Aperta al Monte Ciarido nelle Marmarole (Dolomiti) la Via Giannina
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Da quando nel 2020 ho avuto la fortuna di scoprire il Cadore, zona ricca di montagne affascinanti, non c’è angolo di questo posto che non mi abbia incantato e ispirato. Tuttavia, come spesso accade ai sognatori, la mia attenzione si è presto rivolta verso le Dolomiti meno conosciute e più selvagge: le Marmarole. Insieme alla mia ragazza e a suo fratello Mattia, che nel tempo è diventato un compagno di avventure, abbiamo esplorato queste montagne, scalando prima il Pupo di Lozzo, poi la Torre Lorenzo, la Torre Pian dei Buoi, la falesia del Ciarido e molto altro.
Ricordo un pomeriggio dell’estate scorsa, quando ci trovavamo sulla falesia sopra al rifugio Ciareido. Fu proprio Mattia a incuriosirmi, chiedendomi informazioni su una placca grigia sopra di noi. Da quel momento abbiamo iniziato a raccogliere informazioni sulla parete, con l'obiettivo di evitare di interferire con gli itinerari storici o le vie già esistenti sulla linea che avevamo individuato. Così, motivati e contenti della riapertura del rifugio Ciarido, il 13 agosto partiamo con l’idea di dormire tre notti nel furgone e aprire la via con calma. Come sempre, durante l’avvicinamento litigammo su chi ha lo zaino più pesante, e tra una discussione e l’altra arriviamo all'attacco della parete.
Iniziamo a scalare questa placca grigia, estremamente compatta, e presa dopo presa, ben presto ci ritroviamo alla prima sosta. Da lì, arriviamo subito alla seconda e poi alla terza. Sulla grande cengia Mattia continua a gettare occhiate verso il rifugio, sperando che io capisca il suo desiderio di una birra fresca. Ma lui non sapeva che io avevo in mente un obiettivo chiaro: raggiungere la cima in giornata!
Superiamo la grande cengia erbosa e troviamo uno spit con anello. In quel momento, la nostra motivazione vacilla, ma incoraggio Mattia a continuare a salire per scoprire il motivo di quello spit. Procediamo e ci rendiamo conto che lo spit conduce a delle rampe di roccia, a destra della nostra linea. Decidiamo quindi di proseguire lungo lo spigolo e il diedro per altri 60 metri, fino ad entrare nell'anfiteatro sotto la cima. Facciamo una breve pausa, concedendoci una merenda a base di caramelle gommose: chiaramente l'approvvigionamento non è il nostro forte.
Alle 17:00 siamo finalmente in cima. Ci abbracciamo, è fatta! Ora resta solo la discesa, che si rivela più impegnativa della salita. Alle 19:30 siamo al rifugio, stanchi ma ancora carichi di adrenalina e con una sete tremenda. Prendiamo una brocca di radler, che finiamo in meno di dieci minuti. Poi scendiamo al furgone, mettiamo della buona musica e ammiriamo la nostra salita mentre il sole tramonta.
È in quel momento che a Mattia viene l’idea del nome: vuole chiamare la via come sua nonna, Giannina, che a 87 anni dimostra una forza di volontà e una motivazione fuori dal comune in tutto ciò che fa. Gestisce ancora con verve il suo B&B a Lozzo di Cadore e quella via, aperta in giornata, riflette perfettamente il suo modo di vivere.
La linea segue un’arrampicata divertente su placche, diedri e fessure, mai troppo difficile, e offre uno scorcio a 360 gradi sulle Dolomiti Cadorine e Friulane.
di Andrea Gremes