Mugu Peaks in Nepal, nuova via di Anna Torretta, Cecilia Buil e Ixchel Foord

Il report di Anna Torretta che con la spagnola Cecilia Buil e la messicana Ixchel Foord ha aperto il Couloir SW (600m, A1, 6a, M5), una via sull'inviolato Mugu Peaks (5467 metri) nel Karnali district nel nord-ovest del Nepal.
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Ixchel Foord, Cecilia Buil e Anna Torretta al Mugu Peaks (5467 m) in Nepal
archivio Anna Torretta

La storia della valle di Mugu parte da lontano, è una storia sconosciuta al mondo occidentale, di ricchezza e povertà che mi ha affascinato. La nostra spedizione è nata in modo molto casuale, complice è stato il Grit & Rock Award, che a febbraio ha premiato il progetto della spedizione femminile con il primo premio messo in palio, 4.000 €. La pubblicazione dell'Alpine Journal di alcuni mesi prima segnala con una foto il Mugu Peaks, reso accessibile da poco dal governo nepalese e inviolato e noi ce ne innamoriamo da subito.

Arrivare a Mugu però non è così semplice! Iniziamo con un volo interno da Kathmandu a Nepaljung, al confine sudovest con l’India, sul lato opposto del Nepal rispetto a dove dobbiamo andare... Da qui l’aeroporto più vicino a Mugu è Gamgadhi, nei pressi di Rara Lake, ma i voli non sono regolari e per arrivare al villaggio servono almeno altri 5 giorni a piedi. Così solo grazie al contributo della nostra agenzia Arun e a Ian e Ixchel Foord, decidiamo di partire da Nepaljung, direttamente in elicottero per atterrare al villaggio di Mugu e risparmiare quasi una settimana e forse più di tempo. "L’occhio di Mugu" attira subito la nostra attenzione, un arco di roccia dalle dimensioni impressionanti.

La nostra spedizione è stata segnata da giornate bellissime ma da un lento, progressivo e inesorabile arrivo dell’inverno, con giornate sempre più corte e più fredde. La valle di Mugu è attraversata da un vento costante o rafficato, che non cessa mai. Una notte di tempesta ha fatto cambiare i nostri piani di scalata all’"occhio" di Mugu! Così, dopo alcuni tentativi di salita sulla parete centrale, si è scelta la linea più facile, il canale SO, per la salita alla cima principale. Abbiamo effettuato un bivacco intermedio. Le difficoltà incontrate sono A1, 6a e M5. Il Campo Base si trova a 4.200 metri, il campo base avanzato a 5.030m. Alla vetta abbiamo dovuto rinunciare 50 metri prima di raggiungerla, a quota 5.420m, per il forte vento, il freddo intenso e la scarsa qualità della roccia.

Tutti gli abitanti di Mugu erano con noi, e hanno visto in questa scalata una possibilità di apertura della valle al turismo. Sarebbe un grosso cambiamento per questo villaggio. Mugu era centro di scambio tra Tibet e villaggi confinanti, era il polo di attrazione della valle. Anzi Mugu una volta era addirittura considerato Tibet. Poi sono arrivati i cinesi ed è cambiato il tutto. La frontiera è stata chiusa.

Così il villaggio di Mugu, da centro di scambio, è diventato una "residenza" estiva, per gente in parte ricca con attività commerciali in Kathmandu, per giovani in cerca di guadagni, di poveri molto poveri. Nella valle di Mugu viene raccolto, in primavera, il Yarchagumba, una specie di fungo parassita, che immobilizza e imbalsama le larve delle falene. Serve per curare molti tipi di mali, tra cui affezioni cardiache e renali oltre ad essere noto come il "viagra dell’Himalaya". Il Yarchagumba è pagato a peso d’oro dai cinesi ed è la prima fonte di guadagno.

Il sindaco di Mugu ci ha chiesto di parlare di questa valle dimenticata. E io vi ho raccontato la storia. Sicuramente è un posto remoto, solo per chi ama far fatica e camminare su lunghe distanze, per scoprire quello che i libri non raccontano. Sicuramente il Mugu Peaks offre altre possibilità di scalata.

Il rientro a Gamghadi a piedi è stato invece un modo di vedere il vero Nepal, quello non ancora raggiunto dai turisti.

Link: FB Anna TorrettaGrivelGuide Alpine Courmayeur, www.gritandrock.net, FB Grit & Rock




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