Marco Ghisio, l’impiegato di Greenspit
Il 2005 fu l'anno in cui iniziai a frequentare la Valle Orco per fare vie lunghe e per approcciarmi all’arrampicata in fessura. Il mio era un fare un po’ timoroso dovuto alla fama che emanava quella valle, la fama di un posto dal quale si tornava a casa molto stanchi e con le orecchie basse. Eppure, mi entusiasmarono da subito sia il luogo che il genere di scalata.
Nello stesso anno Didier Berthod saliva Greenspit posizionando i friend durante la salita. Quando uscì il video della sua impresa ero già in pieno innamoramento e mi esaltava il fatto che nella mia nuova Valle del cuore ci fosse la fessura più dura d’Europa.
Da allora sono passati quasi vent’anni, sarò salito in Valle decine e decine di volte e sono abbastanza certo nel dire che non ci sia stata volta in cui non abbia alzato la testa sopra il paese di Rosone per vedere quel tetto e ripensare alla fortuna di averlo così vicino a casa. Le ripetizioni a opera esclusivamente di arrampicatori famosi ne hanno accresciuto la fama forse intimorendo e allontanando altri scalatori, ma per me è sempre stato il sogno fatto fessura. Ed era lì, a Rosone. Allora perché non andare a vedere com'era?!
Il primo giro di ricognizione, nel 2021, fu il "festival dell’artificiale", comprensione dei movimenti pari a zero e addominali distrutti. "Forse è veramente troppo" pensai, ma quel diavolo tentatore rimase fisso nella mia testa. Nel 2023 ebbi un'ottima stagione di trad, così decisi di tornare a tastare di nuovo le sensazioni, e gli incastri assunsero da subito un altro sapore. Passai 4 giornate a studiare i movimenti, le protezioni e ad addolcire le sequenze, riuscendo a raggiungere in libera la partenza dell’ultimo boulder. Venne poi la stagione fredda e mai come prima fui veramente determinato e proiettato nel tornare in primavera più forte e allenato. E così è stato.
A marzo 2024 riapro il cantiere e il feeling è da subito buono! Sento i singoli più facili di come li avevo lasciati, ma serve ancora qualche ritocco sull’efficienza. Inizia quel periodo tesissimo che tutti gli arrampicatori conoscono, quando senti che sei molto vicino ad una via e vorresti tornare a provarla sempre, giorno e notte. Soprattutto se il tempo è poco perché durante la settimana devi lavorare, gestire la quotidianità. In una notte insonne ho un’illuminazione su come ottimizzare due sequenze che riportavano ancora delle sbavature, da lì tutto cambia e di colpo mi ritrovo in pinkpoint - con le protezioni già piazzate - a sfiorare la presa di uscita.
Segue la settimana più lunga della vita (perché sì, alla fine, diciamocelo, altri traguardi importanti come la laurea o il matrimonio sono altrettanto attesi, ma l’esito è molto più scontato rispetto a un tiro di arrampicata!) che si conclude venerdì 19 quando decido di tralasciare la pinkpoint che mi avrebbe già dato immensa gioia, e puntare direttamente alla redpoint. Le sensazioni sono troppo buone per non provarci e al secondo giro di giornata mi trovo in catena partendo con i friend all’imbrago e il sogno si realizza!
Coincidenza, lo stesso weekend ho partecipato come membro CAAI al meeting di trad in Valle Orco, organizzato dallo stesso nell’ambito del progetto Eagle Team. È stato fantastico poter rimanere altri due giorni nella Valle, ascoltare i racconti delle sue prime salite insieme a tanti appassionati del genere e rivedere il video di Didier che da anni non vedevo, ma che avrò riguardo decine di volte dal 2006.
Come sempre, ci sono dei ringraziamenti che devo fare: in primis a mia moglie Elisa. La mia prima fan, con e senza grigri: senza di lei e di quella prima giornata del 2023 forse nulla si sarebbe realizzato e sarei rimasto con il dubbio di poterci provare. L’altro ringraziamento va a tutti gli amici che mi hanno supportato e che hanno creduto nel progetto sacrificando il loro tempo per farmi sicura.
In tutti questi anni non ho mai pensato di abbandonare i miei sogni e mi sono costruito un percorso di attività di quasi vent’anni, ma la vera difficoltà che sentivo di dover affrontare nel portare a casa un progetto come quello di Greenspit era trovare il tempo necessario da dedicargli, dovendo conciliare un lavoro a tempo pieno e la quotidianità familiare. La mia determinazione è l’aspetto che mi ha reso più fiero, e ammetto che da domani sapere che ci sarà il mio nome in fondo alla lista dei ripetitori, nomi che ho da sempre ammirato e che ammiro tuttora, sarà un’emozione! Scherzo sovente con il mio socio Marcello Ricotti, quando facciamo una via impegnativa e ci diciamo : "ma sì dai, per essere degli impiegati per 5 giorni a settimana ci difendiamo bene!" Allora forse posso continuare a scherzarci su e dire che potrebbe essere la prima ripetizione di un impiegato!
di Marco Ghisio
MARCO GHISIO
Nato il 04/06/1987 a Vercelli, abita a Santhià, provincia di Vercelli. Arrampica e pratica alpinismo da circa vent’anni. Nel suo curriculum spiccano la nord dell’Eiger e la nord delle Grandes Jorasses, numerose vie sul Monte Bianco come Les Intouchables al Trident du Tacul e il Pilone Centrale del Freney, oltre allo Yosemite. Ha ripetuto vie di ghiaccio e misto in montagna fino al M7+ a vista e cascate di WI6 e M9, e ha ripetuto famosi monotiri trad come Turkey crack a Cadarese. Recentemente è stato nominato membro del Club Alpino Accademico Italiano. Lavora a tempo pieno nel settore IT.