Roberto Bassi. La libertà di arrampicare, a Trento la mostra
Roberto Bassi nasce il 27 luglio 1961 a Milano, viene a vivere a Castello di Fiemme e poi si trasferisce a Trento. Nella primavera 1976 partecipa al suo primo corso di arrampicata con la scuola Graffer. Si iscrive alla SAT con somma soddisfazione. Nel 1978 è nel pieno dell’attività alpinistica e ripete tante vie classiche in Dolomiti.
Durante gli anni ’80 inizia ad aprire e chiodare alcune tra le vie più famose della zona, come Zanzara e Labbradoro aperta con l’amico Manolo. Muore il 28 settembre del 1994 in un incidente stradale, all’età di 33 anni, rimanendo alla storia come uno degli arrampicatori più forti.
La mostra sarà visitabile dal 21 dicembre 2021 al 31 gennaio 2022 presso la Biblioteca della Montagna-SAT, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, e dal lunedì al giovedì anche il pomeriggio dalle 14.30 alle 18.
ROBERTO BASSI di Vinicio Stefanello
Scritto nel 2004, in occasione del 10° anniversario della scomparsa di Roberto Bassi
Per i climbers - immaginiamo e speriamo non numerosi - che non ne sapessero nulla, ricordiamo che nei primi anni '80, insieme a pochissimi altri, Roberto fu lo scopritore - meglio sarebbe dire uno dei primissimi esploratori - delle immense possibilità della galassia di roccia di Arco ma anche, e soprattutto, uno dei principali interpreti di un nuovo modo di intendere la scalata.
In quegli anni infatti, Bassi, allora giovanissimo, con Heinz Mariacher, Maurizio "Manolo" Zanolla, Luisa Iovane, Bruno Pederiva faceva parte di quel gruppo (visionario e controcorrente) che fu uno dei motori dell'evoluzione dell'arrampicata in falesia e in parete, e che insieme a pochi altri rivoluzionò tutti i concetti, i pre-concetti e le credenze fino ad allora imperanti tra gli arrampicatori.
La loro base era la Valle di Arco, il loro obiettivo un sogno che li assorbiva totalmente. Tanto da divenire uno stile di vita: Roberto si dedicò con una passione smisurata a quest'avventura, le rocce di Arco divennero la sua casa, le linee sulla roccia la sua espressione. Vie come Honky Tonky alla Spiaggia delle lucertole o Zanzara ai Colodri sono solo dei piccoli esempi, di quello stile e di quella sua passione.
Sono state moltissime, infatti, le realizzazioni di Roberto, sempre al vertice della difficoltà ma anche dei risultati agonistici (vinse tra l'altro i primi due Campionati Italiani di arrampicata sportiva nel 1985 e 1986), ma quello che sicuramente non si scorda, e non va scordato, è lo stile e la passione che metteva in quest'attività. Una passione che potrebbe sembrare quasi eccessiva per chi non ha respirato l’aria di quegli anni in cui nasceva la "nuova" arrampicata: erano i tempi di un sogno che, nei viaggi vagabondi per le rocce di Arco e di mezzo mondo, ricercava spazi di libertà e di vita “altra” e “diversa” dalla routine.
Era un sogno, un’avventura e una speranza inseguita quasi inconsciamente, a volte da ribelli, sempre contro gli schemi, sempre con la voglia di rischiare il nuovo. Sono passati solo 10 anni dall’incidente stradale che fermò la vita di Roberto, ne sono passati più di 20 dal periodo magico della “scoperta” di Arco. Molte cose sono cambiate da allora. Sono cambianti gli arrampicatori e gli uomini, forse sono cambiati anche i sogni…
Si sa: il tempo non si ferma, non torna mai in dietro, ma ripensare a Roberto Bassi, ritornare a quegli anni sicuramente può servire per capire da dove si è partiti ed anche per i sogni di progetti futuri. Può servire per pensare ad altri anni, quelli a venire, perché diventino intensi e irripetibili, come quelli che ha percorso sulla roccia e nella vita Roberto.
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