La via meno battuta di Matteo Della Bordella
Si dice che l'alpinismo, e anche la montagna, siano maestri di vita. Quasi che il salire in vetta abbia già in sé qualcosa di taumaturgico. Ma è proprio così? O meglio, basta essere alpinisti e andar per montagne per essere uomini e donne migliori? Ovvio che no. Non è certo così semplice, anche se in molti sembrano non accorgersene. Ma allora, se non è il valore alpinistico (o il grado di difficoltà superato) che fanno una persona migliore, dove si nasconde il senso di tutta quella fatica e di tutti quei rischi che ogni alpinista si assume? E poi, perché non si riesce a staccarsi da quella che a molti sembra un'assoluta quanto inutile ossessione? A leggere "La via meno battuta" di Matteo Della Bordella la risposta non sembra poi così nascosta. Tanto che questo intenso récit d'ascension che copre tutta l'esperienza, in parete e non, di uno dei più forti giovani alpinisti italiani, è davvero una sorta di "romanzo di formazione". Un libro in cui, raccontando quello che gli è successo in montagna e di conseguenza tutto quello che gli ha insegnato la montagna, l'autore sembra ricercare un senso, non solo dell'alpinismo, ma un po' del viaggio stesso della vita.
Perché, si sa, è proprio quel viaggio fatto di scelte, errori, sconfitte e a volte anche di qualche "vittoria" che mostra non solo chi siamo ma anche chi aspiriamo essere. A patto però che il racconto sia sincero. Che tutto di quell'esperienza dell'ascesa alla montagna, così alta e simbolica, venga alla luce. E' proprio questo che fa Matteo Della Bordella in questo suo primo libro: si mette a nudo. E senza remore, con il piglio dell'ingegnere qual è, racconta i fatti senza tralasciare le parti in cui la sua immagine non è che poi splenda così tanto. Sta qui, in questa sincerità programmatica e a volte anche disarmante, la forza di questo libro. E sta nella ricerca di perfezione e controllo - tutta da ingegnere gestionale che cerca di prevedere tutto ma che poi si caccia quasi regolarmente nei guai – uno degli aspetti più contraddittori e allo stesso tempo più veri delle sue grandi avventure. Come dire, dimostrandolo con i fatti e l'esperienza vissuta, che in montagna - ma non solo - tutto si deve preparare ma nulla, o quasi, si riesce davvero a prevedere. Soprattutto se il viaggio ricerca sempre "La via meno battuta".
Ecco, scegliere una strada diversa, esplorare e mettersi sempre alla prova. Questa è l'altra costante del viaggio di Matteo Della Bordella. Un percorso di un alpinista, e uomo, che ha sempre dimostrato una grande personalità, curiosità e, non da ultima, una grandissima caparbietà. Da quando ha scoperto l'arrampicata e la montagna con l'amatissimo papà e i suoi amici, unico giovanissimo tra gli adulti. A quando cominciò a condurre la cordata da primo. Dalle ripetizioni delle grandi vie sulle Alpi e nelle Dolomiti, sempre con il padre. Fino all'inizio della sua grande avventura sulle pareti e le montagne del mondo. Le spedizioni in Groenlandia, sulle Torri del Trango, in Pakistan. L'epopea della Ovest della Torre Egger. La salita del Fitz Roy per la via Ferrari. E, sempre in Patagonia, le nuove vie sul Cerro Riso Patron e sul Cerro Murallón. Le grandi avventure esplorative by fair means allo Shark's Tooth in Groenlandia e poi nell'Isola di Baffin che l'hanno fatto diventare uno degli alpinisti più interessanti e forti della sua generazione. Ai dolori ed amori della sua vita. Fino ad oggi. Fino alla sua nomina come Presidente dei Ragni di Lecco. Tutto scorre nel libro come una continua e appassionante ricerca. Un grande viaggio, appunto, di un giovane uomo che in montagna ha cercato, e continuerà a cercare, la sua strada.
La via meno battuta
Tutto quello che mi ha insegnato la montagna
Matteo Della Bordella
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Link: IG Matteo della Bordella, karpos-outdoor.com, www.kong.it