3 anni in Sella, nuova via nelle Marmarole (Dolomiti) di Francesco Rigon e Michel Sirotti
Mi pare fosse maggio di due anni fa quando passai sotto la parete ovest della cima le Selle, un corno di calcare grigio ben visibile da Tornede, ridente località della val Ansiei dove ho vissuto un paio d’anni. La parete e la roccia mi hanno subito stregato, mi son detto su questa parete voglio aprire una via.
Così a distanza di qualche mese torno su in compagnia di Michel Sirotti "Mitch" che non vedeva l’ora di ingaggiarsi in una bella avventura e Michele Da Rin "Michelino" che non aspettava altro che un’occasione per fare un po’ di fatica! Questa volta sbagliamo un po’ tattica e sottovalutiamo le 4 ore necessarie per arrivare alla base della parete. In due giorni di estenuante lavoro apriamo solo 3 tiri, facendo i conti con la disidratazione (nella parte alta delle Marmarole è quasi impossibile trovare l’acqua in superficie) e una roccia che si rivela subito estremamente compatta.
Passa un anno, a luglio 2021 torniamo in parete, questa volta scegliamo un approccio più conservativo, il primo girono lo dedichiamo a salire e sistemarci al rifugio. Anche in quest’occasione Michelino ci viene in aiuto, dato che per un fraintendimento con il gestore del bivacco Tiziano avevamo le chiavi sbagliate; un paio di telefonate e Michelino, che uscito dal lavoro si spara la salita al Tiziano come se fosse la passeggiata per andare a prendere il pane, in un’ora e poco più arriva a portarci le chiavi del rifugio dove avevamo lasciamo tutto il materiale l’anno precedente – ringrazio fin da ora il Cai Venezia, proprietario dell’ex rifugio Tiziano per averci concesso l’ospitalità.
Il giorno seguente di buon mattino io e Mitch saliamo alla parete, mentre Michelino torna al lavoro… Saliamo i primi tre tiri già aperti l’anno precedente, e liberiamo il secondo che durante l’apertura non avevamo avuto tempo di ripetere. Ora siamo di nuovo su terreno vergine, la linea che avevamo visto dal basso si rivela troppo dura, almeno per noi, allora puntiamo ad una serie di fessure poco evidenti che sembra possano condurre in cima alla parete. In effetti le fessure sono relativamente facili, ma i tratti di collegamento in placca si rivelano molto ostici sia per la libera che per la chiodatura. Ad ogni modo dopo esser volato sui cliff, aver strappato un friend, aver fato un paio di fori col trapano che svitava – e qui ho capito il nome di una via in Agner di Gigi "Se sviti non buca", mi consolo scoprendo che è capitato anche a lui - riesco ad aprire altri due tiri. È ancora presto ma le energie mentali e fisiche sono esaurite, inoltre dalla quinta sosta non sembra per nulla facile trovare una linea scalabile per proseguire. Rimandiamo ad un’altra occasione la fine della via.
Finalmente a settembre di quest’anno riusciamo a tornare su, sta volta siamo solo io e Mitch, ma come al solito Michelino ci ha anticipato portando al rifugio quasi 10kg di attrezzatura e viveri. Come l’anno precedente saliamo al rifugio il giorno prima, dove non mancano i confort, e dopo una cena abbondante a base di tortellini, come da protocollo, andiamo a letto di buon ora…
Il 5 settembre siamo di nuovo sotto la via, ripercorriamo velocemente i primi tre tiri e dopo una breve ricognizione riesco a liberare il quarto e il quinto tiro. Con il morale alto per la libera dei tiri, vogliamo uscire dalla parete e finire la via; già dalla base avevamo notato una serie di fessure che sulla sinistra potevano condurre in cima alla parete, così inizio il tiro in traverso che l’anno scorso non avevo avuto il coraggio di fare. Le possibilità per fermarsi sui cliff sono minime così sono costretto nei primi 10m a mettere 5 fix che permettono di superare questo tratto anche in A0, poi si arriva ad una vaga cengia con dei buchi enormi per le mani dove si usa anche Friend n°3. La roccia diventa sempre più bella, forse la migliore della vie e girato uno spigoletto faccio sosta. Purtroppo questo tiro non abbiamo avuto tempo per liberarlo completamente, c’è ancora un passaggio nel traverso da decifrare, credo che le difficoltà di questa placca possano aggirarsi tra il 7c e l’8a.
L’ultimo tiro è un privilegio poterlo aprire, un 7a meraviglioso nei primi 15m, pure qui un appiglio traditore che mi resta in mano fa prendere un bello spavento a Michel che mi fa sicura, per fortuna l’amico 0,75 BD che ho messo qualche metro sotto tiene, così ho l’occasione di risalire il tiro per la seconda volta – sul punto dove ero appena volato penso che forse un fix non sta male visto che non si riesce a proteggere. Più in alto la parete finalmente si abbatte e anche le difficoltà, purtroppo anche la qualità della roccia non è più il massimo. L’ultima sosta è sul filo della parete su una comoda terrazza. Appena al di là della cresta con 30m di II in un canale si arriva ad un piccolo spiazzo dove c’è la sosta di calata per scendere in doppia e raggiungere la 5° sosta. La discesa è agevole e con 5 doppie si torna alla base della parete.
Quando ho pensato di aprire questa via la cosa che più mi interessava era farlo nello stile più pulito possibile, infatti ho messo i fix solo dove non era possibile proteggersi in altro modo, per tutta la via sono stati utilizzati 34 fix, comprese le soste. La via comunque è sempre sicura, anche se bisogna scalare sereni tra una protezione e l’altra. Credo che la valutazione corretta sulla proteggibilità della via sia RS3+
Ringraziamenti: CAI Venezia, per averci concesso la gentile ospitalità all’ex rifugio Tiziano, e il gestore Pietro Vecellio, Karpos per la fornitura di vestiario sempre al top, infine i miei due compagni di avventura Mitch e Michelino
di Francesco Rigon
Info: francescorigon.com
SCHEDA: 3 anni in Sella, La Sella Ovest, Marmarole, Dolomiti