Val Malenco: arrampicata all'ombra del Bernina
LA ROCCIA
Serpentinite (o più comunemente serpentino) è il nome di una roccia metamorfica, risultato di una profonda e lunga trasformazione di rocce preesistenti (peridotiti). Potremmo definirla “bastarda” perché ha forme sinuose e non è facile da leggersi e per via del suo aspetto camaleontico. Osservata in frattura ha un colore verde cangiante, sovente accostato a nere macchie di magnetite o sottili filamenti di amianto, mentre in superficie colpisce per la sua mutevolezza: dal grigioverde, al grigio perla brillante, per passare al rosso in tutte le sue sfumature, toccando persino il giallo e il nero.
La Valmalenco è il regno del serpentino (come la confinante Val Masino è quello del granito) e in tutte le Alpi vi sono ben poche altre località dove è possibile arrampicare su questa roccia magnifica.
La valle è tutta un mare di affioramenti, un caotico mare di strutture rossastre che emergono dal bosco, che sfilano sui pascoli oltre i duemila metri sino a lambire i ghiacciai del Pizzo Bernina, l’unico 4.000 delle Alpi Centrali con i suoi 4.049 m, che formano canyon, guglie, pilastri e che culminano in alto con i 3678 m del Monte Disgrazia.
Il serpentino è una grande roccia per arrampicare: appigli invisibili e ruvidi compaiono miracolosamente se solo sì ha il coraggio di avanzare sulle pareti apparentemente lisce e con il sole del tramonto colora l’arrampicata con calde e fantastiche tonalità, tanto da rendere le pareti somiglianti alle note ed esotiche pareti australiane dei Mount Arapiles. Enormi pance rossastre striate di nero, lisce e luccicanti per l’azione modellante dei ghiacci, percorse da fessure e lame; placche rugosissime, a gocce d’acqua che, colore a parte, sembrano calcare; intrichi di rugosità e fessurine, sequenze incredibili di appigli e reglette, un terreno di gioco dove la tecnica e l’intelligenza arrampicatoria hanno il sopravvento sull’uso della forza. Le fessure sono un vero paradiso per nut e stopper e chi ama il gioco di salire creando, non troverà terreno migliore e più impegnativo per le proprie meningi.
STORIA
Le pareti dell’alta Valmalenco di Campo Moro e della Val Poschiavina sono una vasta ed interessante area in quota per la pratica dell’arrampicata a tutti i livelli ed in tutte le sue forme.
La quota media che si aggira attorno ai 2000 metri di altitudine e una straordinaria cornice ambientale d’alta montagna con i laghi artificiali di Campo Moro e Gera sono da anni un luogo privilegiato per gli arrampicatori in fuga dalla calura estiva dei fondovalle.
I primi a cimentarsi su questi rossi muri di serpentino, sono, a partire dal 1970, le guide locali Angelo Parolini e Celso Nana, che con Roberto Dioli aprono alcune vie destinate a diventare delle classiche, come il Diedro Flic e Floc al Toro Seduto in Val Poschiavina.
Nei primi anni ‘80 giungono i “Sassisti” che anche qui portarono la loro filosofia del gioco-arrampicata, con Giuseppe Miotti, Guido Merizzi e Lodovico Mottarella. Alcune delle loro salite rimangono un esempio insuperato di estetica e di difficoltà.
L’opera esplorativa prosegue negli anni seguenti fino agli anni ‘90 dove Walter Strada, Paolo Cogliati e C. scoprono e salgono altre linee avventurose sulle strutture più remote della Val Poschiavina, assieme a Michele Comi attivo sulle strutture prossime al Rifugio Bignami e all’Alpe Gembrè.
Lo sviluppo dell’arrampicata sportiva porta in questo periodo, il primo 8a della zona superato da Daniele Pigoni nel 1991 con Are you ready (8a+) sulla Parete dei Garides che poi riuscirà anche nel la prima libera di Modello 740 (8a) al Deposito degli Inerti.
Parallelamente si sviluppa la chiodatura sistematica con ancoraggi fissi delle pareti più interessanti e facilmente raggiungibili come le falesie del Deposito Inerti ad opera di Augusto Rossi e del rifugio Zoia, poi rivelatasi una delle più belle dell’intera Valtellina.
La storia delle falesie dello Zoia ha il suo inizio nell’estate del 1993. protagonisti Massimo “Vigneron” Bruseghini, Gerry Miotti e Gino Notari . Massimo libera prima dell’inverno nel 1993 lo storico strapiombo di Protonica (8a) alla Zoia Alta e nel 1994 Elever (8a+), Ourgan (7c+/8a) e Pumping (7c+/8a), alla Zoia Bassa.
Dopo il 2001, Luca Maspes e C. contemporaneamente alla guida Augusto Rossi, completano l’attrezzatura di numerose vie alte fino a 350 metri, con chiodatura sistematica e rapide discese in doppia.
Nel 2002 Gerry Miotti, Gino Notari, Matteo Maternini e Fabio Sertore ampliano il terreno di gioco sportivo sulle pareti dello Zoia chiodando numerosi nuovi itinerari. Sono di Gino Notari le prime salite di Max’s House (7c+/8a) nel 2001 e di Spaziale (7c+/8a) nel 2002 alla Zoia Alta e alla Zoia Bassa di Hallo Daddy (7c+/8a) nel 2003 e di Creator of Dream (8a) nel 2004, mentre Gerry Miotti libera Kumi Ori (8a) nel 2005.
Nel 2009 cade l’ultimo problema della Zoia Bassa: Alessandro Passoni libera Good Vibration 8b/+ (poi ripetuto da Bernardo Rivadossi nel 2010, Matteo Sera nel 2012 e da Stefano Ghisolfi nel 2013).
Le pareti sono oggetto di visite illustri, tra cui nel 2012 quella del fuoriclasse ceco Adam Ondra che in un pomeriggio ripete a vista Are you ready (8a+) e libera - sempre a vista! - tutte le nuove linee più belle della zona: Non vedo l’ora 8a/b al Muro dei Garides, per poi spostarsi al settore La Terrazza dove sale a vista Scudo spaziale (8a) e Tempest e Go Gerry Go, a cui attribuisce il grado di 8a+.
Di Ondra in Val Malenco vale la pena di vedere questo incredibile tentativo a vista su Good Vibration 8b+, con il muro completamente lavato senza segni di magnesio che lo porta prima ad arrampicare a sinistra della via su una lastra di liscio serpentino e poi a non individuare la lista chiave sul duro movimento finale!
E perché allora non guardare anche questa salita di Potenza Orizzontale “a piedi nudi” ad opera di Nicola Bruseghini …
Nella primavera 2013 Matteo Sera, forte arrampicatore di Sondrio, libera Yena Plinsky alla Zoia Alta proponendo il grado di 8b+ (possibile 8c in attesa di un autorevole ripetitore), uno dei più antichi problemi irrisolti di queste falesia, dove ora rimane da liberare solo Bruse Dixit.
All’inizio dell’estate 2013, è la prima volta della Coppa Italia Lead in Val Malenco presso la struttura del Pradasc e arrivano in Val Malenco i nazionali italiani Stefano Ghisolfi, Silvio Reffo, Federica Mingolla, Claudia Ghisolfi, Andrea Ebner, Marcello Bombardi, ecc, che salgono tutti allo Zoia dopo la competizione. La fa da padrone il torinese Stefano Ghisolfi che in una giornata sale a vista Elever (8a+), impresa riuscita in passato anche a Cristian Brenna e Stefano Alippi, e Ourgan (8a) e in 3 tentativi Good Vibration 8b+ che commenta: “Una grande via su un muro nero, l’8b+ “più verticale” che abbia mai scalato!” (da 8a.nu).
Il prossimo 27 luglio, in occasione del 13° Memorial Bruseghini, manifestazione che vuole ricordare Massimo Bruseghini che tanta parte ha avuto nella storia di queste falesie, saranno in visita alle falesie dello Zoia altri due fuoriclasse: la francese Caroline Ciavaldini ed il britannico James Pearson che sicuramente sapranno arricchire la già nutrita storia di queste rocce.
Da ultimo, sempre nel 2013 si attiva ad opera delle Guide Alpine della Valmalenco, con il contributo dell’Unione dei Comuni lombarda della Valmalenco, la sistemazione delle aree d’arrampicata con sostituzione degli ancoraggi obsoleti e la creazione di nuove vie. La prima fase di lavoro ha interessato le pareti dello Zoia con restyling completo e creazione di 26 nuove lunghezze (Settori “Zoia Nuova” e parete Sud-Est della “Zoia Bassa”), che si vanno ad aggiungere alla chiodatura del Settore “La Terrazza” di Campo Moro del 2011.
Le possibilità offerte da quest’area sono ben lungi dall’essere esaurite: le tante pareti nascoste è più lontane attendono ancora fantasiosi arrampicatori di domani.
I NUOVI SETTORI
SETTORE “NUOVA ZOIA” (2013)
Lista delle vie:
1. Rüsca, 6a+30m
2. Super Rüsca, 6a+, 30m
3. Veteromalenco, 6a+, 30m
4. Malencopiteco, 6c, 20m
5. Barancio, 7a, 30m
6. Bhopal, 6b+, 20m
7. Malencotal, 5b, 20m
8. Panoramica, 6b, 32m
9. Metaignoranza, 6c+, 32m
10. Dottaignoranza, 6b+, 32m
11. Catoblepa, 7a, 32m
12. Supergajardi, 8a, 20m, Rp Fabio Sertore 2013
13. Gajardi, 7c, 20m
14. Dita Di Burro, 6c, 15m
15. Venduta, 6b, 15m
16. Bifida, 6a, 15m
17. Ecomuseo, 6a, 15m
18. Humus, 6a, 15m
PARETE SUD-EST SETTORE “ZOIA BASSA” (2013)
Lista delle vie
1. Trienza, 6b, 20m
2. Campacc, 6a, 20m
3. Perowskite, 5c, 20m
4. Nerofumo, 6c, 20m
5. Arcimboldo, N.L. (7b+?), 20m
6. Ilmenite, 6c, 20m
7. Brenta, 6b+, 20m
CAMPO MORO – SETTORE “LA TERRAZZA” (2011)
Settore scoperto alla fine degli anni ’90 da Massimo “Vigneron” Bruseghini che aveva messo un paio di soste e provato alcune linee con la corda dall’alto e messo le targhette a pennarello con il nome delle vie alla base e così sono rimaste fino al 2011 quando il lavoro di chiodatura è stato ripreso da Luca Maspes, Nicola Bruseghini, Matteo de Zaiacomo e Matteo Coatti e che hanno completato le vie. Esposizone Sud-Ovest, si scala la mattina all’ombra nelle giornate più soleggiate e calde.
Lista delle vie
1.La fessura ?, 6c?, 20m, itinerario parzialmente attrezzato
2.Scican, 7b/+, 20m
3.Scudo spaziale, 8a, 20m, RP a vista Adam Ondra 2011
4.Madnes, 7c, 25m
5.Tempest, 8a+, 3 m, RP a vista Adam Ondra 2011
6.Go Gerry Go, 8a+, 30m, RP a vista Adam Ondra 2011
FALESIA ZOIA, COME ARRIVARE
Da Sondrio indicazioni per Valmalenco e quindi Lanzada, Franscia e Campo Moro (32 Km strada asfaltata). Parking nei pressi del Ristoro Campo Moro, indi in pochi minuti a piedi al rifugio Zoia e alle pareti.
ISTRUZIONI PER L’USO
Si rammenta che le pareti, incluse quelle con protezioni fisse, non sono da considerare strutture sportive gestite e custodite.
L’esposizione agli agenti naturali fa sì che la roccia e la chiodatura possono essere soggette ad un naturale deterioramento e modificazione.
E’ buona norma attivare tutte le azioni di auto-protezione indispensabili per chi pratica attività in montagna e all’aperto.
Eventuale tracciatura di nuove vie, loro localizzazione e difficoltà, devono essere segnalati al sito www.guidelapinevalmalenco.it .
Rispettate l’ambiente ed il silenzio circostanti e non abbandonate rifiuti.
BIBLIOGRAFIA
Strutture di Valtellina - G. Miotti, L. Mottarella, Ed. Zanichelli 1981
Arrampicate libere in alta Valmalenco - G. Comi, Celso Nana, 1983
Disgrazia Bernina - G. Miotti, Ed. Melograno, 1984
Arrampicare in Valtellina - D. Pigoni, Bonazzi, Sondrio 1989
Magia Rossa - A. Reati e M. Peduzzi, Ed. Albatros, Valmadrera, 1991
Valmalenco Sport a 360° - I. Pegorari, Ed Lyasis 2009
Valtellina, Valchiavenna, Engadina – A. Pavan, G. Lisignoli, M. Quintavalla, Ed Versante Sud, 2011
02/07/2013 -
Val Malenco estate 2013: arrampicata, appuntamenti e molto altro
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