Sull'orlo di un duplice abisso al Monte Cimo in Val d’Adige
Sull’orlo di un duplica abisso. Così si chiama la nuova via sul Monte Cimo in Val d'Adige, aperta dal basso da Lorenzo D’Addario, Luca Montanari e Nicola Tondini tra il 2012 e il 2016, con la partecipazione iniziale di Nicola Sartori. La via è stata percorsa completamente in libera, in un'unica soluzione - one push si direbbe - da Luca Bertacco prima e Alex Ventajas poi nell’aprile del 2022: un alternarsi di generazioni. Sogni raccolti e portanti avanti dai più giovani, capaci di partire da dove gli altri sono arrivati. Ecco di seguito le loro storie e le loro immagini della "linea più incredibile del Monte Cimo."
LA LINEA PIÙ INCREDIBILE DEL MONTE CIMO di Nicola Tondini
L’apertura e la ripetizione di questa via ha una lunga storia. È a mio parere la linea più incredibile del Monte Cimo, quella che corre al centro della pala strapiombante che sovrasta il diedro di Capitani Coraggiosi. Dopo una perlustrazione con Nicola Sartori sul primo tiro, dedicai tempo ed energie a questa linea insieme a Luca Montanari tra la fine del 2012 e quella del 2013. Erano gli anni dei grandi progetti dolomitici al Sass dla Crusc, sul Civetta e alla Cima Scotoni. E appena finita la stagione dolomitica si era pronti fisicamente e di testa per sognare qualcosa di nuovo in Valdadige.
La via prese forma con continuità fino a metà del 4° tiro, dove un singolo durissimo non sembrava dare chance di passare. Facemmo un ultimo tentativo a fine dicembre 2013. Poi per due anni niente, fino al 30 dicembre 2015. Torno con Luca Montanari a quell’ultimo spit messo due anni prima. Era da un mese che avevo sensazioni positive sulle dita e la testa era motivata a rimettersi in gioco. E così dopo 3 ore di tentativi riesco a mettere lo spit successivo e lasciarmi alla spalla quella sezione che pensavo destinata alle dita di qualcuno di più forte. L’entusiasmo sale e torniamo subito per proseguire, ma nuovamente mi areno contro un altro passaggio molto ostico. La volta successiva si inserisce nella cordata Lorenzo D’Addario. E sarà proprio lui a risolvere la seconda parte di quel quarto tiro.
Terminiamo la via il 6 maggio 2016 e propongo il nome Sull’orlo di un duplice abisso. Io e Lorenzo facciamo ancora in tempo a liberare i primi tiri, poi arriva il caldo. Torniamo ogni tanto e alla fine riusciamo a liberare tutti i tiri fatta eccezione per il quarto. Non vediamo come riuscire a mettere insieme la prima parte con quel duro boulder. Non mi avvicino più a quello stato di forma e così facciamo correre via gli anni… nel frattempo fanno capolino nel mondo delle multipitch Luca Bertacco prima e Alex Ventajas poi.
Passo qualche giornata con loro su Viaggio su Plutone e intuisco subito che hanno una marcia in più e tanta voglia di mettersi in gioco. A marzo del 2022 il meteo è strepitoso e mi sembrano le condizioni ideali per proporre loro di mettere le mani su quel vecchio progetto. I due ragazzi capiscono al volo la strategia per risolvere il 4° tiro: incastro di ginocchio sia per riposare che per raggiungere in modo statico il piccolo svaso del passaggio boulderoso. Così prima Luca il 7 aprile e poi Alex il 22 aprile del 2022 realizzano la one push della via. Io mi accontento di dare il meglio nelle assicurazioni e gioisco per e con loro. Per favorire le prossime ripetizioni abbiamo lasciato in parete due grandi pedane per la sosta 2 e la sosta 3.
Il nome: l’ho scelto sia per la prospettiva di vuoto che si percepisce in maniera assoluta sul terzo e sul quarto tiro, sia in riferimento alla vita in cui siamo spesso in un difficile equilibrio tra passione e ossessione, dedizione e rinuncia, lavoro e famiglia, spensieratezza e impegno, intuizione e logica, spirito e corpo, ragione e sentimento.
VUOTO TERRIFICANTE E VOLI INFINITI di Luca Montanari
Il potenziale che una passione è in grado di smuovere dentro una persona è qualcosa di inspiegabile e straordinario. Quante volte, prima di addormentarmi o lungo il sentiero che porta all'attacco della via, mi sono chiesto: "perché farlo… è una salita durissima, potrei farmi male, potrebbe essere al di sopra delle mie forze."
Perchè lo voglio fare? Perché non riesco a farne a meno. Quando mi lancio in obiettivi molto sfidanti, la risposta mi arriva quando li raggiungo: un nuovo obiettivo raggiunto, l’asticella spostata ancora una volta un po’ più in alto, e la voglia irrefrenabile di continuare a sognare in verticale, pareti ancora più ardue da scalare. E ogni volta esplode la felicità per aver vinto ancora una volta con me stesso, con i miei limiti mentali. A quel punto ti porti a casa delle emozioni incredibili, che sono ancora più forti se condivise con i compagni di avventura.
Questo è esattamente ciò che è avvenuto con Nicola durante l'apertura di questa straordinaria via tracciata lungo una parete che più volte ho definito impossibile. Su quella parete di Brentino ho imparato da uno dei migliori l'arte della chiodatura nello stile più puro. Ho imparato a scacciare le paure dalla mente e a trovare il piacere in quel gioco al limite fatto di levatacce, pareti strapiombanti, vuoto terrificante e voli infiniti.
SULL'ORLO DI UN DUPLICE ABISSO di Lorenzo d'Addario
Partiamo dal fondo. Finale. Il nome: affascinante, tre parole che racchiudono per intero la nostra esistenza. Prendiamo la sfera magica ed andiamo all' inizio di tutto.
Inizio. La storia di un' amicizia, nata proprio su questa via tra Lorenzo e Nicola. Questo nome alimenta proprio l'essenza stessa di questa amicizia che si muove come un equilibrista sul filo di questi abissi. Affascinante e intensa come solo il mondo del Circo, che tanto amo e a cui sono ancestralmente legato, sa essere.
Andiamo in mezzo. Trama. Un tiro incredibile, un passaggio che non trovava una soluzione.
Simbiosi. Un divenire un tutt'uno con la materia, la roccia. Una convinzione, che cresce e si sviluppa la notte prima. Poi, solo gesti, un susseguirsi di movimenti, dove il corpo regna. La testa, è lì, fuori, sospesa nel vuoto, 5 metri nel cielo, seduta su una panchina a guardare quel corpo che si libra solitario verso il movimento successivo....
Il corpo, infine, guarda la testa. Decide che è ora di tornare ad ascoltare ed obbedire. La testa torna in cabina di regia, il corpo si ferma, pianta uno spit, il passaggio è fatto il crux è superato. Per questa volta l'equilibrista circense ce l'ha fatta. Sull'orlo di un duplice abisso.
LA ROTPUNKT, SEMBRA UN SOGNO di Luca Bertacco
Quando Nicola, alla fine del 2021, mi ha proposto di andare a provare questo suo vecchio progetto mi sono entusiasmato subito. Con lui avevo iniziato a fare le mie prime vie multipitch, quindi l’idea di fare cordata insieme per provare una via ancora da liberare, era per me qualcosa di speciale.
Il primo giorno sulla via è stato qualcosa di incredibile. La qualità della roccia e dei tiri era spaziale. Al quarto tiro ho capito che il metodo usato da Nicola era "estremo" in continuità… Mentre me ne stavo appeso come un salame in resting, mi è venuto in mente la chiave per risolvere il passaggio: un incastro di ginocchio. Peccato che era una tecnica che non avevo ancora ben appreso (non avevo ancora la ginocchiera) e quindi, nonostante l’intuizione, per quella volta ci siamo ritirai.
Siamo tornati ad inizio primavera, questa volta con Alex, il "maestro" degli incastri. Ci siamo alternati (io e lui) sui primi tiri, puntando alla rotpunkt. Sono partito bello deciso sul secondo tiro, l'8a, sono arrivato all’ultimo riposo, ormai mancava un solo rinvio da montare, ma ho sbagliato completamente la sequenza. Arrivato all’altezza del rinvio con le mani invertite non sono riuscito a rinviare. Ho continuato: buchetto spallato di sinistro, piede disperato super alto a destra, rovescio ancora più alto per la destra e… niente. Di quel momento ricordo solo l’immagine della corda che, mentre cadevo, faceva come una serpentina sospesa in aria. Poi mi sono ritrovato giù, fermo a pochi metri sopra alla sosta. Lezione imparata: saltare uno spit su una via di Nicola non è come farlo in falesia!
Ho lasciato provare ad Alex il tiro chiave per vedere se la mia intuizione poteva essere buona. Nel giro di pochi tentativi si è trovato fuori dal primo passo chiave. Ancora qualche volo sul secondo crux e poi è arrivato in sosta. Dopo qualche tentativo anch'io sono riuscito ad arrivare per la prima volta in sosta: oltre al passo chiave ho scoperto che nemmeno sul resto del tiro c’era margine per rilassarsi. Sono tornato altre due volte a riprovare i tiri.
Poi è arrivato il 7 aprile, il giorno perfetto. Sono riuscito a salire i primi 5 tiri al primo tentativo. È filato tutto così liscio da far sembrare il tiro chiave un altro tiro. Rimaneva solo l’ultimo tiro, che non avevo mai provato. Un 7a+, che dopo una prima parte tecnica e in leggero obliquo verso sinistra, traversa sotto un tetto per uscire in placca. Raggiunto il tetto, ho buttato fuori la testa e ho alzato lo sguardo: ai miei occhi si palesava una placca spietata senza segni di magnesio. Non avevo nessuna voglia, ma ho lasciato il piccolo riposo che mi ero trovato e sono partito. Ancora oggi non so se la sequenza fatta fosse quella giusta, ma in quel momento è bastata ed è quello che conta!
Gli ultimi metri sono un pò più facili quindi la spittatura diventa anche un filo più lunga, cosa non troppo simpatica quando si è a-vista, completamente esauriti e con i crampi alle braccia! Arrivato in sosta mi sono goduto la pace del momento e ho recuperato Nicola che è arrivato in cima più felice di me! Iniziate le calate sono riuscito a pensare solo allo strudel fatto in casa da Nicola lasciato alla base della parete. Qualcosa di eccezionale, come questa via!
NECESSARIO UN CAMBIO DI MARCIA di Alex Ventajas
Prima di arrivare in Italia la mia esperienza sulle multipitch era limitata ad un paio di vie di 3-4 tiri tra il 6a ed il 7a a Leiva in Spagna, parecchi anni fa. Conoscere Nicola e Luca a Verona è stato l’inizio di due grandi amicizie, ma ha anche significato poter imparare qualcosa di nuovo. Infatti ripensando ai giorni della mia rotpunkt, la sensazione è stata quella di essere passato da zero a cento in pochissimo tempo. Poche settimane prima, a Castel Presina avevo salito con Luca La passione (7b+), uscendo in alto sull’ultimo tiro di Prendimi (8a). Una sorta di prova generale in vista di questo ambizioso progetto.
Sull’orlo di un duplice abisso, però, è stato necessario un cambio di marcia. È stato strano essere improvvisamente quello inesperto, quello che ci metteva di più a fare le soste e che incasinava le corde! Fortunatamente al mio fianco avevo dei compagni di avventura e maestri: Nicola, guida alpina con un bagaglio di centinaia di vie alle spalle e Luca, giovane come me, ma con molta più esperienza su vie lunghe.
Quando mi avevano proposto di unirmi a questo progetto, la motivazione era salita subito all’idea di provare una via così esigente, con il tiro chiave ancora da liberare. Non potrà mai dimenticare il primo giorno in parete e come capii subito l’importanza di una ottima assicurazione dinamica. Luca stava salendo sul secondo tiro (8a). Non lo vedevo più e non rinviava da un po’. Nicola intanto mi spiegava come fare sicura dinamica con il secchiello e all’improvviso mi dice: "ora attento, preparati a far scorrere un bel po’ di corda"… neanche il tempo di dirlo che vedo la sagoma di Luca volare nel cielo! Aveva fatto un volo di almeno venticinque metri! Su questa via ho anche capito che non si trattava solo di avere il livello arrampicatorio alto, ma che per una rotpunkt completa sarebbe servita una grande forza mentale. Paradossalmente, per me i tiri "più semplici" tecnicamente sono stati quelli più sofferti mentalmente, essendo anche quelli meno protetti.
Riuscire a trovare la soluzione per decifrare il crux del tiro chiave, che abbiamo gradato 8b+, mi ha reso molto felice, perché ho sentito di aver messo anche io un piccolo tassello nella riuscita del nostro obiettivo! Il 22 aprile è finalemente arrivato il giorno anche della mia libera. Superato il tiro chiave, ero gasatissimo! Ma bisognava restare concentrati perché non era finita. Come ho detto, il duro della via non è solo l’8b+, ma è l’insieme di ogni singolo tiro, è non mollare, restare concentrati sull’obiettivo fino alla cima! La testa ha rischiato di mollare con tutti quei run out, quei passetti con piedi in spalmo e lo spit lontano, e alla fine le mie braccia avevano i crampi! Ma senza dubbio l’emozione di liberare quel tiro incredibile e il costante sostegno di Nicola mi hanno permesso di realizzare questo piccolo sogno!
RINGRAZIAMENTI
D'Addario: Vaude, Scarpa, Climbing Technology, Panorama Diffusion.
Montanari: CAMP, Ferrino, SCARPA
Tondini: Salewa, Climbing Technology, Wild Climb, Maxim Ropes, Dolomite 1897
Bertacco: Rock experience
Ventajas: SCARPA, Climbing technology, Maxim ropes, Mushroom pads, Rock experience