Punta degli Spiriti - Geisterspitze: scialpinismo fuori stagione nel Gruppo Ortles Cevedale con Paolo De Chiesa
La Punta degli Spiriti denominata in lingua tedesca Geisterspitze, fa parte del gruppo montuoso dell’Ortles-Cevedale, sottogruppo del Cristallo. La cima risulta sul versante settentrionale principalmente nevosa, mentre rocciosa sul versante meridionale che guarda la val Zebrù.
Dalla Vedretta Piana o Piana del Livrio, la cima perfettamente triangolare e nevosa risulta elegante, di una bellezza lineare che piace a prima vista. Poco sotto la cima, sul lato sinistro, è evidente una bancata rocciosa dove fino agli inizi degli anni ’90 c’era una imponente seraccata pensile.
La prima ascensione fu di Julius Payer con la guida alpina Johann Pinggera il 27 settembre del 1866 lungo il versante Ovest dove ora sale l’itinerario classico scialpinistico.
Julius Johannes Ludovicus von Payer, Boemo di nascita (oggi Repubblica Ceca) era un militare dell’esercito austro-ungarico ed è stato un attivissimo alpinista, cartografo, esploratore e pittore. Sulle Alpi salì numerose vette importanti anche in prima ascensione tra cui l’Adamello e il Cevedale ed altre non certo minori sempre nel gruppo Ortles-Cevedale tra cui appunto la Punta degli Spiriti-Geister Spitze. A lui è dedicato il rifugio Payer, posto sulla via normale dell’Ortles.
Johann Pinggera altoatesino sotto dominazione austriaca, era un contadino e falegname, fu una delle più conosciute e rinomate guide alpine dell'area montuosa del gruppo Ortles-Cevedale nella seconda metà dell’800, salì in diverse occasioni cime del gruppo in prime ascensioni ed aiutò tantissimo Julius Payer nella rappresentazione cartografica del gruppo e per questo nel 1902 fu premiato dall'Österreichischer Alpenverein per il suo impegno per la scienza.
La quota 3467 m si riferisce alla sommità rocciosa Nord, dove è installato un punto trigonometrico ed è il culmine visibile dalla Vedretta Piana dove è presente l’area sciabile per lo sci estivo; il punto culminante della montagna maggiore di 6/7 m (3474 m) è nevoso e si trova 150 m più a Sud collegato da una esile cresta poco più che pianeggiante; questo è l’arrivo dell’itinerario scialpinistico.
Questa montagna è sempre stata molto frequentata sia per la facilità d’accesso che per l’immenso panorama di cui si gode dalla vetta; negli ultimi anni come meta scialpinistica è diventata sempre di più un modo per terminare la stagione in bellezza, abbinando magari anche la Cima Tuckett situata sopra l’adiacente ghiacciaio del Madaccio.
Quest’anno le scarse precipitazioni nevose invernali sono state fortunatamente compensate dalle quelle abbondanti tardo primaverili e quindi l’area dello Stelvio si presenta ben innevata; questo, speriamo, permetterà una buona stagione estiva per lo sci di discesa praticato prevalentemente da squadre agonistiche a vari livelli, sci club, ecc., ma anche da amatori che non sanno rinunciare a delle belle sciate sul ghiacciaio dello Stelvio.
Per quanto riguarda le salite scialpinistiche con buona probabilità fino ad inizio luglio saranno fattibili ancora partendo dal Passo Stelvio; questo permetterà agli appassionati di prolungare questa attività che durante la salita consente di riflettere e di concentrarsi maggiormente in discesa gustandosi l’ebbrezza della velocità.
di Eraldo Meraldi
LO STELVIO DI PAOLO DE CHIESA
Tornare allo Stelvio è un po’ come far rientro a casa. Il tempo lontano delle squadre nazionali sembra ieri e i ricordi di quei giorni sul ghiacciaio sono cristallizzati con nitidezza nei momenti indelebili della gioventù.
Sono salito al Passo pochi giorni fa con il mio amico Eraldo Meraldi, grande guida alpina capace di trasmettere persino a me, eterno innamorato della montagna, guizzi di passione e curiosità per un mondo ancora da scoprire.
Mi sono appassionato allo sci alpinismo a 50 anni, invaghendomene come colpito da un fulmine a ciel sereno! Non ero mai salito con le pelli laddove ho trascorso gli anni della giovinezza ad inseguire il sogno di diventare campione. Ho provato un’emozione particolare nell’attraversare la distesa bianca del Livrio, sciata migliaia di volte con ripetitività quasi ossessionante: impianti e pali, impianti e pali…
Quanta amarezza, però, nel vedere lo strato di ghiaccio ridotto di decine di metri rispetto a quell’epoca, una tristezza e una nostalgia profonde, pur edulcorate dalle condizioni eccezionali di questo fine stagione, così ricco di precipitazioni insperate. Mi ha fatto impressione sbucare alla Nagler, dove ragazzino sgranavo gli occhi spiando Gustavo Thoeni, già campionissimo della Valanga azzurra, danzare fra i pali di uno slalom, ridotta a una pietraia, ahimè, appena celata dalle recenti nevicate.
Per fortuna, il fruscio delle code di Eraldo mi ha riportato subito al presente, a una giornata da vivere come un regalo prezioso. Terrorizzato dai crepacci, non ero mai uscito dalle piste battute su un ghiacciaio e, vinta la titubanza iniziale di camminare sul vuoto, fidandomi ciecamente della mia guida, passo dopo passo, ho attraversato uno scenario da favola, sino a raggiungere la Punta degli Spiriti, a quasi 3.500 metri d’altezza.
Purtroppo, quando siamo giunti in vetta, siamo stati avvolti da una nuvola che ci ha privati dello scenario mozzafiato che magnetizza lo sguardo alla volta dell’Ortles. La discesa, su neve parzialmente crostosa e a cumuli, è stata divertentissima sul muro iniziale di raccordo con la parte pianeggiante del ghiacciaio, laddove Eraldo si è fermato su un grande crepaccio coperto, sondando lo spessore della neve e dispensando preziosi consigli su come avventurarvisi d’estate con le pelli e sull’attrezzatura necessaria per salire e sciare in sicurezza. Grazie Eraldo per questa magnifica giornata, altra perla da aggiungere al mio album di ricordi speciali!
di Paolo De Chiesa
SCHEDA: Punta degli Spiriti - Geisterspitze (Ortles-Cevedale)