I luoghi vivi che ci entrano dentro di Alt(r)o Festival Valmalenco
Spesso l’organizzazione di un evento si trasforma nella rincorsa di effetti spettacolari, di facilitazioni per le folle, trascurando i possibili elementi di arricchimento e crescita, con il rischio concreto di aggiungere acqua ad una minestra già insapore.
Per questo, ci siamo a lungo domandati quali temi portanti potessero dare ad un festival dedicato alla montagna un carattere di originalità, utile a favorire la sperimentazione e coltivare la fucina delle idee.
La migliore risposta è arrivata dagli spazi in cui viviamo, soprattutto da quelli dimenticati e nascosti di fondovalle, da riscoprire attraverso il miglior strumento di conoscenza di cui disponiamo, semplice, gratuito, che s’offre a tutti, indistintamente... il cammino.
Tentare di riconnettersi con i luoghi dove generazioni di malenchi hanno vissuto per secoli non può che passare attraverso il deambulare.
Così abbiamo sovvertito il consueto approccio alla montagna, sempre più orientato dal desiderio di portare la città il più rapidamente possibile in quota, con strade, giostre, funivie, elicotteri, e siamo partiti direttamente dal fondovalle, seguendo la traccia della antica cavallera del Muretto, con alcune varianti.
Un gesto semplice, elementare, ma che ha consentito di attraversare una soglia invisibile, uno spazio tra un mondo e un altro, tra consuetudine distratta e riscoperta, tra frequentazione fugace e immersione negli spazi.
Per aiutare a comprendere e cogliere i mille adattamenti degli ambienti attraversati, abbiamo affidato ad ogni viandante il "kit dell’errante", con mappa, suggerimenti per una buona scoperta e una borraccia in alluminio per dissetarsi alle fonti.
Il piccolo "vademecum" in particolare, oltre a suggerimenti di percorso, contiene alcune chiavi di lettura per incuriosirsi di fronte ai fenomeni, comportamenti, forme e stratagemmi incrociati durante il cammino.
L’avvio al ponte del Gombaro di Sondrio ha visto il divulgatore "naturale" Gianni Manfredini coinvolgere le scolaresche con le sue "100 storie", il miglior modo per promuovere la congiunzione con il paesaggio, abbracciando cultura e natura.
L’incontro voluto o inatteso con le sorprese disseminate sul sentiero ha contribuito a farci stupire di fronte alle stranezze, troppo spesso inosservate, che si sono rivelate un formidabile catalizzatore, come i laboratori per la realizzazione di sculture di pietre sul greto del Mallero guidati da Andrea Mei, gli esercizi di dei funamboli dello Slackline Bologna, i guadi, la tyrolienne sul torrente e l’arrampicata proposti dalle Guide Alpine della Valmalenco.
In breve il cammino si è trasformato in un susseguirsi di piccoli lampi inattesi, davanti ai quali l’attenzione si è risvegliata, nella ricerca di dettagli nascosti, arrampicandosi sulle rocce, ascoltando i momenti musicali sparsi, o semplicemente tentando di decifrare la mappa dei suoni, dei colori e degli odori del bosco…
Mentre i racconti di Franco Michieli, Davide Sapienza e Andrea Mori, attorno al fuoco e durante il trekking verso Chiareggio, hanno mosso il pensiero degli adulti, incontri e stranezze hanno consentito ai bambini di scoprire un universo da decifrare e apprezzare.
Alla termine della due giorni possiamo dire di non aver suggerito nessuna verità, ma stimolato domande, anche dove la natura è "compressa", delimitata, ma non per questo meno vitale, felici di aver vissuto dei momenti di avventura e magia accanto al torrente che, va ricordato, in tempi non troppo lontani era considerato al pari di una discarica.
Bello il contagio delle suggestioni, che ha accomunato frequentatori diversi, sparsi tra Sondrio, Chiareggio e le pareti d’arrampicata dello Scerscen, due chilometri più in alto….
Bello alla fine salutarsi con sguardi appassionati e interrogativi, dopo aver esplorato luoghi vivi che ci entrano dentro.
di Michele Comi, Guida Alpina
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