Ettore Campana e l'avventura di Scalo Sogni in Caucaso

Il report del trentenne bresciano Ettore Campana al suo ritorno del viaggio in bici e sugli sci nelle montagne del Caucaso, in Georgia. L'avventura è stato dedicato ai bambini del reparto di Oncoematologia Pediatrica di Brescia.
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Ettore Campana in cima al Mt. Kazbek (5054m) la montagna più alta del Caucaso, Georgia, durante il suo progetto 'Scalo Sogni'
Ettore Campana e l'avventura di Scalo Sogni in Caucaso

Dopo l'avventura di bikepacking e scialpinismo delle Alpi avvenuta nella primavera del 2023 e l'attraversamento in bicicletta del Sudafrica nell'autunno dello stesso anno, il terzo viaggio si è svolto nelle montagne del Caucaso, in Georgia. Come per le precedenti edizioni ho sempre viaggiato da solo, in piena autonomia e senza mai usufruire di mezzi di trasporto o di risalita, utilizzando per gli spostamenti unicamente la bicicletta sulla quale era fissata l'attrezzatura da scialpinismo con un carico che sfiorava i 50kg.

Sono atterrato nella città di Kutaisi per poi dirigermi a nord verso la regione dello Svaneti dove, nonostante le cattive condizione nevose, sono riuscito a salire le prime vette. Ho poi affrontato il superamento di un passo d'alta quota ancora chiuso per neve (Zagari Pass 2620m) e da lì ho proseguito il viaggio dirigendomi verso la regione montuosa del Kazbegi.

Qui ho dovuto fare i conti con l'arrivo del maltempo che ha portato piogge e nevicate. Nonostante le grandi incertezze del meteo e le sue avversità, sono riuscito a sfruttare una finestra di bel tempo e salire la cima più ambita del progetto: il Mt. Kazbek 5054m.

Il viaggio ha regalato sfide differenti e l'avventura non è mancata. Inizierei dicendo che ho trovato condizioni ben diverse da quelle che mi aspettavo: aprile è stato estremamente anomalo con temperature estive in tutta la Georgia che hanno portato allo scioglimento di tanta neve rendendo così approcci ed avvicinamenti difficoltosi.

Nonostante ciò sono riuscito ed esplorare valli autentiche dove ancora è possibile vivere a contatto con la natura e lontano dalla globalizzazione. La regione dello Svaneti è stata senza dubbio la più affascinante; l'ho raggiunta pedalando attraverso strade di campagna poco trafficate dove gli animali vivono ancora liberi: mucche, galline, maiali, cavalli non conoscono recinti ma possono godersi la vita e mangiare quello che vogliono; è stato bello vedere animali felici.

Il traffico era quasi inesistente e le strade diventano improvvisamente in pessimo stato senza preavviso. Nei paesi, dominati da antiche ed affascinanti torri medievali, nessuno parlava inglese e si comunicava a gesti e mimi. Nelle guest house dove ho pernottato, sono sempre stato il solo ospite: non vi erano supermercati o ristoranti e mangiavo unicamente quello che mi preparava la signora di casa, ovvero Khachapuri (focaccia ripiena di formaggio), Badrijani (melanzane ripiene), Khinkali (ravioli tipici), Kharcho (zuppa dai sapori caucasici). La criminalità in quelle zone è inesistente, tant'è vero che la bici non veniva quasi mai legata e le camere delle guesthouse non potevano nemmeno essere chiuse a chiave.

Ho avuto pochi incontri umani in questo viaggio, quello che però è stato inaspettato è stata la convivenza con i cani randagi: fin dal primo giorno ho dovuto fare i conti con cani molti aggressivi che mi rincorrevano furiosi mentre pedalavo. Ho perso la voce urlando per difendermi e spesso ho dovuto reagire scagliando sassi per spaventarli.
Ho avuto anche una spiacevole esperienza nella notte mentre stavo partendo per approcciare una vetta. Camminavo guidato dalla frontale quando improvvisamente ho visto tanti occhi gialli; erano svariati cani che nel vedermi passare sono andati su tutte le furie. Piovigginava, non vedevo bene ed erano in tanti che abbaiavano e mi ringhiavano a due passi. È stato abbastanza spaventoso, ma per fortuna l'adrenalina mi ha permesso di reagire ed affrontarli.

Nonostante questi episodi ho avuto anche incredibil incontri con cani avventurosi e fedeli che mi hanno accompagnato nelle gite: da cani che mi seguivano sulla neve fino a 3000m, ad altri che mi hanno affiancato mentre pedalavo per ore in salita e sotto la pioggia. Alcuni mi hanno anche difeso dall'aggressione di altri; mi hanno fatto sentire meno solo e mi ci sono affezzionato molto.

Le montagne del Caucaso sono selvagge e molte valli sono totalmente incontaminate: non ci sono strade, impianti, sentieri o rifugi ma solo natura. Spesso mi soffermavo ad osservare il panorama e pensavo: "Se qui fossimo in Italia ci avrebbero già costruito un super albergo di alta quota ed un resort sciistico".

La Georgia mi ha permesso di ricordarmi come dovrebbero essere le montagne, ovvero un luogo di solenne pace e non uno strumento forgiato per soddisfare i nostri hobby e svaghi. L'avventura nel Caucaso è stata faticosa e forse in alcuni momenti poco divertente, ma è stata autentica e mi ha permesso di confrontarmi con diverse sfide ambientali, climatiche ed interiori. Ero frustrato di non aver trovato le condizioni che speravo ma alla fine il destino mi ha premiato concedendomi una finestra di bel tempo per la salita, come accennato, del Kazbek 5054m, la montagna che più ambivo di salire.

Le scarse condizioni di innevamento (ad eccezione del Kazbek dove ho trovato tantissima neve fresca caduta tutta in pochi giorni), mi hanno messo nella situazione di dovermi adeguare ed adattare, elemento imprescindibile di ogni avventura.

Le montagne del Caucaso sono aspre, selvagge, severe e offrono sfide importanti non solo a livello tecnico ma anche a livello logistico per raggiungerle. Mi auguro che questi mondi rimangano così come sono: puri ed apparentemente irraggiungibili, perchè in un mondo dove si cerca disperatamente di permettere a "tutti di far tutto" rallegra il cuore sapere che in queste terre ciò non è ancora possibile.

I bambini del reparto sono stati coinvolti nell'avventura in numerose occasioni difatti, ad ogni cima salita, venivano estratte dallo zaino le bandierine colorate con le firme dei loro nomi affinchè, attraverso video e fotografie, potessero sentirsi protagonisti dell'avventura.

Il progetto è stato supportato dalla ABE (Associazione Bambino Emopatico), dalla LILT (Lega Italiana Lotta ai Tumori) e dall'Ospedale di Brescia. Inoltre, il viaggio è stato documentato giornalmente con scritti, fotografie e video sulla pagina Instagram

di Ettore Campana

I NUMERI DEL VIAGGIO:
Durata totale: 30 giorni
Paesi attraversati: Georgia (Russia, durante la salita del Kazbek)
Km totali (bici, trekking e scialpinismo): 1400km con 31.200D+
Passi montani: 5
Cime salite: 15. 3 x 2000m, 9 x 3000m, 2 x 4000m, 1 x 5000m




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