Aiguille Rouges di Rochefort: Trento, Farina e Majori scoprono Spirito di adattamento

Il racconto di Denis Trento che insieme ai colleghi della Sezione Militare di Alta Montagna Marco Farina e Marco Majori ha aperto una nuova via alpinistica sulla parete est dell’Aiguille Rouges di Rochefort nel massiccio del Monte Bianco, dopo un primo tentativo insieme a Andrea Peron.
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Denis Trento assicurato da Marco Farina durante la prima salita di Spirito di adattamento, Aiguille Rouges di Rochefort, massiccio del Monte Bianco (Denis Trento, Marco Farina, Marco Majori, Andrea Peron 01/2019)
archivio Denis Trento

In un inverno avaro di neve, uno sciatore non ha molta scelta: adattarsi alla situazione, oppure soccombere alla tristezza. Nel mio caso stavo per cedere alla depressione, ma poi mi sono convinto che dovevo in qualche modo reagire. E fu così che mi trovai a fare avvicinamento assurdi in bici o a piedi solamente per sciare qualche centinaio di metri.

In uno di questi pellegrinaggi, mi è capitato di passare sotto una bella linea di ghiaccio, quasi meccanicamente le ho dato unʼocchiata, ho fatto una foto e ho continuato nella mia ricerca di neve. Quando il vento mi ha definitivamente messo alle strette, mangiandosi la poca nevina che era rimasta nascosta nei canali orientati ad est, non mi restava altra scelta che tirare fuori le picche dal garage.

Lʼidea di andare a mettermi in coda a Cogne era forse peggio che sciare nel cemento. Ho quindi convinto Andrea Peron, col quale da anni collaboro per Karpos, a testare il nuovo completo da ghiaccio su quella linea che avevo visionato per caso. In questa occasione, siamo saliti per due lunghezze nella colata principale, per poi aggirare lungo la goulotte di sinistra, due risalti con ghiaccio troppo fine per i miei arrugginiti gusti di ghiacciatore.

La circonvallazione si è rivelata molto più divertente del previsto, con qualche passaggio per nulla banale. I due tiri di goulottina ci hanno riportato alla volata principale, giusto sotto un bel muretto di 30m di 4o. Salito anche quello, ci siamo trovati sotto un risalto più che verticale, con ghiaccio di dubbia qualità. Avendo io ormai esaurito braccia, chiodi da roccia e pannolini, non ci restava che scendere. Durante la discesa non riuscivo bene a mettere a fuoco se si trattava di una ritirata, o se la via poteva considerarsi conclusa.

Il dubbio amletico mi ha spinto a fare un altro giro, questa volta accompagnato dai miei forti colleghi della Sezione Militare di Alta Montagna: Marco Farina e Marco Majori. Nonostante in quei giorni avessero cantierizzato una via di livello come Jedi Master, le foto che gli ho girato li hanno subito convinti a concedersi un giorno di riposo attivo. Purtroppo per Farina, il tiro chiave si è rivelato un pessimo modo per scaricare e ha richiesto tutta la sua esperienza per saltarne fuori. Majo per non essere da meno, ha sfoderato la sua leggendaria sensibilità sulle croste ghiacciate che io avevo evitato a metà via, aprendo un tiro meno ripido ma altrettanto psicologico.

Quanto a me, mi sono goduto la giornata da cliente, con la gentile concessione di scalare il divertente tirello finale. Questa volta, calandomi dai 3 nuts dell’ultima sosta, la sensazione era quella giusta: quella di aver finito veramente il lavoro. I miei colleghi mi hanno lasciato anche lʼincombenza di dare un nome e relazionare la via.

Ho optato per Spirito di adattamento, che è poi quella risorsa mentale che, oltre a togliere la ruggine dalle picche, ultimamente mi ha spinto a saltare in bici al mattino presto, oppure a camminare migliaia di metri sci a spalle. Ora però se la neve si degnasse di tornare, la finirei anche di abusare di questo talento e sopratutto di improvvisarmi in altri ambiti, per tornare a fare qualche bella curva.

di Denis Trento

Link: FB Denis TrentoScarpaGrivel, Karpos, Salice Occhiali

SCHEDA: Spirito di adattamento, Aiguille Rouges di Rochefort, Monte Bianco




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