Via Corti-Battaglia al Pizzo Badile, David Hefti e Marcel Schenk firmano la prima invernale

Il 14 febbraio 2023 gli alpinisti svizzeri David Hefti e Marcel Schenk hanno effettuato la prima invernale della via Corti-Battaglia sul Pizzo Badile (3308 m). Aperta nel 1953 da Claudio Corti e Felice Battaglia, questa via è stata la prima a superare la parete est. Schenk, che nel 2016 con Hefti ha aperto sulla stessa montagna la spettacolare 'Nordest supercombo', racconta questo 'grande alpinismo nelle nostre montagne di casa'.
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Pizzo Badile 'Corti-Battaglia' prima invernale (David Hefti, Marcel Schenk 14/02/2023)
David Hefti / Marcel Schenk

A metà gennaio Simone Porta e io abbiamo effettuato la quarta invernale della via degli Inglesi sulla parete est del Pizzo Badile. Siamo stati la prima cordata a salire la via in giornata in inverno, e mi sono reso conto che le condizioni erano estremamente buone.

All'inizio di febbraio ho organizzato un "tre giorni" con David Hefti. In passato abbiamo salito insieme alcuni progetti difficili e funzioniamo bene come cordata. Visto che quest'inverno non aveva ancora nevicato come si deve, e lavorare come guida alpina si è rivelato difficile - o addirittura impossibile a seconda della regione - David ha pensato che la mia proposta di provare la Corti-Battaglia fosse un'ottima idea.

La via fu aperta il 17 e 18 agosto 1953 da Claudio Corti e Felice Battaglia. Durante il secondo giorno Battaglia fu colpito da un fulmine e cadde. Corti ha raggiunto la vetta da solo e successivamente ha intitolato la via al suo compagno di cordata deceduto.

Non ci sono molte informazioni sul percorso, tuttavia ci sono delle relazioni contrastanti. Poiché è stata la prima via su questa parete ed è stata salita con il materiale utilizzato nel 1953, abbiamo pensato che i primi salitori avessero seguito la via di meno resistenza, e che saremmo stati in grado di trovare la linea da salire facilmente.

Dopo aver scambiato alcuni messaggi su Whatsapp, lunedì 13 febbraio ci siamo incontrati in Engadina e insieme siamo andati a Bregaglia. Abbiamo quindi portato la nostra attrezzatura verso i piedi della parete, ma questo si è rivelato un po' faticoso: c'era poca neve e abbiamo dovuto portare a lungo in spalla gli sci e tutto il materiale. Ci siamo sentiti sollevati e fiduciosi quando abbiamo raggiunto il comfort della stanza invernale nel tardo pomeriggio. La mattina successiva la sveglia ha suonato alle 3:00 e ci siamo svegliati un po' frastornati. Dopo una bella tazza di caffè, poco dopo le 3:30 siamo partiti verso la base della via. La notte era stellata, non si sentiva nulla tranne il nostro respiro e lo scricchiolio della neve a ogni passo che facevamo. Dopo due ore e mezza abbiamo raggiunto la terminale, ci siamo preparati con ramponi e piccozze e ci siamo legati.

Dopo un'altra ora abbiamo raggiunto l'inizio vero e proprio della nostra via. La notte ha lasciato il posto all'alba e il primo tiro ci ha subito messo alla prova. Ciononostante abbiamo fatto buoni progressi e, alternandoci come capocordata, abbiamo raggiunto il punto in cui la Via Degli Inglesi prosegue dritta mentre la nostra si dirama a sinistra. Fino a questo punto la linea da seguire era stata ovvia. Ora stavamo salendo su terreno nuovo. David ha affrontato il traverso sul quarto tiro. L'ho osservato dalla sosta e ho capito guardando come si muoveva che l'arrampicata non era facile. Salendo da secondo ho capito ancora una volta cosa mi spinge a provare queste vie insieme a David. L'itinerario era quasi verticale, le piccozze avevano dei buoni ganci, ma c'erano solo poche sbavature per i ramponi. Fortunatamente era possibile piazzare delle buone protezioni in una fessura e David aveva trovato da fare una buona sosta.

I tiri successivi ci hanno portati attraverso placche ghiacciate e diedri in direzione della vetta. Un caratteristico chiodo, piantato durante la prima salita e citato in tutte le descrizioni, ci ha dato la certezza di essere sulla via giusta.

Eravamo entusiasti dell'arrampicata e ci siamo goduti la salita piuttosto impegnativa. Nella parte alta della parete ci aspettavano vari tratti difficili, compresi due consecutivi che rientrano tra i migliori che abbia mai salito. Un diedro a forma di mezzaluna ci ha portati alla base di un camino verticale pieno di ghiaccio. Le difficoltà tecniche, che siamo riusciti a proteggere con buone protezioni trad, hanno fatto battere più forte i nostri cuori di alpinisti.

Eravamo in giro da più di 13 ore quando siamo sbucati sulla cresta est alle 16:00, circa 50 metri di dislivello e circa mezz'ora sotto la vetta. Il sole splendeva sui nostri volti, raggianti di gioia, e abbiamo assaporato questo breve momento molto intenso. Avevamo due ore di luce e ci aspettava ancora una discesa impegnativa. Per questo motivo abbiamo deciso di non continuare fino in vetta. Una scelta per nulla facile da prendere, tuttavia, sapevamo quali erano le condizioni e sapevamo benissimo che la discesa ci avrebbe richiesto ancora una volta di rimanere totalmente concentrati.

Dopo una breve pausa abbiamo iniziato la discesa attraverso il Colle Cengalo, fino a raggiungere il luogo dove abbiamo depositato gli sci alla base del Couloir Cengalo. L'atmosfera serale era un sogno e presto si è fatto buio. Abbiamo raggiunto Bondo verso le 19:30, e poco dopo abbiamo festeggiato la nostra salita con una birra al distributore di benzina.

Siamo contentissimi di ciò che le nostre montagne hanno da offrire. Lungo tutta la via ci siamo imbattuti in sei chiodi, la maggior parte dei quali sono stati piazzati dai primi salitori. Per noi è chiaro che le migliori avventure e sfide si trovano proprio davanti alla nostra porta di casa, e che vogliamo sfruttare al massimo l'attuale mancanza di neve. Per fare questo bastano un po' di pazienza e creatività, non un biglietto aereo per l'altro capo del mondo.

di Marcel Schenk




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