Era come andare sulla luna, K2 1954 al Museo Nazionale della Montagna di Torino
In occasione dei 70 anni dalla spedizione italiana al K2, il Museo Nazionale della Montagna di Torino e il Trento Film Festival propongono una mostra che narra l’impresa sotto un punto di vista inedito: l’apporto dell’industria italiana che in pochi mesi riuscì a mettere a punto materiali innovativi, testati dagli alpinisti della spedizione e diventati fondamentali nell’evoluzione dell’alpinismo.
Quando Lino Lacedelli e Achille Compagnoni calpestarono per primi la vetta del K2, il 31 luglio 1954 verso le sei della sera, probabilmente non si resero ben conto di quel che avevano fatto. Loro e i dieci compagni che per due mesi avevano corso su e giù per i pendii di uno degli Ottomila più difficili e pericolosi. Se ne accorsero nei giorni a venire, quando l’entusiasmo dal mondo cominciò a filtrare dall’altoparlante della radio da campo e definitivamente quando misero di nuovo piede a casa, accolti dal delirio della folla.
Nell’Italia di un boom ancora da venire, martoriata da una guerra terminata meno di dieci anni prima, alle prese con una difficile ricostruzione e attraversata da forti tensioni sociali, il K2 rappresentò uno dei primi motivi di orgoglio patriottico di fronte alle potenze del mondo. Era stata una conquista alpinistica, sì, ma non solo. Su una vetta, oltretutto, che avrebbero voluto salire gli americani. Era come andare sulla Luna, disse proprio Lacedelli in un’intervista anni dopo quella straordinaria esperienza.
La mostra – curata da Leonardo Bizzaro, Roberto Mantovani e Vinicio Stefanello – racconta, di una spedizione sviscerata tante volte da libri e trasmissioni televisive, tutto ciò che finora era stato messo poco in evidenza: il prima e il dopo quel 31 luglio, oltre naturalmente all’impresa alpinistica. I tentativi di salita di Jacot-Guillarmod nel 1902 e del Duca degli Abruzzi nel 1909 (questi ultimi testimoniati dai capolavori fotografici di Vittorio Sella), che diedero speranza a chi fino allora aveva giudicato la montagna "impossibile". Le esplorazioni della Spedizione Geografica del 1929, con Ardito Desio, Umberto Balestreri e i loro compagni, il sopralluogo del geologo friulano con Riccardo Cassin nel 1953. E soprattutto l’impegno delle aziende italiane che progettarono e produssero in breve tempo una serie di materiali e attrezzature innovativi, entrando a pieno titolo nel successo dell’impresa e nella storia dell’alpinismo. Le suole di gomma sostituirono definitivamente gli scarponi chiodati; le corde di nylon impressionarono gli alpinisti, abituati a distruggere abiti e pelle con l’attrito della canapa ritorta; le forme per le bombe e i siluri delle due guerre servirono per realizzare le bombole per l’ossigeno, sperimentate fino a quel momento dagli inglesi. Piccole aziende di confezioni si misero all’opera per cucire le termotute di piumino, i sacchi a pelo, i guanti. Per l’alta quota ci si inventò uno speciale stivale in pelo di renna, rivestito internamente con pelliccia di opossum.
Poi il ritorno, accompagnato da un tifo calcistico, dei primi alpinisti atterrati a Linate e degli altri, che qualche settimana più tardi sbarcarono a Genova. Scene che ricordano il ritorno degli azzurri dopo le vittorie ai Mondiali di calcio. Le aziende che avevano contribuito all’organizzazione della spedizione partirono con serrate campagne pubblicitarie che citavano il K2 o almeno ne raffiguravano la sagoma. Innumerevoli furono gli esercizi commerciali che inserirono il nome della montagna nella loro insegna (e che tuttora se ne fregiano). La febbre del K2 contagiò l’Italia. E puntualmente, come succede dopo ogni trionfo calcistico, la divise in fazioni. Le polemiche cominciarono subito, anzi precedettero persino l’ascensione, tutti contro tutti. Anche questo racconta la mostra, ma in sott’ordine. Settant’anni dopo, sopite le polemiche e chiariti definitivamente i fatti, anche quelli più spinosi, è arrivato il momento di inserire la salita del 1954 nella storia vera del Paese.
L’articolato – e in buona parte inedito – percorso espositivo della mostra affianca materiali delle collezioni e degli archivi del Museomontagna e delle ditte produttrici stesse, attrezzature e abbigliamento, fotografie originali della spedizione, giornali, pubblicità e registrazioni radio e televisive dell’epoca, e si chiude con un’installazione artistica del collettivo di D20 ART LAB, che propone una riscrittura del film della spedizione, Italia K2 di Marcello Baldi con le immagini di Mario Fantin, che ebbe strepitoso successo all’uscita nelle sale italiane.
L’esposizione sarà visitabile dal 31 ottobre 2024 al 30 marzo 2025, all’interno del programma di attività previste per il 150° anniversario del museo. Oltre a celebrare le due importanti ricorrenze che riguardano la spedizione e il Museo, dopo il debutto al Trento Film Festival, la seconda tappa della mostra vede la sua sede ideale a Torino, Capitale della Cultura d’Impresa 2024.
Museo Nazionale della Montagna "Duca Degli Abruzzi" - CAI Torino
Piazzale Monte dei Cappuccini 7, 10131 Torino
Martedì - venerdì: 10.30 - 18.00
Sabato e domenica: 10.00 - 18.00
Tel: 011 6604104
www.museomontagna.org