Via del Grola alla Cima Capi, una prima ripetizione in bella vista
La parete est di Cima Capi è uno scudo grigio visibile a grande distanza ma nonostante ciò non è mai andata di moda. Le vie sono tutte lunghe, impegnative (almeno di VI grado), a tratti friabili o erbose e poco attrezzate, per fortuna di plaisir non ce ne sono.
I primi a metterci le mani sono stati Pino Fox e Marino Stenico, due fuoriclasse trentini che devono aver vissuto una temibile avventura nel lontano 1939. Trentun anni dopo, nel 70’, Peter Scetinin, un forte Solveno, apre una via nel settore sinistro della parete di cui purtroppo non si sono mai avute informazioni. Nel 73’ viene esplorata la linea probabilmente più semplice della parete con la via Arnaldo Bresciani. Nel 1982 il local Giuliano Stenghel sale una via diretta, l’unica della parete che conti qualche ripetizione. Negli anni successivi si esprime con ben tre vie Giampaolo Calzà in arte “Trota”. La via del Grola è l’ultima delle tre in ordine di tempo e la più difficile della parete.
Abbiamo provato questa via nell’autunno 2021, eravamo in due cordate di guide: Mirto Monaco, Jacopo Pellizzari, Marco Pellegrini e io. Visto l’andazzo, già dopo il primo tiro avevamo deciso di fare un trenino e dividerci la via in quattro tiri a testa. Io e Marco assieme a Stefano Bianchi avevamo ripetuto la Magic Line (850m VI+) di Stenghel dieci anni prima e sapevamo che la parete è seria, il Trota ci aveva detto chiaro che è stata una delle sue vie dure e che in quegli anni andava forte… ce ne siamo accorti.
Durante il tentativo eravamo saliti per 11 tiri fino all’incrocio con la Arnaldo Bresiani, qui, per disattenzione e un’imprecisione nella relazione eravamo usciti di via proseguendo per due tiri per poi calarci. Con il senno di poi non saremmo comunque riusciti a uscire prima del buio. Gli impegni sono sempre tanti e non è facile mettersi d’accordo, specie con Mirto che vive in Sicilia, quindi decidiamo di andare io e Jacopo.
Tra le nostre motivazioni c’è anche quella di valorizzare la via e la parete, sapere che le soste sono attrezzate con materiale di qualità non è male per un ripetitore. In accordo con il Trota avevamo portato il trapano e messo un fix da 10mm ad ogni sosta. Tutte le soste avevano già uno o due spit messi a mano dagli apritori, ma non c’è troppo da fidarsi di quei tasselli specie dopo vent’anni.
Partiamo alle sei, con le prime luci. Sui tiri più appoggiati scaliamo con due zaini, mentre nella parte alta recuperiamo un piccolo sacco con un cordino. A mezzogiorno siamo in sosta all’undicesimo tiro ma la parte alta ci darà del filo da torcere, infatti il telefono in cima segna le 19. Gran via, ora la prima libera e la prima onsight aspetta i futuri ripetitori, vale la pena.
SCHEDA: Via del Grola, Cima Capi, Valle del Sarca
Salvaterra ringrazia per il supporto: Climbing Technology, Ferrino, SCARPA, Salice Occhiali
Info: www.francescosalvaterra.com, FB Francesco Salvaterra