Il Cigno Nero, nuova via di misto sulla Cima Falkner (Dolomiti di Brenta) di Federico Asciolla e Enrico Lovato

Il racconto di Enrico 'Cobra' Lovato dell’apertura della sua prima via, 'Il Cigno Nero' (320m, 5+, M7, 40°) scalata sulla parete nord-est di Cima Falkner nelle Dolomiti di Brenta assieme a Federico Asciolla il 5 gennaio 2024.
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L'apertura di 'Il Cigno Nero' alla Cima Falkner nelle Dolomiti di Brenta (Federico Asciolla, Enrico Lovato 05/01/2024). Federico Asciolla in uscita dal 2° tiro, sullo sfondo il Campanile dei Camosci.
archivio Enrico Lovato

Ormai da tempo desideravo aprire una via sulle montagne di casa. L’idea era di aspettare la giusta esperienza e maturità, volevo prima ripetere una serie di vie aperte dal basso in modo da comprendere al meglio l’etica che sta dietro ai vari stili di apertura. Mi ero imposto come regola personale una salita più pulita possibile, preferibilmente con protezioni veloci in progressione e chiodi solamente per attrezzare le soste in ottica di eventuali calate. Chiaramente serviva la parete compatibile con questo stile.

Circa una settimana fa durante una gita di scialpinismo in Dolomiti di Brenta notai la bella parete nord-est di cima Falkner. Placche di roccia nera compatta e colate di ghiaccio tracciavano una linea logica che conduceva alla sommità. Qualche ricerca sul web e sulle guide mi diedero una bella notizia, non erano presenti vie, che privilegio! Un veloce messaggio all’amico Federico Asciolla, già pratico nell’apertura di vie, e la decisione era presa, appena possibile proviamo a salirla dal basso e vediamo dove arriviamo.

Qualche giorno dopo ci ritroviamo alla cabinovia del Grostè con 2 serie di friend, qualche vite corta e una manciata di chiodi. Il meteo è tutto tranne che dalla nostra, la perturbazione arriva in anticipo e la neve inizia a cadere copiosa. In ogni caso è l’unico giorno buono per entrambi, quindi motivati andiamo avanti. Quasi 2 ore di avvicinamento con gli sci su neve fresca e arriviamo all’attacco della prima colata di ghiaccio. Finalmente inizia l’avventura!

Fede si pappa il primo tiro tutto su ghiaccio, vedo che se la gode e si diverte, poi sosta su viti e pronti per proseguire. Da buon amante della nera roccia dolomitica propongo di aprire i tiri successivi, l’amico Fede è d’accordo, lo ringrazio infinitamente. Metto anima e cuore su ogni singolo movimento, mi sto godendo appieno la progressione. Le colate di ghiaccio accolgono qualche vite corta, mentre la roccia si lascia proteggere a friend. Qualche run-out delicato non manca, e gli spindrift dritti in faccia rallentano la scalata, che sofferenza! 

Il 3° tiro è degno di nota, mi impegna per ben 1 ora e mezza tra roccia di dubbia qualità e tratti di ghiaccio fino, arrivo in sosta distrutto fisicamente e mentalmente. Per fortuna i due tiri successivi, seppur abbastanza impegnativi, procedono veloci e ben protetti. L’ultima lunghezza impegnativa mi obbliga ad uscire dalla logica linea di ghiaccio perché improteggibile, quindi mi sposto a sinistra su una buona fessura di roccia e inizia un tripudio di incastri di picca, tutto bellissimo. Esco sull’ultima colata di ghiaccio della cengia superiore e felicissimo attrezzo l’ultima sosta. Ora ci aspettano solamente 100 metri facili in conserva per raggiungere la sommità. Lì ci abbracciamo. È fatta!? La risposta è no!

La luce inizia a calare, il meteo peggiora, il vento si alza, gli spindrift diventano sempre più violenti e per giunta siamo infreddoliti e bagnati fradici. Ci caliamo velocemente e torniamo al deposito sci. Io inizio ad essere in crisi fisica e mentale, per fortuna Fede sta bene e mi aiuta nella sistemazione del materiale, quindi calziamo gli sci e partiamo. Chiaramente la bufera e il buio non ci permettono di capire la strada giusta, per fortuna avevamo preparato le tracce GPS. Federico mi guida come un vero navigatore di rally, bravissimo. Vai a destra! A sinistra! Vira di qualche grado! Io continuo a pellare chiedendomi quando mai finirà questa sofferenza. 

Alle 19:00 finalmente arriviamo al Rifugio Stoppani. Ci accoglie Sara, gentilissima barista che ha già finito il turno e sta andando in camera da letto. Mangiamo e beviamo davanti a un caminetto, e mentre Federico chiacchiera con gli ospiti del rifugio io schiaccio un pisolino e spero di farmi passare la stanchezza e la nausea. Dopo un’oretta sto meglio, aaaah che ben!

Da li ci aspetta una buona mezz’ora di sciata in pista, sempre con il nostro amato GPS a guidarci nell’oscurità. Ci ritroviamo così in mezzo a sbronzissimi sciatori all’Apres Ski di Madonna di Campiglio. Ora possiamo dirlo forte: ce l’abbiamo fatta!!!

Mi vien da piangere dalla gioia. Mai avrei pensato che la mia prima via sarebbe andata così, anche per Fede era la prima via di questo genere. Forse è stato un progetto un po' ambizioso e incosciente, ma per fortuna è andata bene. Dopo tutto questa è la Montagna che ci fa vivere così appassionatamente. Io e Fede possiamo solo che ringraziare Madre Natura per il privilegio che ci ha donato.

di Enrico Lovato

Link: Instagram Enrico Lovato, Instagram Federico Asciolla

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