Estcombo al Pizzo Badile per Giacomo Mauri e Simone Porta
Perché tornare su una montagna dopo esserci stati decine di volte? Ovviamente è una domanda senza risposta. Probabilmente ciò che ci guida è la nostra passione, quel fuoco che ci brucia dentro e ci fa svegliare in piena notte per arrampicare... che ci fa sentire vivi. Ma forse non serve nemmeno pensare così tanto ad una risposta, quando la montagna di cui stiamo parlando è il Badile.
Con la fine dell’estate entrambi i versanti di questa montagna si svuotano, le urla delle cordate scompaiono e regna il silenzio, il vuoto: tutto si ferma, come cristallizzato in una fotografia, senza movimenti, senza rumori. La prima neve autunnale si incolla alle pareti e sembra da sola indicare future vie di salita.
Tutto assume un fascino particolare, di avventura, così vicino a tutte le nostre comodità ma allo stesso tempo così lontano. Così lontano dalle mete più gettonate e affollate delle Alpi occidentali o dell' emisfero australe, in altre parole un mondo a sé, così vero ed autentico. Forse questa è la risposta alla nostra domanda.
Con queste motivazioni non rimane che aspettare il momento giusto per andarci. Le condizioni sono particolari questo autunno, molto secche fino a 2800 metri, molto buone più in alto grazie alla neve di settembre e alle temperature miti di ottobre e novembre. Quindi la parete est del Badile sembra quella giusta: gli attacchi delle vie si trovano sul lato occidentale del canale del Cengalo, tra 2700 e 2800 metri di quota.
Su questa parete corre anche la via degli Inglesi sulla quale avevo già vissuto una grande giornata con Marcel Schenk nel 2023, durante la prima salita invernale in giornata. É proprio grazie a lui ed alla sua proposta del 2023 che ho conosciuto questa montagna in inverno. Pochi giorni dopo la nostra salita della via degli Inglesi, Marcel ha firmato insieme a David Hefti la prima salita invernale e in "piolet traction" della via Corti Battaglia.
Sulla parete rimangono quindi due vie: una via aperta nel 1975 dal grande Igor Koller (lo stesso del Weg durch den Fisch, il Pesce, in Marmolada) e la Diretta del Popolo aperta da Tarcisio Fazzini, Ottavio Fazzini e Livio Gianola nel 1987, entrambe mai salite in "piolet traction".
Con l’intento di seguire il più possibile le formazioni di ghiaccio presenti sulla parete, nasce l’idea di salire la prima parte della Diretta del Popolo e poi continuare direttamente sulla via Corti - Battaglia fino alla cresta Est.
Un mattino di fine novembre ricevo un messaggio da Giacomo Mauri, giovane molto promettente dei Ragni di Lecco che conoscevo solo di vista. Gli spiego il mio progetto e lui accetta con grande entusiasmo. Rimane solo da trovare la giusta finestra di bel tempo che arriva per la settimana successiva.
Decidiamo di salire e scendere dal versante sud, quasi completamente privo di neve e di dormire nel gelido locale invernale del Rifugio Gianetti. Ci troviamo quindi in Val Masino al mattino, e dopo aver preparato il nostro materiale, ci avviamo alla volta del Rifugio Gianetti che raggiungiamo agevolmente in poco più di 2 ore di cammino.
Dopo aver lasciato parte del materiale ci dirigiamo verso il colle del Cengalo per dare un'occhiata alla parete e depositare lì parte del materiale da arrampicata. In un tiepido sole raggiungiamo la sella. Dobbiamo ora scendere nel canale del Cengalo: in estate e senza neve si reperiscono facilmente gli ancoraggi per le 3/4 calate in corda doppia, ma ora tutto è coperto. Dopo aver ricostruito un paio di ancoraggi e raggiunto l'attacco vero e proprio, con una facile ma faticosa arrampicata ritorniamo al colle dove lasciamo tutto il materiale e da qui al Rifugio Gianetti che raggiungiamo con le ultime luci.
La serata trascorre lenta ma non troppo fredda e dopo aver cenato ci corichiamo per qualche ora di sonno. Al mattino, dopo una veloce colazione, apriamo la porta del nostro rifugio e scopriamo stupiti che durante la notte ha nevicato e che sta ancora nevicando... Alle 4.45 partiamo comunque alla volta del colle anche solo con l'intento di recuperare il nostro materiale, se il tempo non dovesse migliorare.
Verso sud il cielo è sereno e stellato, sopra di noi anche; ci chiediamo da dove arrivi la neve, eppure continua lievemente a nevicare. Arrivati al colle ci prepariamo per la discesa verso l'attacco e, dopo un breve check meteo (che mostrava qualche precipitazione residua ma solo più a nord), cominciamo a scendere seguendo le nostre tracce ormai quasi completamente coperte dalla neve. Giungiamo alla base del primo tiro con le prime luci del giorno, ha smesso di nevicare e il cielo è sgombro da nuvole.
Dopo aver allestito una sosta, Giacomo parte per il primo tiro, verticale ed impegnativo. Si susseguono altre 4 lunghezze tecniche ed impegnative dove la protezione non è sempre agevole e i passaggi di arrampicata mai banali. Le lame delle nostre picozze si incastrano nella fessura che dà direzione di salita e le punte frontali dei ramponi si appoggiano sui cristalli del granito.
La parete non accenna a perdere verticalità e dopo aver costruito una sosta recupero Giacomo. Da qui intravediamo che tra 20 metri la parete comincia a essere tappezzata di ghiaccio, segno che l'inclinazione diminuirà lá sopra. Riparto e con arrampicata esigente raggiungo terreno più facile coperto da neve e ghiaccio. Guardando in alto vedo la nostra via di uscita, che con altri 200 metri di entusiasmante arrampicata ci porterà sulla cresta est, quasi una ricompensa all'impegno richiesto nella parte bassa, un piacere per il corpo e per la mente, un sogno!
Alle 15.30 siamo sulla cresta, un tiepido sole ci scalda. Da qui in circa 45 minuti raggiungiamo la piramide di vetta sferzati dal vento da nord ma con una luce surreale. Un momento speciale; ci guardiamo dopo aver fatto una foto e consapevoli che tra poco sarà buio, cominciamo a scendere dalla via normale. Con tempismo perfetto raggiungiamo la fine delle difficoltà con le ultime luci. Da qui si tratta solo di camminare… Dopo altre 4 ore siamo davanti alla nostra meritata birra, gentilmente offerta dal Piri, da Simone Pedeferri, al Bar Monica di San Martino, degna conclusione di una grande avventura dietro la porta di casa!
di Simone Porta
Simone Pota ringrazia: Govertical.ch, Ragni di Lecco