Un ricordo di Giovanni Quirici

L'alpinista svizzero Giovanni Quirici è deceduto il 12 agosto cadendo dalla parete nord del Eiger... il ricordo di un suo amico.
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L'alpinista svizzero Giovanni Quirici
Rainer Eder

Cosa resta? Qual è il limite del ricordo e come si può riempire il vuoto di una perdita? Ce lo siamo chiesti molte volte. Anche questa volta. Il 12 agosto la notizia della scomparsa di Giovanni Quirici ci ha colto di sorpresa. Anzi, e non poteva essere altrimenti, ha colto tutti come un fulmine a ciel sereno. Era su una montagna, l'Eiger, che conosceva bene. Stava salendo una bellissima via, per lui sicuramente non problematica . Eppure... Aveva 33 anni Giovanni. Come ci hanno detto subito in molti era un fortissimo. Un grande l'hanno definito tutti, come alpinista e come uomo. Ci chiedevano di ricordarlo. Di parlare di quel suo fascino magnetico e tranquillo che lo spingeva, lui specializzato in cronobiologia, a scalare le pareti del mondo. Forse, abbiamo pensato, lo studio dei ritmi della natura non è così distante dall'arrampicata, dall'alpinismo.... da quella passione a cui Giovanni aveva dedicato tutto se stesso. Peccato non averlo conosciuto, abbiamo pensato subito dopo. E' per questo che abbiamo aspettato... finché un suo amico, Aaron Rezzonico, ci ha fatto il regalo di raccontarci il suo Gio, e la sua perdita.


PER GIOVANNI

Due alpinisti, partiti presto per salire una delle numerose vie sulla nord dell’Eiger, si ritrovano ad affrontare, verso le 9 di mattina, il settimo tiro di Le Chant du Cygne. Lo scalatore che sta davanti sparisce sopra ad un terrazzino ed il suo compagno che lo sta assicurando dalla sosta ne perde il contatto visivo. Pochi minuti dopo qualcosa non va per il verso giusto; un impatto, uno strattone alla corda ed infine un corpo inerme che rimane sospeso, a diverse centinaia di metri da terra, nel vuoto dello strapiombo. Una ferita alla spalla…del sangue…non sembra che un braccio rotto…ma in pochi minuti l’uomo spira tra le cure impotenti del compagno che nel frattempo lo ha raggiunto per soccorrerlo.

Così è passato nel mondo dei folletti Giovanni Quirici; un alpinista assolutamente al di fuori del normale che nella sua breve esistenza (era nato nel 1978) ha fatto quello che l’uomo comune non farà mai in mille anni di vita. Lionel Terray nel suo libro, definisce gli alpinisti come conquistatori dell'inutile ma, paradossalmente sono proprio le imprese di questi ultimi che ci fanno sognare, rabbrividire, battere il cuore. I suoi filmati, presentati a tutti i più importanti festival dei film di montagna così come le sue numerose conferenze, sempre affollatissime testimoniano quanto l’inutile abbia invece una valenza potentissima.

Giovanni ha fatto cose memorabili che rimarranno nella storia ma che non ritengo siano questi né il luogo né il momento per fare una lista delle sue ascensioni. Il sito della Mammut, che ne era lo sponsor ufficiale, ha preparato un piccolo epitaffio elettronico nel quale ammirare fotografie, filmati ed imprese nei cinque continenti.

Gio, così lo chiamavano tutti, nella sua ricerca della verità, del senso della vita, è andato ben oltre al salire qualche montagna e non si è limitato alla luce dei riflettori. Nelle sue spedizioni viaggiava anche interiormente, maturava esperienze ed idee che lo hanno portato a scrivere un libro (di pubblicazione postuma) intitolato Le Penseur sans pensées nel quale raccoglie il sunto del suo spirito ed è il frutto ultimo della sua prematura saggezza. Concetti per certi versi già sentiti e collaudati ma espressi a modo suo, gioviale, fresco e tante volte quasi ermetico, che spingono il lettore alla riflessione.

I suoi affranti genitori e le sorelle erano ormai abituati alle sue lunghe assenze da casa, su spazi verticali infiniti, in paesi lontani e così, mentre arrampicava sulle montagne di casa sua, tutti erano tranquilli perché lo sentivano vicino ed al sicuro. La morte coglie sempre impreparati e come ammoniscono i Dust Brothers in una loro canzone: This is your life and it’s ending one minute at a time… Questo concetto l’ho applicato alla teoria della relatività di Einstein che ci ha dimostrato che quel minuto non è uguale per tutti ma varia a seconda della velocità alla quale si muove il soggetto. Più veloce questo si muoverà, più a lungo durerà il suo minuto. Giovanni è stato una stella filante, una cometa che nel suo percorso umano ha bruciato ogni tappa raggiungendo il suo Nirvana prima della moltitudine. Il suo corpo è stato consegnato alla terra e riposa serenamente nel suo paese natale, Bidogno, sorvegliato dalle bianche falesie dei Denti della Vecchia, dove il suo viaggio ha avuto inizio.

Buon riposo caro amico, il tuo cerchio è chiuso. Puoi andare in pace.

Aaron Rezzonico





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