Addio a Luca Pandolfi
È deceduto mercoledì 17 marzo durante una discesa sopra Flassin, nella valle del Gran San Bernardo in Valle d’Aosta, Luca Pandolfi. Una valanga di enormi dimensioni, staccatasi ad inizio discesa, non ha lasciato scampo a quello che era uno dei più forti ed amati snowboarder italiani, ma non solo.
Conosciuto da tutti nel piccolo, variegato e a volte anarchico mondo dello snowboard e del freeride, il 47enne era un assoluto punto di riferimento, famoso per il suo travolgente entusiasmo e la traccia che amava lasciare sulle nevi di molti dei pendii più belli ed ambiti in assoluto. Dalle Alpi alle Ande, dal Giappone al Iran, passando per la Patagonia ed l'Himalaya.
Luca ha iniziato con lo snow relativamente tardi - a 18 anni, quando la tavola era ancora un attrezzo piuttosto nuovo - ma la sua innata bravura non è passata inosservata, tanto da aggiudicarsi il titolo di Best Rider e la categoria best Freerider Performance dei Freeride Awards 2014. E, soprattutto, tanto da entrare come unico italiano nel prestigioso team di Jeremy Jones. Un onore non da poco. È proprio con lo statunitense che Luca si è recato in spedizione in Nepal per scendere dei pendii ultra tecnici ed in quota, nell’ambito della spedizione Shangri-La descritta da Luca come “una delle esperienze migliori della mia vita.”
Originariamente dalla provincia di Asti in Piemonte, nel corso della sua carriera Luca aveva girato mezzo mondo, fermandosi per alcuni stagioni a Verbier e a Gressoney prima di trasferirsi a Chamonix dove ha potuto definitivamente unire la sua passione per l’alta montagna con lo snowboard.
Con l’intero massiccio del Monte Bianco davanti alla porta di casa, ad un tratto le possibilità di trovare big lines erano illimitate e spesso ha sognato davvero in grande, centrando diverse prime discese di livello. Elencare la lista sarebbe riduttivo, ma quella che forse colpisce più di tutte è stata la prima discesa in snowboard della Sentinella Rossa sul Monte Bianco, effettuata nel 2013 insieme a Ben Briggs e Tom Grant: un drop di 1400 metri nello spaventoso cuore della Brenva, sciato soltanto una volta in precedenza da Tone Valeruz nel 1978 e descritto da Pandolfi come "uno dei posti più selvaggi che mi sia mai capitato di visitare: più che una gita in snowboard, un viaggio in un’altra dimensione."
Forse era questa fluida e dinamica "altra dimensione” quella che stava sempre alla base della incessante ricerca di Luca. Studiava meticolosamente i pendii per quella neve giusta che gli permetteva di galleggiare dentro il suo mondo e sentirsi vivo.
"Esiste una sensazione migliore che stare da soli a 3600 m guardando dall'alto una parete vergine di 500 metri?" aveva scritto Luca tempo fa in un post su Facebook "Sogni e incubi nella tua testa cercano di attirare la tua attenzione, ma tu sei come in una bolla, le tue percezioni sono amplificate, sei concentrato, sei "qui-ora"! Sotto i tuoi piedi hai una pagina magica bianca su cui lasciare il segno ed esprimerti. Chiudi gli occhi per pochi secondi collegando il tuo essere interiore con il corpo, giri la punta della tavola verso il basso e improvvisamente la gravità diventa l'unica legge che conta. Durante quei preziosi secondi hai la possibilità di realizzarti nell’azione e sentirti vivo come mai prima. Marco Siffredi chiamava questo il Superfeeling."