettoso della storia e delle tradizioni e nel quale passione e avventura prevalgono sull’aspetto sportivo.
Maurizio Giordani a sua volta ha analizzato l’attualità dell’alpinismo italiano, confermando la frattura sempre maggiore tra gli exploit dei big e l’alpinismo soft e plaisir praticato dai più. Sembrano effettivamente oggi ridotti gli spazi dell’alpinismo tradizionale e di avventura: sintomatico che nell’intera stagione estiva 2020 la parete Sud della Marmolada abbia avuto un numero di salite inferiore rispetto a un solo fine settimana degli anni Novanta.
Gli altri relatori che si sono succeduti, coordinati da Alessandro Gogna in qualità di moderatore, e i soci intervenuti nel dibattito hanno affrontato il problema sotto diverse angolazioni portando suggerimenti e idee nuove.
Si è proposto ad esempio, a parziale mitigazione degli aspetti puramente tecnici, una maggior valorizzazione dei curriculum completi, realizzati su tutti i terreni, roccia, ghiaccio, misto e arricchiti di vie nuove e spedizioni extra alpine. Oppure la valutazione anche del profilo morale, della coerenza etica e dello spessore culturale dei candidati. Requisiti questi, come è stato sottolineato, già presenti in passato ma progressivamente ridimensionati dalle nuove tendenze di carattere prestazionale. Si è osservato che l'alpinismo promosso dal CAAI, pur essendo di alta difficoltà, non ha carattere sportivo ma di pura avventura ed occorre operare per preservare questa fondamentale caratteristica.
Anselmo Giolitti, membro della Commissione Tecnica Centrale, ha esposto le conclusioni del Gruppo di Lavoro appositamente costituito, volte a razionalizzare il processo di valutazione delle candidature. L’importanza di un profilo culturale adeguato è stata ribadita come base essenziale per poter supportare l’attività di sostegno e diffusione delle idealità dell’associazione. Essere Accademico non è solo un titolo onorifico ma è soprattutto l’assunzione di un impegno a sostenere e diffondere con coerenza il tipo di alpinismo che ci piace e che pratichiamo.
Samuele Mazzolini, educatore di professione, si è occupato delle metodologie di approccio al mondo dei più giovani, partendo dalla resina per arrivare magari anche ad esperienze diverse e di maggior impatto formativo. Francesco Piacenza, esperto in comunicazione, ha analizzato le tecniche d’informazione più idonee per lanciare questi messaggi e ha individuato iniziative concrete per far conoscere al grande pubblico il CAAI e per assicurare quella visibilità che merita, proponendo tra l’altro anche la realizzazione di un wikimountain gestito dall’Accademico.
Molte altre le idee emerse, che verranno riprese ed approfondite nei Convegni dei tre Gruppi (Occidentale, Centrale e Orientale) in programma tra novembre e dicembre.
Il testo completo degli interventi sarà disponibile a breve sul sito www.clubalpinoaccademicoitaliano.it