Luigi Degasperi alla parete est del Colodri, Arco. Di Francesco Salvaterra
La parete est del Colodri sembra essere un inesauribile fonte di ispirazione ed emozioni. Sicuramente la "parete delle pareti" di Arco, la più bella, la più in vista e, almeno fino a alcuni anni fa, la più ambita.
A salire l’aggettante parete sud, leggermente più corta, e la est con i suoi 300 metri di verticalità, ci sono ormai circa 45 vie. Alla prima categoria appartengono le iper classiche, purtroppo addomesticate da parecchi fix lungo i tiri che ne hanno cambiato il carattere.
Le linee più logiche aperte negli anni 80’ sono tutt’ora delle magnifiche scalate che vale sempre la pena ripetere. Katia Monte, White crack, Somadossi, Renata Rossi, Umberta Bertamini, Barbara: tutte bellissime arrampicate atletiche, lungo fessure e diedri di roccia compatta e tutto sommato nemmeno così unte come si dice in giro.
Fino a metà del 2000 erano le vie più frequentate di Arco, prima delle vie plaisir che hanno portato a un progressivo spopolamento del Colodri e Mandrea a favore delle Coste dell’Anglone e della parete San Paolo.
Una ventina sono vie sportive come la mitica Zanzara e Labbradoro, una delle prime vie lunghe sportive in Italia e tutt’ora un banco di prova. A parte Zanzara, che è stata un esperimento aperta dall’alto, le altre sportive sono tutte vie aperte dal basso e in libera, proprio per queste caratteristiche sono tutte belle.
Le restanti si dividono in vie di artificiale stile direttissima, come DDT di Marampon e vie molto alpinistiche semi dimenticate. Tra queste ultime sono particolarmente interessanti: l’Agostina e incompiuta (uniche ad essere molto ripetute), via per Giuliano, Vento di Passioni, Charlie Chaplin, via del Bepi, Diedro Rosi e Magic Trip, quest’ultima sicuramente la più impegnativa (200m IX-) perché estremamente strapiombante e poco ingentilita.
Sull’onda della bella avvenuta della prima libera di Magic Trip, assieme a Marco Pellegrini abbiamo pensato di divertirci e forse valorizzare un’ altra classica dimenticata, la Luigi Degasperi. Questa via sale un sistema di diedri al centro della parete, nel settore a sinistra del Pilastro Zanzara, per poi connettersi nella parte finale alla Katia e uscire su questa.
È stata aperta in arrampicata mista, libera e artificiale, da un forte team di arrampicatori trentini (R. Bassi, S. Fruet, C. Faes, M. Degasperi 1980). Tra questi, spicca Roberto Bassi, mito e figura chiave dell’arrampicata sportiva in valle del Sarca. All’epoca Bassi doveva ancora affrancarsi completamente dai pantaloni alla zuava e le staffe per portare una ventata di novità. Tuttavia i tempi erano quasi maturi e solo tre anni dopo assieme a Manolo inaugura Zanzara.
Nello stesso anno Ermanno Salvaterra e C. Gipponi aprono una variante iniziale di due tiri, la variante Gipù, che rende l’itinerario più lungo e continuo, partendo nel punto più basso della parete. Il secondo tiro è molto bello e severo, risultando uno dei più difficili della via. Il parere di Marco Furlani è che l’itinerario è stato ben poco ripetuto negli anni ‘80 e ‘90, e non ha avuto maggiore fortuna fino ai giorni nostri. Forse per il fatto che le vie in questo stile, solo a chiodi normali, magari con tratti di artificiale e da chiodare non hanno molti seguaci.
Non avevamo notizie di salite in libera. Solo successivamente alla nostra libera, che non ci è venuta a vista, ho incontrato per caso Giampaolo Calzà (Trota). Mi ha raccontato di averla ripetuta a vista ancora pochi anni dopo l’apertura assieme a Danny Zampiccoli. Il Trota è stato uno dei più forti e questa libera (senza friends) è solo uno dei suoi tanti exploit mai pubblicizzati.
Il primo giorno siamo partiti dall’attacco originale, provando a salire a-vista. Già il secondo diedro ci ha dato del filo da torcere soprattutto per via di parecchi tratti friabili, visto che ormai l’onsight era andata su per il camino ce la siamo presa comoda scalando solo fino in cima all’ultimo diedro difficile. Poi ci siamo calati disgaggiando i tratti di roccia delicata e dando una controllata ai vecchi chiodi.
La seconda giornata siamo partiti dalla variante Gipù e abbiamo salito la via rotpunk fino in cima al Colodri. Sull’ultimo tiro, prima di connettersi alla Katia Monte, abbiamo trovato alcune incongruenze con la relazione. Siamo saliti dritti dalla sosta a chiodi, trovando due chiodi, ma anche un tratto friabile con parecchi blocchi precari, tra l’altro sulla verticale della sosta. Calandoci abbiamo trovato la possibilità di spostarsi a sinistra su una placca a buchi molto più bella e compatta, consigliamo ai ripetitori questa breve variante aperta dall’alto.
In un secondo momento, siamo tornati con il fotografo Daniele Lira, per Montura, e abbiamo fatto qualche foto sul secondo tiro della variante Gipù.
SCHEDA: Luigi Degasperi, Monte Colodri, Valle del Sarca
Salvaterra ringrazia per il supporto: Climbing Technology, Ferrino, SCARPA, Salice Occhiali