Claudio Martoglio chiude Greenspit in Valle dell’Orco

Dopo 12 mesi di sogni e tentativi, a luglio Claudio Martoglio ha chiuso 'Greenspit' in Valle dell’Orco. Ecco il racconto del 27enne della mitica linea liberata da Didier Berthod, della Valle e di come queste lo abbiano cresciuto in quanto arrampicatore trad e non solo.
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Claudio Martoglio su 'Greenspit' in Valle dell'Orco, luglio 2024
archivio Claudio Martoglio

La prima volta che ho infilato le mani dentro a una fessura è stato proprio in Valle dell'Orco. Arrampicavo da poco e non erano molti i posti alla mia portata da quelle parti, il che mi aveva spinto a optare per la "Pietra filosofale”. Facili monotiri, poco avvicinamento, tanti spit e soprattutto niente fessure o quasi. Sapevo che la caratteristica di questo luogo fossero proprio le sue famose spaccature da proteggere con protezioni mobili, ma io non ero assolutamente pronto per questo salto nel vuoto. Non avevo mai provato ad incastrare e soprattutto non avevo la minima idea di come si facesse.

Quello stesso giorno nel tardo pomeriggio, prima di saltare in macchina, passammo di fronte alla Fessura Kosterlitz, come spesso accade quando si scala in Orco. Ci saltò subito all'occhio una piccola folla radunata sotto a questo sasso spaccato a metà da una fessura perfetta. Non so bene per quale ragione ma mi convinsi a fare un tentativo. Senza sapere bene come muovermi misi le mani e i piedi dentro la roccia. Con qualche soffio e soprattutto senza guardar giù, in pochi secondi mi ritrovai in cima a quel masso. Davanti alla birra amici e amiche mi raccontarono la storia di questa fessura e io capii la portata di quello che era appena successo. Ero riuscito a salire a vista qualcosa di evidentemente impegnativo e soprattutto con un grande valore storico. Quel giorno per me era successo qualcosa di importante.

La settimana successiva comprai i miei primi guantini e iniziai a cercare quali fossero le fessure più vicine a casa con cui approcciarsi a questo nuovo modo di scalare. Tornai così in Orco per andare a toccare con mano tutte le fessure facili che potevo, e ancora una volta riuscii a salire in un solo tentativo tutto ciò che provai. Mi sentivo invincibile. Quando accompagnai davanti alla Kosterlitz l'amico con cui ero stato a scalare tutto il giorno, mi avvicinai alla fessura con la spavalderia di un campione olimpico e feci per partire. Ma mi cadde il mondo addosso. Non riuscivo a schiodare da terra. In qualsiasi posizione mi mettessi mi sembrava impossibile che il mio corpo potesse fisicamente star su, figuriamoci salire verso l'alto. Me ne tornai a casa con la coda tra le gambe e con quella rabbia misto delusione che solo i fallimenti sportivi sanno regalare.

Da quel giorno in poi non avrei più sprecato neanche un'occasione per migliorare la mia tecnica di incastro. Iniziai a frequentare assiduamente la Valle dell'Orco assaporando appieno tutte le perle che può offrire. Con il passare degli anni iniziai a scalare sempre più spesso in fessura, e non solo dietro casa. La fedele mazzetta di friends e nuts mi ha accompagnato dalla Svizzera, al Monte Bianco, alla Val di Mello, all'Ossola e persino fino in Marocco. Con il tempo ho visto crescere la mia confidenza con questo nuovo mondo e ho così potuto togliermi qualche bella soddisfazione anche in termini di grado e non più solo in termini di bellezza, eleganza e storicità della linea.

Durante l'estate 2023, poco più di un anno fa, finalmente era arrivato il momento di alzare l'asticella e andare per la prima volta all'ombra del tetto di Greenspit. Non avevo mai scalato nulla di tradizionale o di incastro con una difficoltà tanto alta, quindi le aspettative erano decisamente basse. Eppure fin da subito mi sono trovato a mio agio con i movimenti riuscendo a a fare molti singoli al primo o al secondo tentativo. Ero già innamorato della linea e del progetto, così nei mesi successivi tornai spesso per provare a concatenare le varie sezioni e iniziare con dei tentativi semi seri. Avevo delle ottime impressioni, tanto che cominciavo a pensare che sarei riuscito nell'impresa di lì a breve.

Al contrario, in poche giornate raggiunsi un plateau che mi sembrava impossibile superare. Iniziai anche a chiedermi se semplicemente fosse troppo per me e se non fosse il caso di abbandonare il progetto. Avevo decisamente sottostimato la questione ed esattamente come anni prima sulla "Kosterlitz” la mia sicurezza e spavalderia mi avevano illuso per poi bastonarmi. Ancora una volta la Valle dell'Orco e le sue linee mi hanno messo al mio posto, facendomi crollare tutti i castelli e abbassandomi violentemente la cresta. Mi ritrovai così un'altra volta a guidare in silenzio verso casa riflettendo sul mio ego troppo spesso esagerato. L'approccio con cui stavo affrontando questa sfida era decisamente sbagliato. Non mi meritavo in nessun modo un successo. Non mi meritavo niente.

L'arrampicata in fessura è molto esigente. È dolorosa, faticosa, mentalmente offuscate e dipende molto dalle condizioni climatiche. Per riuscire ad arrivare in catena avrei dovuto avere molto più margine, così sfruttai la stagione invernale durante la quale non è possibile provare il tiro per allenarmi seriamente. Avevo bisogno di un addome e un braccio decisamente più presenti e soprattutto una confidenza con la stanchezza da incastro tutta nuova. Dopo mesi di preparazione arrivò la primavera e con lei settimane e settimane di pioggia che avrebbero reso la fessura bagnata e impraticabile fino all'inizio dell'estate.

La prima volta in cui sono tornato in Orco di questo 2024 mi sentivo uno scalatore nuovo. Avevo sicuramente colmato le lacune fisiche dei mesi precedenti, ma soprattutto sentivo che era la mia testa a essere cambiata. Ho creduto lungamente e profondamente in questo sogno e ho imparato dai miei errori. Non ho più peccato di arroganza e sono tornato in punta di piedi e chiedendo permesso. Sono certo che sia stato questo cambio di mentalità ad aver fatto la reale differenza, più dei muscoli e più delle condizioni.

Ho imparato grazie a questa avventura una nuova forma di rispetto per i luoghi, per le linee, per gli apritori e per i ripetitori. Ne farò certamente tesoro per le sfide del futuro.

Grazie Valle dell'Orco, grazie Greenspit, grazie Didier Berthod.

di Claudio Martoglio




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