Alla Torre di Mezzaluna in Vallaccia (Dolomiti) la nuova Via Monologica
Verso la fine dell’estate 2021 con Leo Gheza ci siamo fatti qualche giorno in Dolomiti, più precisamente in val di Fassa, per visitare Vallaccia e provare a scalare qualche via lunga insieme. Da tempo Leo mi parlava di questa valle incantata, che ospitava pareti interessanti e con ottima roccia.
L’idea era di ripetere una via piuttosto recente sulla parete di Mezzaluna di Vallaccia, aperta dai fratelli Geremia; Serendipity. La scalata è stata impegnativa ma di soddisfazione in quanto la porzione di roccia scelta per questa linea era effettivamente una bomba in qualità. Lo stile era quello che piaceva a noi, un bel mix tra trad e sportivo. La giornata è filata via liscia fino in cima non senza qualche voletto propedeutico tra le porzioni di arrampicata esigente che spesso le lunghezze ci sottoponevano. Durante le calate però, non abbiamo potuto fare a meno di notare una porzione di roccia bianco/gialla subito a sinistra di Serendipity, il corridoio per così dire era piuttosto ampio e partiva da terra fino verso la cima della Mezzaluna di Vallaccia. Inutile negare che, fin da subito, abbiamo cominciato a fantasticare sulla possibilità di aprire una via insieme proprio su quella parete, che fino a quel momento ci aveva ingaggiato e richiesto tutta la nostra attenzione e determinazione.
Scesi a valle ci siamo subito attivati per risalire agli altri itinerari d’arrampicata presenti sulla parete, ed effettivamente ci siamo resi conto che c’era del potenziale per provare ad aprire una linea indipendente che seguisse una serie di muretti gialli a buchi fino a superare un tratto piuttosto compatto e biancastro fino a dove si perdeva il nostro sguardo e dove la roccia cominciava a scurirsi e terminare su delle placche a buchi grigiastre.
Dopo aver proposto il piano e, ricevuto la benedizione dal nostro socio Stefano Ragazzo che vive e lavora proprio come guida alpina in Val di Fassa, abbiamo deciso di tornare il week end successivo per iniziare l’apertura insieme.
L’onore di aprire le danze sulla placca semi appoggiata iniziale è toccato a me. Fin da subito mi sono reso conto della qualità e delle lavorazioni che la roccia mi presentava durante il percorso che stavo cercando e scrivendo sulla parete. Arrivato ad un’ovvia cengia ho piazzato due fix per creare la sosta e recuperare i soci che armati di spazzola e volontà hanno spolverato e disgaggiato quel poco che cera da pulire.
A Leo è toccato il secondo tiro, qui la parete comincia a verticalizzarsi e offre delle sequenze di buchi logici leggermente in traverso, infatti ha puntato ad una piccola cengia dove sopra iniziavano delle striature verticali più sul grigio con lavorazioni diverse ancora. Poi era il turno di Stefano che con etica ferrea ci ha mostrato sin da subito che per spingere in apertura bisogna osare, e dopo qualche volo ha terminato il suo lavoro su una comoda cengia. La giornata è stata a dir poco produttiva e visto l'orario di cena abbiamo deciso di rientrare in paese per una birra e qualcosa da mettere sotto i denti.
Sfortunatamente i piani di Stefano sono cambiati in modo improvviso ed il giorno dopo non sarebbe stato dei nostri per riprendere l’apertura della via, il dovere lo chiamava altrove e doveva accompagnare alcuni clienti nella zona del Monte Bianco.
Il giorno dopo con Leo, già piuttosto stanchini, abbiamo proseguito il nostro lavoro domenicale e siamo riusciti ad aggiungere altre due lunghezze, totalmente diverse, ma entrambe interessanti. Ricordo che verso le prime ore del pomeriggio ci siamo resi conto che il sole non sarebbe arrivato e le temperature erano decisamente basse da cominciare a non sentire più il sangue nelle mani e nei piedi. Abbiamo quindi deciso di rincasare e tentare di finire la via durante un altro weekend.
Sfortuna vuole che nei fine settimana successivi il tempo è andato via via peggiorando, fino al punto di farci rimandare il progetto alla stagione successiva. Tuttavia non avevamo fatto i conti con alcuni impegni lavorativi che hanno rovinato i piani ad entrambi.
Siamo quindi riusciti a tornare nuovamente in Vallaccia solo l’8 e il 9 luglio scorso, carichi come molle ed intenzionati a terminare il progetto iniziato tempo fa. Le aspettative erano alte e infatti la parete ci ha regalato ancora grandi emozioni e porzioni di roccia veramente divertenti e di qualità.
Tutto fila liscio ed in due giorni di lavoro, risalendo i tiri centrali sulle corde fisse, abbiamo terminato il progetto e l’idea nata e cresciuta in quella valle di roccia superba. Evitando di farci cogliere da altri impegni o eventi meteo non prevedibili, il fine settimana seguente siamo tornati per tentare di liberare insieme ed in continuità tutte le lunghezze. Reduci dall’esperienza del week end precedente non sono serviti troppi tentativi sul tiro chiave della via, e verso le quattro del pomeriggio di sabato ci siamo trovati in cima con il sole che ci abbagliava ed un cielo terso che gli faceva da cornice. Eravamo indubbiamente felici e soddisfatti ma non era il momento di festeggiare, avevamo ancora le calate e la pulitura di alcuni buchi chiave che a causa dei brevi ma intensi temporali dei giorni scorsi si erano riempiti di sabbia.
Sono serviti diversi brindisi per trovare un nome che si addicesse, così dopo il giusto numero di alzate di gomito è nata Monologica! Semplicemente perché in quella porzione di parete ci è sembrata la linea più logica dove spesso e volentieri le soluzioni erano definite da passaggi su monodita decisamente interessanti. Buona ripetizione e buon divertimento!
di Angelo Contessi
Ringraziamenti: La Sportiva, Lappas climbing, Salewa
SCHEDA: Via Monologica, Torre di Mezzaluna, Vallaccia, Dolomiti