Niccolò Ceria, alla ricerca del boulder in Norvegia e Finlandia

Intervista al boulderista Niccolò Ceria dopo il suo viaggio solitario di arrampicata boulder in Norvegia e Finlandia, dove spiccano le ripetizioni di Shantaram a Osen in Norvegia e The Globalist a Sipoo in Finlandia. Ma soprattutto la bellezza dei luoghi unici del Nord Europa.
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Niccolò Ceria si aggiudica la seconda salita di King Size 7C+, Vingsand, Norvegia
archivio Niccolò Ceria

Shantaram, il blocco liberato da Bernd Zangerl nel 2013 a Osen in Norvegia e The Globalist 8B/+, il boulder aperto da Nalle Hukkataival nel 2009 a Sipoo in Finlandia. Sono soltanto due delle bellissime salite che Niccolò Ceria si è aggiudicato durante il suo viaggio boulder in Norvegia e Finlandia. Come di consueto, il climber di Biella ha viaggiato soprattutto da solo. Ecco le sue impressioni dopo 39 giorni di esplorazione e quasi 10.000 km nel Nord Europa.

Niccolò, non è la tua prima volta lì in quelle zone. Qual è il fascino del Nord?
Si, in effetti è la terza volta che salgo su a Nord. Ma è la prima volta che mi fermo per un periodo cosi lungo. Penso che in generale la bellezza dei posti sia parecchio soggettiva. Amo questa zona del mondo sin dalla prima volta che andai a Vastervik, e mille fattori la rendono cosi speciale per me.

Com'è la roccia?

Eccetto rari esempi nelle valli ticinesi, l’intera area ha il miglior granito su cui abbia scalato e, in alcuni punti, se pur differente, la qualità è simile a quella della Val Verzasca. Gli scenari sono mozzafiato e la luce, essendo cosi bassa, smorza i contrasti dei colori rendendo tutto più piacevole. I boschi sono fiabeschi come quelli che c’erano un tempo a Magic Wood che oggi, purtroppo, è tutto tranne che magico. Infine le città del Nord le trovo più attraenti rispetto alle metropoli mediterranee, almeno d’estate. ☺

Quindi natura pura
La caratteristica più apprezzabile è sicuramente legata alla disposizione dei passaggi: eccetto rari casi infatti non esistono veri e propri settori e i sassi sono tutti distanti tra di loro. Questo mi è sempre piaciuto perché isola i climbers e ogni spostamento che si fa è dovuto ad una singola linea. Quindi ogni boulder ha il suo perché, la sua zona, la sua roccia, la sua conformazione e riesco ad apprezzarli di più.

C’era un motivo principale per questo viaggio?
Beh, si. Tutti i motivi che ho elencato sopra lo giustificano. ;-) Volevo fare un viaggio lungo in Nord Europa da parecchi anni. Ci tenevo vedere la costa della Norvegia e poi andare ad Helsinki perché era nella lista sin da quando uscì il film Pure. In pochi parlano di queste aeree, dove sono stati saliti diversi massi, ma per fortuna non hanno un’importanza internazionale e quindi ero ancora più stimolato. A giugno iniziai a pensarci seriamente. La mia idea era quella di incentrare il viaggio su Shataram prima di qualsiasi altra cosa.

Shantaram, il boulder liberato da Bernd Zangerl
?
Sì, era parecchio in alto nella project list e sapevo che, sia dalle foto che dai racconti di Bernd, le prensioni sarebbero state confortevoli per il mio dito. Cosi lavorai parecchio sulla pianificazione e sul recupero. Tutto funzionò come da programma e per metà agosto la puleggia dava buone sensazioni, addirittura sopra le mie aspettative. Cosi per fine mese partii.

Highlights?
Direi Shataram come sforzo fisico, ho avuto un day after che non dimenticherò ☺. Poi diciamo Diamanten per la purezza ed infine King Size perchè è quello che si lega di più ai miei gusti. Per la parte di Helsinki invece direi senz’altro The Globalist. C'è anche da dire che il viaggio ad Helsinki, escluso il problema alla spalla, è stato un highlight di per se visto il clima della città, le persone che ho conosciuto e il fascino di quelle aree che, dopo anni, mi hanno fatto riprovare emozioni uniche.

39 giorni, ci sarà anche stato un momento brutto?
Lo strappo alla spalla sul secondo movimento di Circus Elephant Syndrome.

Cambiando discorso leggermente: adesso, a distanza di alcuni anni, sei cambiato come climber? Come?
Il bouldering rimane pur sempre la miglior forma che ho per esprimermi. Di conseguenza penso sia in parte legata alla mia personalità. Negl’ultimi anni ho avuto diversi cambiamenti, sia nella vita privata che in quella verticale. Purtroppo mi sono cacciato nei guai con ben 3 infortuni pesanti che erano, come al solito, evitabili. Penso sia spontaneo cambiare, sommando tutti questi fattori. Inoltre anche la società verticale si è trasformata. A volte per me era pure un peso pensare di dovermi integrare in questo sistema che si lega sempre di più allo sport e al consumismo, piuttosto che alla bellezza e ai valori delle singole esperienze, dato che ormai quest’ultime vengo annichilite da perfomance spesso amorfe.

E’ vero che sono cambiato, sono sempre più critico riguardo la qualità di un sasso e ricerco sempre qualcosa in più dal punto di vista estetico. Seleziono parecchio rispetto ad un tempo e posso dire di scalare al 100% per me stesso, per i miei interessi e per ciò che davvero desidero, dai viaggi che voglio fare ai passaggi che mi interessa salire. Provo interesse verso i boulder poco conosciuti e a volte amo anche esplorare linee nuove cosi come pulire sassi verdi. L’intero processo della scoperta da diverse soddisfazioni ed è forse più artistico, piuttosto che sportivo. E’ curioso il fatto che, parecchie volte, vedendo una sasso e conoscendo il salitore, si riesca a trovare un filo logico tra lui, la sua espressione e ciò che ha messo in luce. E questo credo che sia un aspetto fantastico del bouldering.

Poi mi piace anche provare qualche linea al limite, che sia un highball dove devi gestire le paure oppure un passaggio impegnativo, dove devi collegare infiniti fattori per venirne a capo come in un rebus. Quindi alla fine mi sento un po’ cambiato, ma poi non cosi tanto. Penso di essere semplicemente più selettivo nelle scelte su dove andare e cosa provare a fare. Forse a cambiare è ciò che sta intorno a me e questo potrebbe far pensare che sia io ad essere diverso, anche se continuo a seguire più o meno il mio filone. Inutile dirlo che c’è sempre più gente che desidera considerare il bouldering come un vero sport e non ne capisco le ragioni. Vuole assegnargli delle misure, dargli dei numeri, ma soprattutto analizzare i confronti tra i climbers come se fosse una gara di salto in alto e sembra esserci interesse solo per chi salta il prossimo step dell’asticella. Tutto il resto non conta. Potrò sbagliarmi, ma credo che si senta questo bisogno soltanto per essere accettati e per convincersi che anche noi apparteniamo ad uno sport come gli altri. Senza nulla togliere al salto in alto, che tra l’altro a me piace un sacco ☺

E di Gabriele Moroni che riesce nella prima ripetizione del tuo boulder Ziqqurat a Gaby, cosa dici?
Dico che è stata una grande news, ero contentissimo quando l’ho saputo. Oltre ad essere uno dei climbers più talentuosi, Gabri penso sia uno degli scalatori che abbia influenzato di più la mia avventura verticale, soprattutto negl’anni da teenager. E devo molto a lui.

A Gaby ci sono parecchio legato, perché è un’area piccola dove ho passato svariate giornate da solo, chiedendomi se alcune linee potessero essere vere oppure solo utopia. Nello specifico Ziqqurat e Traveller’s Rust, sono davvero uniche per come si sono evolute nella mia testa prima e nel gesto poi. Gran parte delle mie prime salite, ha come prima ripetizione quella di Gabriele Moroni e anche questa volta non vi è stata eccezione. Un po’ me lo aspettavo e mi piace sempre il suo approccio: quando si mette in testa un progetto si è sicuri che lo farà prima o poi e non gli importa nulla se è una linea famosa, un progetto nuovo, un sasso dimenticato o se ci sono le beta in internet o meno! Forse siamo rimasti entrambi più legati ad una visione più old-school, piuttosto che alla nuova interpretazione del bouldering a cui mi riferivo nella domanda precedente. Quindi si, per tutti questi motivi, mi ha fatto un sacco piacere vedere lui come prima persona ad andare a rispolverare quel tetto.

Info: FB Niccolò Ceria, Instagram Niccolò Ceria, nikyceria.blogspot.it, La Sportiva




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