Convegno Nazionale del Club Alpino Accademico a Domodossola: Alpinismo e arrampicata con i pionieri dell'Ossola
Si è svolto sabato 12 ottobre presso la sala polifunzionale della Comunità Montana Valle Ossola di Domodossola il Convegno Nazionale del Club Alpino Accademico. Si tratta di un ramo distaccato e indipendente del CAI, nato nel 1904 con l’intento di riunire i migliori alpinisti non professionisti ma che hanno dedicato gran parte della propria vita per ripetere vie alpinistiche di grande valore, hanno dato un impulso all’esplorazione e un contributo alla diffusione di storia, cultura ed etica alpinistica. In questi rosa di nomi sono entrati anche nomi di fama internazionale che hanno dato lustro all’Italia con spedizioni esplorative, hanno portato avanti tecniche, pubblicazioni e avviato progetti di altissimo valore.
In un mondo fatto di tempi sempre più contenuti per salire le montagne e gradi di difficoltà sempre più alti, gli Accademici del CAI promuovono il rispetto delle regole per affrontare un’attività appassionante ma estremamente rischiosa basata sulla conoscenza, l’esperienza e un’etica maturate lentamente e con la cultura della montagna. Al contrario di un mondo sempre più veloce e misurato da numeri aridi e limitanti.
Giovanni Pagnoncelli, figlio di alpinista e alpinista dal 1995 quando frequentò la Scuola Militare Alpina a La Thuile, con esperienza esplorativa sulle Alpi e nel mondo, ha portato il Convegno Nazionale a Domodossola per la prima volta mostrando non solo le bellezze e la biodiversità unica del territorio ossolano che, in pochi chilometri, spazia dai laghi alle cime più alte del Continente Europeo, ma dell’infinità di possibilità arrampicatorie che il territorio offre a chi questo non lo conosceva.
Attraverso gli occhi, le parole e le immagini di Alessandro Gogna, Matteo Della Bordella, Marcello Sanguineti e Mario Bramanti, si sono mostrati diversi modi ed interpretazioni per un’arrampicata e un alpinismo diverso sia per genere, stile che per generazione mettendo in evidenza le potenzialità di un territorio che veramente, in maniera unica, coniuga i tiri brevi di bassa valle di estrema difficoltà alle salite estreme d’alta quota.
Giovanni ha poi presentato i pionieri dell’alpinismo ossolano, da Tino Micotti, verbanese e che per primo scalò in Ossola il sesto grado, a Alberto Paleari, Mauro Rossi, Roberto Pe, Graziano Masciaga, Fabrizio Manoni, Maurizio Pellizzon, Ivano Pollini, persone che, senza alcun compenso, hanno dedicato la propria vita alla montagna, alla chiodatura, alla messa in sicurezza di itinerari e siti di arrampicata sportiva condividendo esperienza, entusiasmo ed etica con le nuove generazioni.
Si è concluso il convegno con le riflessioni rivolte al cambio generazionale locale che fatica a decollare nonostante l’Ossola richiami arrampicatori da tutto il mondo. Sembra proprio che se la montagna e l’arrampicata non passano dai bambini ancora piccoli non c’è speranza per un’attività che, per caratteristiche territoriali, dovrebbe essere profondamente radicata e praticata come invece succede in Francia, Svizzera e Austria. La parete più alta delle Alpi passa incredibilmente inosservata davanti agli occhi dei tanti che non sanno nemmeno che esista, ma come questa, altri esempi di rara bellezza come gli Orridi di Uriezzo, le Gole di Gondo, i pascoli di Veglia, Devero e Formazza non toccano la massa locale che resta lontana, nel fondovalle, a vivere non diversamente da come vivrebbe in Pianura.
Info: www.clubalpinoaccademico.it, Ortovox