La montagna che non c'è di Anna Torretta

Anna Torretta in La montagna che non c'è (Edizioni Piemme) racconta la sua storia e la sua ricerca di alpinista e Guida alpina tra le pareti e le montagne del mondo e della vita.
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La copertina del libro 'La montagna che non c'è' di Anna Torretta, Edizioni Piemme
Edizioni Piemme

“Raccontare una montagna diversa da quella che si vede nei film d'azione o di cui si legge in certi articoli di cronaca nera, che non è eroica, né retorica, né spaventosa. Una montagna che parla, che è amica di chi vi sale. E, magari, costa sudore e fatica, mai “sacrificio” o “sofferenza”: perché se soffrire e sacrificarsi significa patire il freddo, dormire scomodi, mangiare male, avere mal di testa o il corpo indolenzito, allora no, la sofferenza e il sacrificio sono un'altra cosa al giorno d'oggi, qualcosa di molto più serio. Per me sono strumento per essere felice”.

Questo è quello che si proponeva Anna Torretta prima di scrivere “La Montagna che non c'è”. E la premessa ci sembra già un buon motivo per leggerlo questo suo libro uscito di recente per Piemme. Ma non l'unico. Perché Anna Torretta, architetto torinese classe 1971, guida alpina e alpinista molto conosciuta, oltre ad essere una persona interessante e che fa un lavoro interessante, ha fatto anche un percorso davvero particolare. Basti dire che è l'unica donna ad aver scritto il suo nome nei 200 anni di storia della Società delle Guide Alpine di Courmayeur, niente di meno che la società Guide più vecchia del mondo subito dopo quella di Chamonix. Segno questo – per chi conosce il mondo dell'alpinismo e quel suo essere storicamente e statisticamente quasi impermeabile alle donne – di grande, anzi immensa, caparbietà ovviamente unita ad una passione davvero speciale per la montagna, l'alpinismo e la scalata.

Una passione che, a chi ha incrociato Anna Torretta, non può essere sfuggita. Sia che l'abbia vista gareggiare in una delle tante competizioni di ice climbing di cui è stata una delle più forti atlete. Sia che l'abbia semplicemente incrociata in montagna o a Courmayeur, sua città adottiva. Ma la passione non basta a spiegare tutto, a capire fino in fondo il senso della scelta, anzi delle tante scelte, moltissime controcorrente, che Anna Torretta ha fatto. Forse è proprio questo il cuore e insieme il filo conduttore di questo libro: la ricerca di quell'inafferrabile “perché” che molti, non solo in montagna, cercano.

Un “perché” che forse nemmeno ha risposte ma che la – caparbia – autrice continua a cercare accompagnando anche noi in questo suo viaggio tra pareti e montagne di tutto il mondo. Ma anche tra le difficoltà del tutto umane non solo di rapporto con gli altri ma pure con i pregiudizi degli altri. Così è quasi commovente scoprire l'Anna Torretta bambina che s'innamora della montagna. Quella sua prima salita, appena 12enne, sul Gran Paradiso con l'amico Guida alpina e insieme a mamma e papà, è una rivelazione. Come i suoi due incidenti nei sui primi anni di arrampicata. Molti avrebbero desistito. Anna, no. Lei, ragazza e donna silenziosa, quasi timida, batte la sua pista che la porterà in Austria e lì tentare di prendere il brevetto di Guida alpina. Inutile anticipare come finirà quella sua esperienza in Tirolo, se non che poi Anna l'avrà vinta. Come diventerà mamma di Lidie e Petra. Come non smetterà mai di cercare quella montagna che non c'è e quelle avventure che ha sognato da bambina. Perché, appunto, per lei tutto questo ha a che fare con la felicità e con la vita.

di Vinicio Stefanello




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