Markus Pucher: sull’ Aguja Guillaumet in Patagonia ho dovuto dare tutto
Ne abbiamo dato notizia due giorni fa, adesso su Facebook l’alpinista Markus Pucher ha raccontato i dettagli della prima solitaria invernale dell' Aguja Guillaumet in Patagonia.
Solo un piccolo momento di Markus Pucher
L'8 settembre, poco prima delle quattro del pomeriggio, mi trovavo in cima alla Guillaumet. All’inizio di quella giornata non avrei mai pensato che lo stesso giorno mi sarei trovato in cima ad una montagna. Sono stato accompagnato durante quella patagonica giornata invernale fino al Paso Guillaumet da Hans e Juan che volevano filmare, almeno fino al passo, la mia salita. Siamo partiti alle 4 del mattino dal campo Fraile e poco tempo dopo ha cominciato a nevicare.
Inizialmente non era così male, ma poi la nevicata si è intensificata sempre di più e ben presto ci siamo trovati in una vera e propria bufera di neve - ho pensato di dover tornare indietro, ma poi mi sono detto “Dai, saliamo fino al Paso Guillaumet, guardiamo un po’ di qua e di là, poi scendiamo.” Durante la salita abbiamo incontrato anche Ines e Paolo (Ines Papert e Paolo Marazzi ndr), anche loro non molto entusiasti della grande quantità di neve.
Abbiamo impiegato circa 5 ore per raggiungere il Passo, che quasi quasi non abbiamo nemmeno trovato a causa della pessima visibilità. Raggiunto il colle siamo rimasti lì con le mani in tasca, nel vero senso della parola. Dopo qualche minuto eravamo quasi congelati, il vento fischiava forte sopra la sella e abbiamo cercato rifugio dietro alcune pietre.
Nevicava ancora forte e mentalmente ero pronto per tornare indietro. Ma qualcosa mi ha detto di aspettare un po', non so bene per quale motivo. Ma le previsioni del tempo, o meglio Rolo (Rolando Garibotti) aveva pronosticato la fine della nevicata ed un miglioramento del tempo. Così abbiamo atteso. Dopo un'ora circa sopra di noi sono apparse delle schiarite mentre cominciava a nevicare sempre di meno.
Senza pensarci due volte mi sono messo l’imbrago, ho bevuto un po’ della mia acqua ormai fredda, ho buttato giù una barretta energetica e sono partito. Non so esattamente perché l’ho fatto, ma la mia sensazione mi diceva di andare. Hans mi ha filmato mentre partivo. Gli ho detto: “Vado a vedere! Se non va torno presto, altrimenti arriverò un po’ più tardi!" E poi mi sono trovato da solo.
La neve era molto profonda, metro dopo metro ho dovuto lottare per guadagnare quota, davvero è stata una lotta contro la neve, con l’arrampicata tutto ciò aveva poco in comune. La via, solitamente gradata V, era davvero difficile, per non dire difficilissima! Ovviamente potrebbe anche essere che io abbia arrampicato male. Mi sono assicurato in alcuni punti, perché sinceramente mi sono cagato addosso alcune volte. Le fessure e i diedri ricoperti di neve erano tutt'altro che facili, e ho dovuto dare fondo a tutte le mie risorse e capacità per andare avanti. Dopo 5 ore, e sulla parte sommitale sprofondando a volte fino alla pancia nella neve fresca, ho raggiunto la cima del Guillaumet.
Se adesso penso a quel momento, potrei gridare nuovamente di gioia. Perché il tempo è veramente diventato bello e quando sono arrivato in cima, le nuvole si sono aperte e il sole mi ha sorriso. Sono rimasto sul punto più alto della vetta, ho sorriso al sole e mi sono sentito come un vincitore! Come un vincitore contro la tempesta di neve, come il vincitore contro me stesso. E non volevo scendere, ma dovevo... i miei due amici mi stavano aspettando e volevo dirgli quanto era bello quassù. Dopo qualche passo nella neve profonda mi sono girato, ho salutato la vetta e l’ho ringraziata per avermi concesso di stare brevemente lassù. In quel momento mi sentivo come un vincitore, ma sapevo: .... rispetto a LEI, sono solo un piccolo momento!
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