Scacciadiavoli: la Marmolada, una via, due racconti, un film
Una via. Una parete. Una cordata. Un film. Sono questi i protagonisti di una storia che andava raccontata. Anche perché nasconde altre storie. Scacciadiavoli è la via. La Sud del Piz Serauta in Marmolada è la parete "totem". Mentre la cordata è quella formata da Rolando Larcher e Geremia Vergoni. Ovvero due tra i climber in assoluto più inossidabili, instancabili ed appassionati che il mondo dell'arrampicata sportiva abbia conosciuto. Inutile dire che, come tutte le vie, anche Scacciadiavoli va aldilà dei numeri. Ed è altrettanto inutile ribadire come ogni via ha una storia che si porta appresso altre storie. Per questo vi lasciamo al racconto dei due protagonisti. Non prima però di segnalarvi il trailer del film Rolly per la regia di Pietro Bagnara che sarà proiettato per la prima volta al 67° Film Festival di Trento. Ma anche la prima ripetizione di Scacciadiavoli da parte di un altro arrampicatore dalle poche parole ma dai molti fatti: Alessandro Rudatis. Il suo parere? "Scacciadiavoli è una gran bella via, su roccia super!". A buon intenditor...
Rolando "Rolly" Larcher:
Scacciadiavoli è l'ultima via aperta assieme e Geremia Vergoni in Marmolada, sul Piz Serauta. Geremia è un amico, con cui ho condiviso diverse aperture, la più importante proprio qui in Marmolada: Invisibilis. Siamo accomunati dalla passione per la scalata, l'amore per la montagna, un forte bisogno creativo, sensibilità estetica, rigore etico, tanta determinazione e la fatica non ci spaventa.
Questo progetto ci ha impegnati per alcune stagioni: dall'inizio dell'estate 2014, alla rotpunkt finale del 2016. Solitamente la RP è la conclusione di queste avventure, ma in questo caso lo è stato solo tecnicamente, perché l'ultimo atto avverrà al Trento Film Festival 2019, con la proiezione del film in concorso: “Rolly”.
A questo punto è necessario fare un passo indietro... Alla fine dell'estate 2015 terminammo la via arrivando entusiasti in cima. La salita in libera la rimandammo al 2016, ma anche questa riuscimmo a realizzarla solo a fine stagione. Pertanto la consueta sessione fotografica con Giampaolo Calzà, Trota, saltò al 2017.
Si dovette attendere un altro inverno, buona occasione per pensare e fare dei bilanci. In Marmolada ho aperto 5 vie, ma Scacciadiavoli è probabilmente la via più impegnativa e severa.
Una rara concentrazione di qualità, estetica, etica ed impegno. Una linea logica indipendente, che ha risolto uno degli ultimi spazi liberi. Tanti piccoli particolari difficilmente ripetibili, soprattutto considerando la mia età non proprio da teenager... Proprio per questo, ho avuto il desiderio, il sogno, di realizzare un video che ricordasse questa bella avventura.
Accennai questo mio desiderio a Pietro Bagnara, riscontrando un suo immediato interesse. In breve preparammo una bozza del progetto e su suo consiglio, ampliammo il focus del video: Scacciadiavoli sarebbe diventata l'occasione per raccontare la mia storia con la Marmolada iniziata nel lontano 1985, ricordando avventure e momenti intensi vissuti con grandi amici.
A giugno 2017 si comincia subito con la sessione fotografica. Risaliamo nuovamente i ripidi costoni erbosi e lo scabroso zoccolo d'attacco sopra Malga Ombretta. Con noi c'è Trota, fotografo notevole ma soprattutto amico generoso e disponibile.
Gli animi sono spensierati, ci attende una bella giornata, non abbiamo nessuna pressione e siamo orgogliosi di far conoscere a Trota la nostra creazione. Dopo l'ennesimo inverno, siamo inquieti per le condizioni delle vecchie corde fisse, ma dopo 300m a jumar tutto svanisce e raggiunti i tiri più spettacolari realizzando un ottimo servizio fotografico.
Per le riprese video si cambia squadra, il programma prevede Pietro in parete con noi, un drone telecomandato dalla base e la prima finestra prenotata per inizio agosto. Combinare la disponibilità di 4 persone ad una meteo favorevole, è un'alchimia complessa. Di fatto ad ogni appuntamento mancava un elemento e si procrastinava ad altra data, finché ai primi di settembre una copiosa nevicata ha chiuso ogni speranza.
Sinceramente cominciavo ad essere stufo di andar su e giù dal Piz Serauta e dover tenere in stand by i progetti per un'altra estate! Ma non tutto vien per nuocere e alla fine questa attesa prolungata è stata utilissima: l'amicizia con Pietro si è approfondita e la sceneggiatura migliorata, portando giovamento al risultato finale del video.
Finalmente l'estate scorsa i pianeti si sono allineati, permettendoci di girare tutto il materiale necessario. Pietro durante l'inverno ha proseguito con il montaggio e il risultato finale, mannaggia a lui e le sue sorprese... per vederlo dovrò attendere anch'io la proiezione inedita al Trento Film Festival!
Aggiungo per dovere di cronaca, che fin dal 2016 appena conclusa la ripetizione in libera della via, c'era già pronto un autorevole candidato per la prima ripetizione: Alessandro Rudatis. Pazientemente ha atteso che concludessimo tutte le nostre manovre e lo scorso agosto, appena smontate le corde fisse, è riuscito a centrare l'obiettivo, bravissimo!
Rolando Larcher
Si ringraziano: Montura – La Sportiva – Petzl – Dinamiche Verticali - Totem
Geremia Vergoni
Ho sempre avuto una certa attrazione per la Marmolada, sin dalla prima volta che son stato in val Ombretta, ho provato la sensazione di voler entrare in confidenza con lei e di voler apprendere da questa montagna, sembrava avesse molte cose da dirmi. In effetti, credo che non ci sia miglior certezza della nostra sorte che nelle proprie, istintive percezioni.
Son sicuro però che questa parete abbia ancora molte cose da dire e non solo a me, specialmente nella sua zona più orientale ci sono grandi possibilità di sviluppo. Linee futuristiche, per la loro bellezza e difficoltà, che probabilmente daranno da fare alle nuove generazioni in un futuro prossimo. Scacciadiavoli è questo, una linea futuristica che affronta direttamente una difficile parete, esposta, compatta e mai esplorata prima se non marginalmente dove è più semplice attraversarla.
La storia di questo progetto risale a parecchi anni fa, ancor prima che iniziassi a chiodare Opus Pocus. La mia intenzione in realtà è sempre stata quella di arrampicare su quest’altra parte di parete, più alta ed evidente, e poi l’idea di raggiungere quello scudo di roccia grigio-arancione sopra la prima cengia, che si mostra così come sospeso nel cielo, mi ha sempre fatto sognare. Però al momento di andare a vedere, da sotto, il sentiero è risultato inaccessibile se non attrezzato, quindi il deviare a sinistra per cercare un varco mi ha fatto finire sotto il bel pilastro di Opus Pocus e così, mi sono lasciato convincere facilmente da quest’altra bellissima linea.
Inoltre capivo il maggior impegno che avrebbe richiesto arrampicare lì perciò mi andava anche bene iniziare prima da qualcosa di “meno impegnativo” per riuscire poi ad aprire nel migliore dei modi quando sarebbe stato il momento. Per me è sempre stato questo quello che importa, la pulizia del segno che lascio, mi dicono che sono determinato e rigoroso in alcune cose, e magari sarà proprio così. Quindi dopo Opus Pocus ed Invisibilis il tarlo era ancora lì che non se ne era ancora andato, anzi...
Negli anni, avevo parlato anche a Rolando (Larcher ndr) di questo pilastro ma inizialmente non sembrava suscitare in lui grande interesse, forse erano troppi i suoi progetti. A giugno 2014 infine, dopo averne riparlato, proviamo ad andare a vedere direttamente come stanno le cose.
Tutto è perfetto, è una giornata fantastica ma, non so nemmeno io cosa sia successo di preciso, così tra dubbi su dove partire, incertezze e scelte sbagliate la giornata diventa più propriamente una bella scampagnata, in cui l’unica cosa positiva è l’aver portato su il materiale, rimasto poi lì per essere utilizzato la volta successiva. Corde e altro dentro al bidone, il nostro fidato bidone porta oggetti, tutto lasciato appeso ad uno spit a 2 metri da terra. Uno spit piantato a terra chissà da chi, forse un tentativo abbandonato, proprio dove avevamo pensato di partire...
Questo spit nei giorni successivi continua a ronzarmi per la testa e così, mentre penso a chi avesse avuto voglia di accompagnarmi a causa dell’assenza di Rolando, mi viene in mente una buona alternativa, che risolve definitivamente la ricerca di compagni. Semplicemente decido di partire da solo, in auto-sicura sfruttando così lo spit a terra!
E’ stata una bella emozione salire da solo fin qua per aprire i primi quattro tiri, la concentrazione è notevole, in effetti non ci sono distrazioni e mi ritrovo felicemente a parlare con me stesso sul da farsi, anche forse per abitudine di famiglia, ma sono soddisfatto e la sera scendendo nei prati verso malga Ombretta mi sento felice.
Continueremo poi in due, piacevolmente, dividendoci le fatiche fino in cima non senza costanti dubbi e incertezze sulla reale fattibilità di trovare una linea arrampicabile in mezzo ad una parete repulsiva ed avara di appigli. Proprio per questo la scoperta di una traccia da seguire e di un varco in cui passare, ogni volta è stato un’immensa soddisfazione.
Le giornate passate in montagna, arrampicando, hanno sempre un forte effetto benefico e rigenerante, inoltre è un grande stimolo avere obiettivi e progetti in montagna, forse il maggior stimolo che ho sempre avuto per migliorare ed allenarmi in falesia l’inverno.
Scacciadiavoli è stata una nuova ricetta motivante, capace di farmi vivere e partecipare ancora una volta alla meraviglia e alla perfezione di questa montagna.
Geremia Vergoni