La Messner sulla Seconda Torre del Sella, l'intramontabile classica delle Dolomiti

La Messner alla Seconda Torre del Sella, aperta nel 1968 dai fratelli Günther e Reinhold Messner, è rinomata per essere una delle più famose e belle vie delle Dolomiti. La relazione dettagliata della guida alpina Nicola Tondini.
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Il tracciato della Via Messner alla Seconda Torre del Sella, Dolomiti, aperta da Günther e Reinhold Messner nel 1968
Nicola Tondini

Con la presentazione della relazione della via Messner alla Seconda Torre del Sella da parte di Nicola Tondini del gruppo Guide Alpine XMountain, si vuole avviare un progetto con il fine di relazionare nel modo il più esaustivo possibile alcune importante vie storiche della Dolomiti (e non solo). Oltre a schizzi dettagliati e alle consuete indicazioni su bellezza, sviluppo, versante e roccia, si vuole anche dare una chiara indicazione sulla tipologia di via, sulla difficoltà e sul materiale necessario. Una relazione il più completa possibile insomma, fatta da chi queste vie le conoscenze come il palmo della sua mano.

LA MESSNER ALLA SECONDA TORRE DEL SELLA di Nicola Tondini
Questa via è un gioiello incastonato tra le pareti del gruppo del Sella. La parete Nord della Secondo Torre del Sella ha un "carattere" diverso rispetto alle vicine pareti Sud della Prima Torre del Sella e del Piz Ciavazes, e rispetto alla parete Ovest della Terza Torre del Sella. La parete si presenta moto verticale e compatta: un muro che sembra non permetterti di salire per logiche linee.

Ripentendo questa via bisogna immaginarsi i due fratelli Günther e Reinhold Messner inoltrarsi tra le placche lisce che caratterizzano la parte centrale dell’itinerario (lunghezze 2-3-4-5). Avevano solo qualche chiodo e indossavano rigidi scarponi. In questo, come in altri itinerari di Messner, si può apprezzare l’arte della scalata in libera e l’incredibile intuito dell’alpinista sudtirolese nel trovare la logica linea di appigli in un mare di calcare grigio compatto.

Fatto il primo tiro, che segue l’evidente diedrino e la successiva fessura, l’itinerario diventa complesso per chi non ha dimestichezza con le vie “classiche” delle Dolomiti e con l’arte di trovare il facile nel difficile. Seguire fedelmente lo schizzo proposto. Fare attenzione a chiodi e cordini “fuori via” soprattutto nella seconda lunghezza dell’itinerario. L’arrampicata è di grande soddisfazione.

Nicola Tondini ringrazia: Salewa, Climbing Technology, Wild Climb, Maxim Ropes, Dolomite 1897

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