Via Miryam sul Pilastro Irene, il piacere dell'arrampicata in Medale
Solitamente non proseguo per una delle altre vie nella parte alta della Medale, una volta uscito dalla Miryam sul Pilastro Irene preferisco godermi il facile della ferrata, raggiungere la croce di vetta e scendere piano piano. O velocemente, a seconda dell’orario, verso casa.
Dopo Frecce Perdute, la Miryam è la seconda linea che vorrei consigliarvi per "le serate" primaverili, aperta da Raffaele Banfi, Gabriele Biella e Giuliano Uboldi il 20 dicembre del 1984. La via sale appena a destra della classica via ferrata degli Alpini Medale, 150 metri di pura goduria, qualche appiglio lisciato, alcuni "microonde" da non toccare e tanti passaggi meritevoli. La linea originale è stata leggermente modificata durante l’opera di sistemazione nel 2002. I resinati necessari sono al loro posto, un paio di amici piccoli però non saranno peso inutile all’imbragatura.
Nel tardo pomeriggio il sole sparisce, lasciando spazio all’ombra, ma la roccia del Pilastro Irene e di tutta la Medale rimane calda e piacevole. Il grado? Quello non esiste se prima di affrontare un qualunque tipo di salita lo si studia e lo si impara, inventarsi al momento solitamente procura sempre qualche spavento e a volte dolore.
La vicinanza alla ferrata crea un’atmosfera piacevole: "Ciao, che via è?", "Non avete paura", "Che difficoltà è quella salita che state facendo?". Io solitamente sorrido alle ragazze e rimango vago con i maschietti, ma la libertà d’espressione dipende da ognuno di noi… credo!
Mi chiedo spesso cosa mi spinga a ripetere molte volte le vie vicino a casa, forse è la bellezza della linea stessa, del fatto che non devo usare la macchina, del sentirmi più protetto… Non so, ma mi piace, e spero piaccia anche a voi.
Ivo Ferrari
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