Climbing World Cup 2002, 1° tappa, Bolzano
A Bolzano, Chabot e Sarkany vincono la prima prova della Coppa del Mondo 2002 di difficoltà.
Bolzano 28/04/2002 Climbing World Cup 2002: si riparte. E tutto ricomincia da Bolzano, con la prima prova della Coppa del Mondo di difficoltà e prima assoluta della città in una competizione internazionale. Avevamo lasciato il 2001 con il Trofeo mondiale alzato da Alexandre Chabot e Muriel Sarkany: si riprende proprio da lì. Ancora loro, il francese e la belga, vincono (e dominano) quest'esordio stagionale. Continua, insomma, in campo maschile l'onda lunga del nuovo corso (tutto di corsa) dei giovani francesi e la supremazia di Muriel tra le donne. Tutto scontato? Non è proprio così! Cominciamo col dire che è stata una gara bella e intensa e, cosa altrettanto importante, che lo possono testimoniare i tanti spettatori (1000? 1500?) che assiepavano le tribune al Palaonda della Fiera di Bolzano. Proprio un successo! Qualificazioni maschili Tutto comincia con il preludio delle qualificazioni maschili di sabato. 54 gli atleti ai nastri di partenza, tra loro si notano le assenze "eccellenti" di Hirayama, Legrand e Ovtchinnichov: è un segnale? Comunque il primo turno non riserva sorprese, passano in semifinale tutti i migliori. Nella via n. 2 si fanno subito notare, con le uniche due catene, Christian Bindhammer e Alexandre Chabot, seguiti da Tomàs Mrazezek e François Auclair. Mentre, nella via n. 1, parte bene lo spagnolo Ramon Julian Puigblanque, a sorpresa più in alto di tutti. Dietro a lui Gérome Pouvreau e François Petit. Buona la prova complessiva degli italiani: con Cristian Brenna in testa, passano il turno anche Flavio Crespi, Alberto Gnerro, Luca Zardini, Flavio Crespi, Luca Giupponi, Dino Lagni e Stefano Ghidini. Tra gli azzurri resta fuori solo Matthias Schmidl. Semifinali maschili Come deve essere, la via è un crescendo: ad un piccolo filtro a metà della parete strapiombante (giusto per confondere le idee e stancare un po' gli avambracci) si aggiunge, sotto il grande tetto, un bel volume che prepara l'uscita, per niente facile, sulla placca leggermente strapiombante. Sarà questo il punto cruciale per staccare il biglietto per la finale. Poi, sull'appoggiata sezione finale, è indispensabile lavorare d'equilibrio e scioltezza. Una bellissima uscita che vedrà come unici (grandi) interpreti i due giovanotti francesi Pouvreau e Chabot che, con ritmo travolgente, agguantano la catena. Rieccoci: tutto scontato? Non proprio. E' stata intensa anche la lotta alle spalle dei francesi, con i due (sempre più simili) fratelli Bindhammer che conquistano, insieme a Mrazek, un 3° posto provvisorio nel rebus della placca sotto al top. Ed è stata bella (e confortante) anche la prova di uno splendido Flavio Crespi che centra la finale davanti a Millet, e agli appaiati Auclair e Petit. Piccola classifica per nazioni nell'ultimo turno: 5 posti alla Francia (!), 2 alla Germania, 1 alla Rep. Ceca e 1 all'Italia. Degli altri italiani, Brenna - che dopo una prima parte di gara perfetta s'intoppa con il moschettonaggio all'uscita del tetto - è 11°; Lagni 12°; Gnerro 19°; Giupponi 23°; Ghidini 24°; Zardini 28°. Semifinale femminile In gara femminile Muriel Sarkany distacca, di poco, Sandrine Levet nelle ultimissime prese sotto al top. Fermandosi poco sotto, la giovanissima Natalija Gros conferma la sua sicura classe. Dietro a questo terzetto, completano la lista delle finaliste: Katrin Sedlmayer, Martina Cufar, Marietta Uhden, Katja Vidmar e Barbara Bacher. Al 9° posto, e prima delle escluse insieme alla Pouget, la grande (bisogna dirlo) Luisa Iovane, ancora una volta all'altezza della situazione grazie a tecnica ed esperienza. Solo 20a Jenny Lavarda. Negli ultimi tempi la giovane vicentina, che tante soddisfazioni ha dato all'arrampicata sportiva italiana, sembra faccia fatica a "ritrovarsi". Il suo talento non è in discussione: deve solo crederci e, forse, gareggiare senza sentire sulle spalle il peso di fare risultato sempre, comunque e subito. Di mezzi, e di tempo per farlo ne ha sicuramente. Finale maschile Chi va più in alto vince. Arrivando alla fine della corsa, al top, ci si assicura sicuramente il podio. Banale? No, devastante, se lo si fa con la regolarità di Alexandre Chabot. Il francese è una macchina che non lascia scampo: al ritmo di "presa-scrollantina-altrapresa" il suo motore sembra non aver mai tempi morti. Parte per penultimo. Già la via aveva mostrato tutta la sua difficoltà. Solo Marazek era riuscito a superare indenne la dura e bella sezione strapiombante, la traversata sul grande tetto, e la difficile sbandierata sulla colonna verticale. Poi, però, una scivolata di piedi (alla Gatto Silvestro) aveva messo fine alla sua corsa, poco più che a metà via. Bene: quando tocca a Super Chabot tutto fila liscio, trasbordo sulla colonna compreso. Alexandre trova un provvidenziale tallonaggio e un po' si riposa, poi riparte con grinta e ritmo radoppiati e fa la terza catena! Bontà sua concede, per un po' di patos in più, anche un fuori programma: trova la maniera di infilare ripetutamente mano e maglietta nel sacchetto del magnesio. Ma è un inconveniente che sembra non influenzarlo: manca solo che si fermi a rimettersi a posto la maglia E siamo all'ultimo concorrente. Parte Pouvreau, e il campione del mondo ce la mette tutta per regalare al pubblico la superfinale. E' bello vedere come arrampica, rapido e determinato. Lancio da panico per prendere la colonna, riposo intelligente (alla Legrand) e poi via su per la seconda parte. Ma si vede che non ne ha più tanta. E allora che fa? Aumenta il ritmo, naturalmente! Cade sulla placca, ma la sua è stata grande arrampicata da gara. Morale: vince Chabot, Pouvreau è 2°, Mrazek 3°, Auclair 4°, C. Bindhammer 5°, A. Bindhammer 6°, Millet 7°, Petit 8°. Mentre Flavio Crespi è retrocesso dal 6° posto virtuale al 9° perché ha messo un piede (inavvertitamente) su uno spit della parte iniziale, giusta decisione che non cambia di una virgola la sua grande prestazione. Lo rivedremo sicuramente in altre finali! Finale femminili Qui c'è poco da dire, la Sarkany impone la sua dittatura. La belga cerca, sembra senza grandissima fatica, la catena e la trova. Sensibilmente sotto resta Sandrine Levet con un bel 2° posto mentre Natalja Gros si supera, sale sul 3° gradino del podio e l'impressione è che ci ritornerà in futuro. Poi via via (molto più in basso) le altre: Sedlmayer è 4a, Uhden 5a, Vidmar e bacher sono al 6° posto pari merito. E la Cufar, in giornata non splendente, a causa di una irregolarità è 8a. Dunque: Una donna, Muriel Sarkany, sembra sempre più sola al comando aspettando Sansoz?. Rieccoci in pista E' giusto ripetere che a Bolzano si è partiti con il piede giusto, con una bella gara. E ancora di più bisogna fare i complimenti al team dei tracciatori. Non è per niente facile disegnare vie che al tempo stesso facciano il numero giusto di catene, selezione ed arrampicare gli atleti. Perché, come dice uno che se ne intende: "E' facile far cadere glli atleti, il difficile è farli arrampicare!" Chapeau quindi a: Donato Lella, Laporte e Mario Prinhot. E ha proposito di pronostici scontati e strapotere delle nuove forze, siano esse francesi, cechi ecc.: non è tutto scritto. Da che sport è sport quando c'è qualcuno davanti si tenta di prenderlo e questo migliora tutto il movimento. L'ha dimostrato Flavio Crespi a Bolzano. Quindi, in attesa di Lecco e Aprica gli altri appuntamenti mondiali italiani per la difficoltà: forza Italia . anzi, non vorremmo essere fraintesi: forza ragazzi! Classifica maschile
classifica femminile
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