K2 un'impresa italiana 1954-2024, la mostra al Museo Castiglioni di Varese
Il percorso espositivo è frutto di una articolata ricerca durata due anni da parte del curatore, Luigi Pizzimenti, che, con passione, impegno e caparbietà, ha raccolto oggetti originali della spedizione, ha riprodotto, in collaborazione con le aziende che hanno dato il supporto tecnico all’impresa, le attrezzature e gli strumenti utilizzati nel 1954 e ha ricostruito ogni singolo momento che ha preceduto, accompagnato e seguito la conquista della seconda vetta al mondo.
La mostra, che si appresta ad essere la più completa finora realizzata, ripercorrerà l’intera vicenda della vittoriosa scalata che ha legato per sempre il nome dell’Italia al K2 e porterà il visitatore a rivivere le vicende umane ed alpinistiche che hanno consentito la difficile ascesa attraverso reperti originali, documenti, fotografie, filmati, ricostruzioni, un diorama del campo base e un libro/ catalogo che riporta materiale inedito della spedizione proveniente dall’archivio di Ugo Angelino.
La spedizione italiana nel Karakorum, voluta e organizzata dal prof. Ardito Desio, verrà raccontata in tutte le sue fasi a partire dalla preparazione tenutasi, tra gennaio e febbraio del 1954, sul Monte Rosa e sul Plateau Rosa, ai piedi del Piccolo Cervino, dove fu allestita una base sperimentale per il collaudo di attrezzature ed equipaggiamenti, per passare alla partenza e all’arrivo in Pakistan, ai primi campi, alla conquista della vetta, il 31 luglio, alla discesa fino ad arrivare al trionfale rientro in Italia della spedizione. Non mancherà anche un focus sui primi 5 tentativi di varie nazioni che sono falliti compreso quello del 1909, compiuto dalla spedizione italiana guidata da Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, a cui partecipò anche il grande fotografo Vittorio Sella, che aprì la via di salita lungo lo sperone est della montagna, nota ancor oggi come Sperone degli Abruzzi.
Il percorso espositivo alternerà momenti di spettacolarità attraverso fotografie e filmati legati all’impresa ad altri più riflessivi in cui il visitatore potrà soffermarsi ad osservare da vicino appunti, telegrammi, lettere e documenti della spedizione italiana mai esposti prima, che ripercorreranno i momenti più importanti della spedizione. Saranno esposti anche i materiali tecnici quali le celeberrime tende arancioni, gli indumenti progettati appositamente per quelle altitudini come scarponi, tuta, occhiali, la piccozza, le bombole per l’ossigeno gentilmente messe a disposizione da Fondazione Dalmine e le corde in nylon Gottifredi Maffioli che furono fondamentali per attrezzare la via di salita.
Interessante per il visitatore sarà anche poter osservare le attrezzature degli anni Cinquanta quali sci, abbigliamento, ciaspole, corde e ramponi, macchine fotografiche e cineprese e una macchina da scrivere "Olivetti Lettera 22" utilizzata dal Prof. Ardito Desio per scrivere gli ordini di servizio. Inoltre i chiodi da roccia utilizzati dai nostri alpinisti e il piumino che imbottiva i giacconi prodotti appositamente per la scalata del K2 dalla Molina di Cairate e gentilmente prestati dall’avv. Massimo Palazzi, Presidente del Museo della Società Gallaratese per gli Studi Patri.
L’esposizione, oltre a far rivivere l’impresa del ’54, vuole anche essere il ricordo di uomini che hanno fatto la storia dell’alpinismo e del nostro Paese. La conquista del K2, infatti, ebbe in quegli anni una importante valenza sociale e nazionale, diventando il simbolo di un’Italia che si riallineava alle grandi potenze europee dopo la disfatta della Seconda Guerra Mondiale. La nostra nazione sbalordì il mondo intero espugnando una cima che, fino ad allora, aveva respinto numerosi scalatori provenienti da potenze ben più ricche ed organizzate della nostra. L’Italia stava spiccando il suo "volo del calabrone" e l’impresa dei nostri alpinisti contribuì a diffondere nell’animo dei connazionali la consapevolezza che eravamo in grado di raggiungere grandi obiettivi. Il recupero della memoria storica di vicende di un passato non troppo remoto che hanno, ormai, pochi testimoni diretti ma che non sono ancora entrate nei programmi scolastici appare, in quest’epoca storica di grandi sfide a livello globale, quindi più importante che mai per far conoscere alle generazioni più giovani le grandi sfide che da sempre il nostro paese è stato in grado di affrontare e le capacità che ha saputo mettere in campo. Importante in questo senso l’apporto della Fondazione Sella, fondata nel 1980, che conserva e valorizza un vasto archivio documentario e iconografico con l’obiettivo di custodire responsabilmente il patrimonio storico-culturale rendendolo accessibile come bene comune.