Alla Torre della Vallaccia (Dolomiti) la via Caldini - Cornella
Un luogo mistico, lontano dalla folla seppur in una laterale della valle di Fassa. La Vallaccia ti abbraccia con le sue pareti verticali dove il grigio calcare delle placche bucate, le righe di roccia nera e compatta e i gialli aggettanti si protendono verso l’azzurro come un mare leggermente mosso verso l’orizzonte. Non capisco se devo aver timore di immergermi in questo mare di roccia o al contrario cavalcare queste belle conformazioni naturali. Ma non c’è dubbio, siamo qui per scalare, il meteo è una figata, il posto è da favola e abbiamo in mente solo una cosa: aprire una via nuova. Che storia!
Stiamo salendo al bivacco Zeni alle 19 circa e il mio socio Luca Caldini continua a fermarsi, ma non per riposare, ma perché vuole trasmettermi, vuole farmi capire e vuole convincersi che possiamo passare sulla sinistra di quelle lavagne gialle e nere della parete Nord. In particolare mi fa notare una fessura: “è li che dobbiamo andare” mi dice.
Dopo averla osservata e riosservata durante il tragitto ho capito dove vuole andare e vedo in quella fessura il profilo di un viso. Adesso i due Luca entrano sempre più in sintonia, come deve essere tra le persone che si legheranno insieme per un obbiettivo comune. Qui il socio è stato fondamentale perché noi in realtà abbiamo scalato solo due volte insieme, ci conosciamo poco o niente e in trenta minuti è riuscito a darmi la forza e la consapevolezza per allontanare quel timore reverenziale verso le montagne e le persone che le hanno vissute.
Gli zaini sono pesanti perché abbiamo con noi il necessario per tre giorni, 30 spit e tre corde, però all’imbrunire siamo al bivacco pronti a mangiare, dormire e cacchiolina il bivacco non è vuoto! Mi sorprendo! È la prima volta che siamo in montagna con tre donne in un bivacco per cinque. A parte i soliti luoghi comuni noi siamo sul pezzo e dormiamo tanto che non ci accordiamo nemmeno per far suonare la sveglia che da programmi doveva essere alle 05:00.
Io non sono flash e con calma alle 06:30 partiamo. Ovviamente dovrò subire il primo nervosismo del socio che mi tirerà il collo per i primi 6 tiri della Via “Spigolo dei fassani” e la sera quando arriveremo in cima mi farà notare in modo scherzoso: "vorrei tanto avere quella mezz’ora di questa mattina", ahahahah.
A parte questa parentesi, torniamo a noi, al mio timore, al rispetto verso la storia alpinistica di queste pareti, al rispetto verso le altre persone che ci circondano e in particolare gli alpinisti di questi luoghi che vedono la Torre come parte di loro. Lo spigolo dei Fassani ha una storia importante, una conquista dura degli anni 60, ma non solo questa salita, perché sulla Nord hanno aperto una via anche i fortissimi Maffei e Frizzera. Ma niente altro, la pala finale della Torre Nord della Vallaccia è praticamente libera e l’idea di Luca è quella di entrare nel suo cuore dal 6° tiro dello Spigolo dei Fassani mirando a quella fessura che sembra un profilo di viso (sulla sinistra della parete Nord) per intercettare il traverso della Maffei-Frizzera e andare a salire la torre Nord di sinistra.
Così per le prime tre ore inseguo Luca con uno zaino da 20 kg fino al 6° tiro della via Spigolo dei Fassani. Questa arrampicata classica, alpinistica e pericolosa non mi dispiace anche se sono da secondo e con uno zaino proibitivo; la roccia è difficile causa la presenza di erba e non proprio solida, le soste sono però comode, i tiri lunghi e nel complesso piacevoli cosicché la sfacchinata di 300 metri per arrivare nel cuore della parete Nord è compensata da essere in un posto bellissimo con una roccia che si prospetta da favola.
Arrivo in sosta e Luca vuole cedermi il passo, io disapprovo perché questa è la sua via e lui deve iniziarla. Parte armato fino ai denti su questa bellissima placca grigia, scalando verso sinistra e continuando a trovare ottimi punti per proteggersi arrivando in sosta senza usare chiodi. Recupera il trapano e fa una sosta con due spit, perché la nostra idea è di rientrare in corda doppia per tornare a finire la via l’indomani.
Capisco che il suo stile è improntato al Trad. Adesso tocca me e per fortuna non è una placca lunga, ma il mio occhio da Dolomitista intravede dopo circa 15 metri una fessura dove infilare quei fantastici amici e rimanere nel concetto più pulito del Trad. Purtroppo i primi 15 metri non sono facili e dopo aver piazzato un 3 blu (bomba) in un grande buco, poi questi diventano piccoli e i piedi sempre più precari tanto che mi appendo quattro volte al cliff e mi sento sicuro solo piantando lo spit. Sono contentissimo di aver aperto questo tiro cercando comunque lo stile Trad e i prossimi due tiri è doveroso lasciarli a Luca.
Una volta arrivati alla fessura a forma di profilo di viso decidiamo di non seguirla causa la qualità della roccia che valutiamo scadente, stiamo quindi sulla sinistra su roccia nera che porta a una fessura fantastica. Da qui in avanti non serve dirsi niente tra noi, ci guardiamo negli occhi e capiamo che la via deve salire con dirittura e non traversare sulla Torre di sinistra e così andare in cima e scendere sull’altro versante. È stata lunga, ma grazie al mio socio Luca, a mezzanotte siamo a rifocillarci nuovamente al bivacco Zeni. Io ero pronto a dormire su una cengia lungo il canale orrendo in cui siamo incappati nella notte ma lui è stato duro e avanti tutta.