Via dei Ricordi, una nuova discesa sulla nord della Busazza (Presanella) di Enrico Lovato

Enrico 'Cobra' Lovato racconta il percorso che lo ha portato a scendere in solitaria una nuova linea di sci estremo sulla ripida parete nord della Busazza il 29 aprile 2024
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Foto del tracciato della 'Via dei Ricordi' (Busazza parete nord).
Enrico Lovato

È la sera del primo di febbraio e stanco morto sto tornando da due intense giornate tra ghiaccio e neve per le selezioni di aspirante guida alpina in Trentino. Penso che dopo due mesi intensi di arrampicata su ghiaccio sia proprio arrivata l’ora di tirar fuori gli scii per qualche linea ripida, la mia più grande passione assieme all’arrampicata. Quindi la sera stessa invio un paio di messaggi ai fidati compagni Luca Zanon "Zeta" e Simone Navarini "Nava" e iniziamo a organizzare. Zeta propone il Canale N-O della Punta di Monte Giovo (5.1, E3, max 50°), in Alto Adige. Una linea ai più sconosciuta, scoperta da Zeta leggendo il libro del mitico sciatore Heini Holzer. La poca neve ci obbliga a scalare una cascatina di WI3 per entrare nel canale, il resto invece procede liscio e ci godiamo una discreta sciata. La stagione inizia nel giusto modo. Siamo felici e soddisfatti!

Da qui in poi io e Luca iniziamo ad abbozzare altre idee per le prossime avventure, anche grazie alle nuove nevicate e alle buone condizioni sulle montagne "di casa". Così a metà febbraio abbiamo il privilegio di scendere la Parete Est della Pietra Grande (5.1, E2, max 50°), nelle Dolomiti di Brenta, una discesa di grande estetica e assai poco frequentata. Al ritorno da questa discesa iniziamo a riflettere come i cambiamenti climatici stiano modificando il modo di affrontare la stagione dello sci ripido, che a causa di periodi di caldo anomalo ci portano ad anticipare sempre di più certe gite che normalmente andrebbero fatte in primavera.

Dalla metà di febbraio in poi una manna dal cielo, la neve cadrà copiosa in tutto il Trentino per i tre mesi a seguire. Questo vuol dire una sola cosa, che appena il manto nevoso si assesta bene si possono iniziare a programmare le iconiche pareti nord del Trentino, come per esempio la Presanella. Un sogno che potenzialmente si potrebbe avverare!

Le grandi classiche pareti nord del Trentino
A inizio marzo un amico di Vermiglio mi manda una foto della parete nord della Busazza, dove il Canale Pfeiffer-Reif (E3, 5.3, max 55°) è ben visibile e sembra in buone condizioni. Per me la Busazza è un sogno nel cassetto, l’ho sempre osservata con stupore e ammirazione fin dai campeggi in Val di Sole quando ero ancora piccolo. A dieci anni mai avrei pensato una parete così ripida potesse essere sciata; ora la osservo con uno sguardo completamente diverso, inizio a sognare ad occhi aperti.

A metà marzo finalmente la neve si assesta bene e il meteo inizia a migliorare donandoci una settimana buona, così inizio ad organizzare la discesa con una compagnia di amici. Sabato 16 marzo ci ritroviamo in cinque sotto il canale. Tra una cosa e l’altra solamente in due decidiamo di salire, io e Riccardo Simeoni, a causa della mancanza di neve all’ingresso della parete che obbliga a scalare un breve tiro di misto abbastanza verticale e sprotetto. Per il resto rimaniamo veramente stupiti dalle condizioni della neve, la discesa è goduriosa su ottima polvere, che fortuna! Per me rimane ancora adesso la più bella discesa della stagione, superba!

Il forte Zeta, sicuramente il mio più grande e fidato compagno di ripido, nonché grande amico, c’era rimasto abbastanza male dal fatto di non essere venuto con noi, così mi propone di scendere una variante della Busazza che aveva intuito guardando le foto scattate i giorni prima. La linea è inedita, si tratta di un ripidissimo canalino che a circa due terzi si stacca dalla classica discesa e scende sui seracchi sotto la "vera" nord, ovvero quella rocciosa.

Così nasce la Variante Zeta-Cobra (proposta 5.4, E3, max 60°). Interessante vedere come i cambiamenti climatici hanno cambiato la morfologia di molte pareti nord; infatti, lo scioglimento di parte del ghiacciaio obbliga la calata in corda doppia alla fine della via classica, mentre la nostra variante permette di by-passare questo problema e dona una sciata continua per tutta la parete. Occorre quindi essere disposti a cambiare linee di discesa e ad avere una certa inventiva per intuire nuove vie di accesso e salita. Per me è stata una bella soddisfazione aver messo una piccola firma su una parete per me importantissima. Non sarà una king line, essendo essa una breve variante, ma comunque rimane per me una prima discesa che mi ha donato una nuova visione sul mondo dello sci ripido. Un po' come avere a disposizione una tela bianca e poter tracciare liberamente la propria pennellata. Il lato romantico di questa fantastica passione.

Tra i vari obbiettivi, un altro era quello di scendere lo Scivolo Nord della Presanella (5.2 E3 max 55°). Vedo dai social che Phil Pedrotti è stato probabilmente il primo della stagione a surfarla (dato che usa la Splitboard) e mi convinco a fare un giro anch’io. Con l’amico Francesco Carta ci godiamo il canale con un innevamento che non si vedeva da anni, per lui era un grandissimo sogno, contentissimo quindi di averlo accompagnato. Per non farmi sfuggire queste ottime condizioni scendo poi in solitaria la Via Detassis al lato sinistro del Seracco della Presanella (5.2 E3 max 55°), veramente estetica, a parer mio più bella dello scivolo anche se meno conosciuta e frequentata. Da questa avventura porto a casa ulteriore esperienza e consapevolezza. Penso di essere pronto a fare un altro passo in avanti, inoltre scopro l’enorme emozione di sciare una linea ripida da solo.

Tutte queste esperienze mi portano a provare qualcosa che fino a un anno prima pensavo incompatibile con le mie capacità. A metà aprile io e Zeta ci sentiamo pronti ad affrontare una delle discese più estreme e iconiche di tutto l’arco alpino: la parete N-O del Gran Vernel (5.4, E4, max 60°), in Marmolada. Un’avventura straordinaria durata ore e ore assieme a Luca e Ricky, con condizioni molto proibitive sulla parte alta, ma fortunatamente molto buone per il resto della discesa. Provo infinita stima e felicità per l’amico Zeta che sognava questa discesa da anni, basti solo pensare da quanto tempo pratica questa specialità. Buona parte delle mie capacità arrivano dai suoi consigli e dalla sua longeva esperienza nello sci ripido, per me un idolo! Grazie Zeta!

Apro una piccola parentesi, qualche polemica è nata successivamente a causa di uno spit da me piantato per mettere in sicurezza una calata nella goulotte di accesso. Le correnti di pensiero sono diverse, quindi che io abbia operato in modo corretto o no, sono consapevole delle mie scelte e me ne prendo la completa responsabilità. Per concludere questo capitoletto, ci tengo a ringraziare le guide Diego "Kaste", Lorenzo Battisti e Leo Polo che dopo la loro super ripetizione del Vernel di tre settimane prima ci hanno fornito informazioni d’oro per il successo della nostra discesa, infinite grazie ragazzi!

Una nuova discesa sulla Nord della Busazza
Proprio quando pensavo che la stagione dello sci fosse per me finita, anche perché dovevo iniziare i corsi guida, arriva in modo totalmente inaspettato una prima discesa di enorme soddisfazione.

Partiamo dal principio; assieme a Zeta avevamo iniziato a studiare una linea inedita a destra della Pfeiffer-Reif, al centro della nostra amata nord della Busazza. Il canale inferiore era stato sciato anni prima dal fortissimo local Luca Dallavalle, mentre la seconda parte di parete non era mai stata provata. Dalle foto la linea appariva bella estrema, infatti il ripido pendio sommitale culmina su una parete verticale di circa 150 metri, errare non è assolutamente concesso. Aspettavamo solo le giuste condizioni nevose, serviva altra neve per coprire il breve traverso roccioso che collega i due canali.

A fine aprile arriva un’altra bella botta di neve, così decido che è il momento giusto e molto probabilmente l’ultima possibilità. Lunedì 29 aprile è l’unica giornata buona, già da martedì è previsto molto caldo. Che botta di sfiga! Zeta ha impegni lavorativi e non può venire. Confrontandomi con lui prendo una decisione, voglio fare un tentativo in solitaria. Mentalmente mi sento molto preparato, ma comunque pienamente consapevole dei rischi. Prometto a Zeta di tenerlo aggiornato tramite messaggi lungo tutta la salita. Sarà sicuramente un ottimo supporto morale.

Così lunedì mi ritrovo solo soletto sotto la rocciosa nord della Busazza e inizio a salire la cascatina di ghiaccio per accedere al primo canale. Alla fine del canale dove Luca Dallavalle si era fermato anni prima scopro che il traverso nevoso è sbarrato da una piccola goulotte abbastanza rocciosa e secca. Con non poche fatiche riesco a superarla e mi ritrovo sull’esposto traverso che porta al canale superiore. La neve è buona e senza particolari problemi arrivo sulla cima. Emozione pura. Urlo dalla felicità! Avviso Zeta che inizio a sciare, sono gasatissimo.

La discesa procede con molta calma, ogni tanto tocco qualche sasso ma continuo a tenere il controllo con profondi respiri e curve saltate. Sciare sui 55° sapendo di essere sopra un salto roccioso di 150 metri mi fa sperimentare emozioni mai provate prima, una paura "positiva" che mi fa stare da Dio, ero in estasi. Sul traverso mi tocca calzare i ramponi per disarrampicare la goulottina, per poi rimettere gli scii e godermi la parte più tranquilla della parete con curve ampie e fluide. Avviso Zeta che tutto è andato per il meglio e lo ringrazio infinitamente per il supporto, anche se non c’era fisicamente è stato lo stesso affianco a me. È finita! Che avventura assurda! Un viaggio introspettivo che non scorderò mai!

Mentre torno a casa inizio a pensare al nome che vorrei dare a questa nuova linea di discesa. Solitamente le salite o discese di personale importanza meritano una dedica, un qualcosa di profondo e significativo. Lungo tutta la salita in solitaria sono riaffiorati molti ricordi riguardo la mia cara mamma Lucia scomparsa qualche anno fa. Su queste montagne abbiamo passato assieme i momenti più belli e spensierati. La mia passione per l’alpinismo arriva proprio da quest’ultimi e se ora sono l’alpinista che sono lo devo solo a lei. I miei obbiettivi sono sempre mirati a renderla fiera di me, mi piace pensare che sia sempre là che mi osserva dall’alto, questo mi dà tantissima energia e motivazione durante le mie avventure. Mi sembra quindi ovvio dedicarle la Via.

Così è nata La Via dei Ricordi (proposta 5.3, E4, max 60°, M4, WI3). Dedicata alla memoria di mamma Lucia, una grande donna alla quale ho voluto un mondo di bene! Voglio infine ringraziare Zeta, Nava, Fra Carta, Ricky e tutti i compagni di avventure che hanno condiviso questa fantastica stagione sciistica.

di Enrico Lovato




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