Simon Messner in solitaria sulle Quattro Torri del Sella nelle Dolomiti

Il racconto di Simon Messner che ha salito in solitaria quattro vie sulle Torri del Sella nelle Dolomiti: Malsiner Moroder (300m, VI+) alla Quarta Torre del Sella, la Vinatzer alla Terza Torre (350m, VI-), la Via Messner (300m, VI-) alla Seconda Torre più una variante nella parte alta della via e, per concludere la giornata, la Via dei Pilastrini (150m, V) alla Prima Torre.
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Simon Messner durante il concatenamento in solitaria delle Quattro Torri del Sella, Dolomiti, il 03/07/2022. Ha salito la via Malsiner Moroder (300m, VI+) alla Quarta Torre del Sella, la Vinatzer alla Terza Torre (350m, VI-), la Via Messner (300m, VI-) alla Seconda Torre più una variante nella parte alta della via e, per concludere la giornata, la Via dei Pilastrini (150m, V) alla Prima Torre.
Simon Messner

Le decisioni spontanee sono spesso quelle migliori, almeno così si dice… Anche se il concatenamento in solitaria di tutte e quattro le Torri del Sella che ho intrapreso il 3 luglio non è venuto fuori dal nulla (l’idea mi girava per la testa già da alcuni anni), in realtà quel giorno volevo andare al Lagazuoi per osservare da vicino la linea di una possibile nuova via. Così mi sono alzato presto e ho preso la macchina della mia ragazza, in direzione Dolomiti, fino a quando non mi sono imbattuto in una strada chiusa nei pressi di Plan de Gralba, in Val Gardena: era in programma una gara ciclistica proprio lì sulle Dolomiti e le strade sarebbero rimaste chiuse fino al primo pomeriggio!

"Bene", ho pensato tra me e me, "quindi non posso continuare". Potevo però andare da Plan de Gralba alle Torri del Sella per salire una o due vie in solitaria lì... Adesso si era presentata l'occasione per farlo e in più c’era quello che per me è stato lo stimolo più grande: grazie alle strade chiuse, difficilmente ci sarebbero stati altri alpinisti in arrivo. L’ideale per le mie solitarie. "Si va…"

Un’ora abbondante più tardi ero sotto la ripida parete nord della Quarta Torre del Sella e ho cercato di ricordami la salita fatta molti anni prima con un amico della Malsiner Moroder. Riuscivo ancora a ricordarmela approssimativamente, mi bastava e ho iniziato a salire.

Questa sarebbe stata la mia giornata: l'ho sentito subito. Tuttavia la roccia fredda del primo mattino non mi ha permesso di scaldarmi le dita, così mi sono dovuto fermare più volte nei primi 100 metri per scaldarmele, infilandomele nei capelli sotto il casco, l’aiuto migliore! Ma poi ho trovato il mio ritmo e sono salito con passo costante, seppur dovendo fermarmi ogni tanto per scuotere le braccia; purtroppo nei mesi precedenti non ero riuscito ad arrampicare molto spesso, quindi la ripida salita mi ha stancato più velocemente di quanto avrei voluto. Ma tutto ad un tratto ero già in vetta e volevo continuare! Perché ora ero completamente motivato ed era ancora presto, quindi mi sono calato dall'altra parte della montagna, con un cordino di 50 metri che avevo portato con me, legato alla schiena proprio per questo scopo (oppure per le emergenze).

La discesa in corda doppia con una corda così sottile è sempre un'azione particolare e per calarmi mi ci è voluto più tempo di quanto pensassi, ma ha funzionato. A questo punto ero sotto la Terza Torre del Sella, all'inizio della Vinatzer. Avevo già salito questa via diverse volte (una anche in solitaria sotto la pioggia e sbagliando persino via!), quindi la conoscevo bene, ed ero anche più veloce di prima... Dopo la Malsiner/Moroder di qualche minuto prima questa via mi sembrava quasi "facile" e sono riuscito davvero a godermi l'arrampicata e "l'essere libero" - che cosa si può chiedere di più?!

Dalla vetta si scende dritti per la via normale e la gola fino all’inizio della Messner, che sale la parete nord della Seconda Torre del Sella. Sembrava però che qui fosse l'ora di punta, perché avvicinandomi ho visto che una cordata si stava già calando dal secondo tiro mentre un'altra stava aspettando alla base. Per un attimo ho pensato di salire una via diversa, ma poi ho deciso di aspettare un po'. Perché è proprio questa via, la Messner, che ho sempre voluto salire in solitaria e non mi sarei perdonato di aver cambiato idea "soltanto" per evitare le cordate davanti a me... così mi sono seduto ai piedi della parete, mi sono rollato una sigaretta e ho osservato le cordate mentre, una dopo l'altra, si sono calate in corda doppia. I tre italiani non avevano trovato la via, mi hanno raccontato, così erano tornati indietro. "Spero non mi succeda la stessa cosa", ho pensato tra me e me, e ho iniziato la via...

Alla prima sosta ho superato la cordata che avevo davanti e sono salito fino alla nicchia sotto il tiro chiave. Qui mi sono seduto e ho mangiato uno Snickers (non avevo altro con me perché, appunto, non avevo programmato queste salite) prima di continuare a salire. Stranamente, avevo di nuovo le dita fredde e piano piano ho sentito che probabilmente non avevo bevuto abbastanza, perché ora improvvisamente mi ero stancato e non riuscivo più a concentrarmi correttamente - probabilmente era dovuto alla disidratazione. 1 litro d’acqua per un giorno intero non è molto, ma di solito è comunque sufficiente… in ogni caso mi sono perso nella parte alta della via e per molto tempo non sapevo esattamente dove mi trovassi... finché non ho visto una sosta di Fata Morgana (Hanspeter Eisendle & Hans Kammerlander, 1982) e ho capito quindi di essere salito troppo a sinistra. Non potevo e non volevo traversare a destra così facilmente senza la corda, quindi mi sono fatto coraggio e sono semplicemente salito dritto, seguendo il motto "fai veloce, poi ce l’hai fatta."

In cima ho dovuto sedermi, calmarmi un po' e scambiare qualche parola seria con me stesso, perché quelli sono stati minuti davvero pericolosi: "stanco, poco concentrato, e poi quel rischio – non va bene! La prossima volta non posso fare affidamento sulla mia memoria e devo informarmi meglio", spero di mantenere questa promessa!

Avevo ancora qualche sorso d'acqua e così sono salito - appena arrivato alla parete sud della Prima Torre del Sella - la via Pilastrini (o Glückriss). Che benedizione per le dita dei piedi: il diedro nella parete sudovest si trova per lo più in ombra, quindi ho osato salire i primi due tiri con le scarpe da ginnastica (ho messo le scarpette da arrampicata una volta in cima).

Stanco, assetato ma soprattutto con la sensazione molto appagante che tutto era andato per il meglio e che avevo sfruttato al meglio una giornata "quasi persa", sono sceso a Plan de Gralba dove era parcheggiata la macchina.

Cosa mi rimane:
1. Non si deve necessariamente andare troppo lontano per vivere grandi esperienze: con un po' di creatività, le possibilità sono infinite!
2. I giorni senza macchine nelle Dolomiti sono qualcosa di meraviglioso (se lo si sa in anticipo!)
3. Ho già visto in passato che la capacità di essere spontanei in montagna può essere molto importante. Inseguire ostinatamente un'idea che semplicemente non può essere implementata in un giorno particolare, non ha senso. È meglio cambiare e riempire la giornata al meglio e poi tornare, se necessario, per "recuperare" quel piano originale.
4. Quando si tratta di arrampicare in free solo, per me è essenziale che la giornata sia quella giusta e che io mi senta bene. Se inizio una salita e non ho un buon feeling, torno indietro volentieri, perché vale ancora il detto di Hansjörg Auer: la cosa più importante è "Non farlo troppo spesso" al quale aggiungerei: "Fallo solo quando ti senti bene al 100%!"… Altrimenti è meglio prendere un gelato al sole e tornare un'altra volta.

di Simon Messner

Links: FB Simon Messnerwww.simon-messner.comSalewaSCARPA




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